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Le mafie investono in Liguria, Piemonte, Basilicata, Lazio e Lombardia

Fonte transcrime

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Il rapporto “Gli investimenti delle mafie” giunge a coronamento di un ambizioso progetto di studio sugli investimenti della criminalità organizzata nell’economia globalizzata, ideato e finanziato dal “Programma Operativo Nazionale Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013”, Programma cofinanziato dall’Unione Europea e gestito dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza, destinato a Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, avente lo scopo di diffondere le migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità in quei territori penalizzati dalla presenza pervasiva della criminalità e così sostenerli in un virtuoso processo di crescita economica e sociale.Vaste aree del Meridione d’Italia, infatti, sono frenate nello sviluppo dalla negativa influenza esercitata dal dispiegarsi di fenomeni delinquenziali organizzati, che condizionano sia i cittadini, sia le imprese, impedendo il conseguimento di una migliore qualità della vita e rallentando la crescita delle attività produttive legali. Il crimine organizzato di matrice mafiosa mette oggi in campo vere e proprie holding finanziarie per riciclare le ingenti ricchezze illecitamente accumulate. Tali strutture, attraverso modalità operative calibrate alle realtà economico-sociali da aggredire, si infiltrano nell’economia legale e, inquinando il “libero mercato”, soffocano il tessuto produttivo sano. E tale abietta strategia non è sperimentata soltanto in quei territori del Sud, ma è anche esportata nelle aree più ricche del Paese e all’estero, approfittando delle opportunità offerte dalla globalizzazione dei mercati. Il Rapporto ha riscontrato una forte presenza mafiosa in alcune zone del Nord-Ovest e del Centro Italia. A livello regionale, Lazio, Liguria, Piemonte, Basilicata e Lombardia fanno infatti registrare una marcata presenza di organizzazioni criminali. A livello provinciale, Roma si colloca in 13a posizione, Imperia in 16a, Genova è 17a, Torino 20a, Latina 25a e Milano 26a. Al di fuori delle regioni a tradizionale presenza mafiosa, vi sono regioni dove vi è un tipo di organizzazione criminale prevalente (es. ‘Ndrangheta in Piemonte, Camorra in Abruzzo), mentre in altre regioni è riscontrabile la contemporanea presenza di più organizzazioni (es. Lazio). 

LE ATTIVITÀ ILLEGALI GENERANO RICAVI PARI IN MEDIA ALL’1,7% DEL PIL (25,7 MILIARDI DI EURO). Sono stati stimati i ricavi delle più importanti attività illegali attribuite alle organizzazioni mafiose: sfruttamento sessuale, traffico illecito di armi da fuoco, droghe, contraffazione, gioco d’azzardo, traffico illecito di rifiuti, traffico illecito di tabacco, usura ed estorsioni. I ricavi illegali ammontano in media all’1,7% del PIL. Nel complesso, le attività illegali analizzate forniscono ricavi che variano tra un minimo di 17,7 e un massimo di 33,7 miliardi di €. In media, i ricavi illegali corrispondono all’1,7% del PIL nazionale (25,7 mld€) e a circa 427€ per abitante nel 2010. Le droghe generano i maggiori ricavi (in media 7,7 mld€) seguiti da estorsioni (4,7 mld€), sfruttamento sessuale (4,6 mld€) e contraffazione (4,5 mld€).

LE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE NON HANNO IL MONOPOLIO DELLE ATTIVITÀ ILLEGALI. I RICAVI DELLE MAFIE SONO UNA FRAZIONE DEI RICAVI ILLEGALI COMPLESSIVI (TRA GLI 8,3 E I 13 MILIARDI DI EURO). Solo una quota delle attività illegali finisce alle organizzazioni mafiose (tra il 32% e il 51%). In linea con i risultati della letteratura scientifica, solo una parte delle attività illegali analizzate è stata considerata controllata dalle organizzazioni mafiose (ad eccezione delle estorsioni, in quanto tipiche delle organizzazioni mafiose). I risultati hanno rivelato che i ricavi annuali delle mafie variano tra un minimo 8,3 e un massimo di 13 mld€, pari al 32% e 51% dei ricavi illegali totali. In media, le estorsioni forniscono il 45% di questo importo, seguite dalle droghe (23%), usura (10%), contraffazione e sfruttamento sessuale (8% ciascuna).

Camorra e ‘Ndrangheta le più attive. A livello nazionale, Camorra e ‘Ndrangheta conseguono quasi il 70% dei ricavi delle organizzazioni mafiose. Cosa Nostra realizza il 18% dei ricavi. A differenza delle altre organizzazioni, che ricavano una parte consistente dei propri ricavi nella regione di origine, i ricavi della ‘Ndrangheta provengono dalla Calabria per il 23%, dal Piemonte per il 21%, dalla Lombardia (16%), EmiliaRomagna (8%), Lazio (7,7%) e Liguria (5,7%). Dopo aver stimato i ricavi, si è proceduto a fare un’analisi del portafoglio degli investimenti attraverso l’analisi dei beni confiscati.

COME È COMPOSTO IL PATRIMONIO DELLE MAFIE? PREVALGONO GLI IMMOBILI. Per questa analisi sono stati usati tutti i dati disponibili riguardanti i beni sequestrati e confiscati che a tutt’oggi costituiscono, seppur con tutte le cautele del caso, la migliore proxy per analizzare gli investimenti delle organizzazioni criminali nell’economia legale.

19987 beni confiscati, più della metà è un bene immobile (52,3%). Tra il 1983 e il 2011 il patrimonio confiscato alle organizzazioni criminali mafiose è pari a 19987 beni (immobili, mobili e aziende). In termini numerici, la quota più rilevante degli investimenti è stata destinata all’acquisto di immobili (52,3% sul totale dei beni confiscati). Seguono i mobili registrati (20,6%), altri beni mobili (18,4%) e aziende e titoli societari (8,7%). L’investimento in immobili sembra essere quello privilegiato ma anche quello più esposto al rischio di essere identificato e confiscato.

Tra i beni immobili su cui le organizzazioni mafiose hanno investito spiccano le abitazioni (42,4%) seguite dai terreni (25,6%). Tra le abitazioni, i maggiori investimenti riguardano appartamenti (33,8%) che prevalgono nettamente su altri tipi di insediamenti abitativi (abitazioni indipendenti e ville). Per quanto riguarda i terreni, si tratta soprattutto di terreni agricoli che si concentrano quasi esclusivamente nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa (Sicilia, Campania e Calabria).

Più investimenti in immobili al Sud, più in aziende nel Centro-Nord. Nelle regioni del Sud (ad eccezione della Puglia), esiste una maggiore propensione all’investimento in immobili. In questo settore, il Piemonte ha una quota di gran lunga inferiore alle altre regioni (meno del 20%) mentre Lombardia e Lazio si attestano attorno al 50%. L’incidenza degli investimenti in aziende tende ad essere superiore in Campania, Lombardia e Lazio (con quote intorno al 10%).

Gli investimenti in imprese si fanno con srl (46,6% dei casi). Tra gli investimenti in imprese, le società a responsabilità limitata sono quelle di gran lunga preferite (46,6%), seguite a distanza dalle imprese individuali (25,8%), dalle società in accomandita semplice (14,5%) e dalle società in nome collettivo (8,8%). Al contrario le società per azioni sono presenti in misura ridotta (2%). La preferenza per la forma delle srl è spiegata soprattutto dalla facilità di costituzione (si richiede un capitale sociale di 10.000 €) e dal vantaggio dettato dalla limitazione delle responsabilità patrimoniali. I settori di attività economica privilegiati sembrano essere quelli a bassa tecnologia. Spiccano, in particolare, il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (29,4%) e delle costruzioni (28,8%). Seguono più distanziati gli alberghi e i ristoranti (10,5%) e le attività immobiliari (8,9%).

Mafie al Nord? Si, ma esistono differenze. Negli ultimi anni ha suscitato molta attenzione il tema della presenza delle mafie in aree non tradizionali. L’espansione degli investimenti criminali c’è stata ma non in modo omogeneo in tutto il Nord. Si osservano concentrazioni nelle regioni del Nord Ovest (Lombardia e Piemonte, in primis), mentre gli investimenti sono molto meno presenti nelle regioni del Nord Est e in quelle del Centro (ad esclusione del Lazio).

RICICLAGGIO, CONTROLLO DEL TERRITORIO, CONSENSO SOCIALE: ECCO PERCHÉ LE MAFIE INVESTONO NELLE AZIENDE. I motivi di investimento sono vari. L’investimento delle organizzazioni mafiose in aziende risponde ad una pluralità di motivi: la massimizzazione del profitto economico, l’esigenza di riciclare o occultare le attività criminali, il controllo del territorio, il consenso sociale e altre ragioni di ordine culturale e personale. Tali motivi influenzano sia la scelta dei territori e dei settori economici, sia delle modalità di gestione economico-finanziaria, sia delle modalità di infiltrazione e controllo. La redditività non è il primo obiettivo. Le mafie investono in quelle aree geografiche e settori economici che meglio rispondono alle esigenze di controllo del territorio e di massimizzazione del consenso sociale, mentre appare meno influente la redditività del settore. Più esposti i settori a bassa tecnologia, alta intensità di manodopera e alto coinvolgimento di risorse pubbliche. Le aziende delle organizzazioni mafiose si concentrano in settori caratterizzati da un basso grado di apertura verso l’estero, basso livello tecnologico, alta intensità di manodopera, imprese medio-piccole, forte deregolamentazione, alta specificità territoriale e alto coinvolgimento di risorse pubbliche e P.A. I settori che meglio rispondono a tali caratteristiche sono quelli tradizionali: costruzioni,estrazioni e cave, alberghi e ristoranti; mentre le attività commerciali, pur essendo consistenti da un punto di vista numerico, non mostrano una concentrazione di investimenti delle mafie superiore rispetto a quelli “legali”. Non tutti i territori sono uguali e nemmeno le organizzazioni mafiose si comportano allo stesso modo. Le aziende confiscate a Cosa Nostra, per la maggior parte in Sicilia, si concentrano nelle costruzioni o in settori complementari; quelle della Camorra mostrano una maggiore diffusione sul territorio e una maggiore variabilità settoriale, con anche estrazioni, cave (cruciali sia per l’edilizia che per lo smaltimento illegale di rifiuti) e particolari attività commerciali (es. di alimentari, abbigliamento, fiori e piante). Gli investimenti della ‘Ndrangheta puntano anche al Nord, con Milano e Lecco prime province dopo Reggio Calabria per numero di aziende confiscate, e alcune attività (come bar e ristoranti) preferite da alcune cosche rispetto all’edilizia o al commercio. Al Nord l’analisi mostra una situazione “fluida”, caratterizzata anche dalla presenza di imprenditori locali non affiliati a una particolare OC o collegati contemporaneamente a più clan; da casi di joint-venture tra OC diverse per il controllo e la gestione di uno stesso settore dell’economia legittima.

Come controllare le aziende? Tramite s.r.l. guidate spesso da prestanome scelti tra parenti. La forma giuridica più diffusa tra le aziende a partecipazione mafiosa è la società a responsabilità limitata, ritenuta il miglior compromesso tra l’agilità di costituzione e gestione e le esigenze di occultamento dell’identità criminale (grazie alla frammentazione del capitale tra più soggetti diversi). A quest’ultimo obiettivo risponde anche l’utilizzo di prestanome, scelti principalmente nella stretta cerchia famigliare e parentale, e l’utilizzo di complesse strutture di controllo societario, caratterizzate da partecipazioni incrociate e schemi “a scatole cinesi”. D’altra parte dall’analisi è evidente anche la volontà delle mafie di mantenere un controllo diretto ed “intra moenia” sulle aziende: così si spiega lo scarso impiego di consulenti e manager esterni ma il coinvolgimento diretto di famigliari o addirittura degli stessi capi della cosca, soprattutto tra i gruppi ‘ndranghetisti.

LE MAFIE ALL’ESTERO? In Europa Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra sono presenti principalmente in Germania, Spagna e Paesi Bassi. L’organizzazione criminale pugliese risulta avere maggiori attività in Albania, Grecia e nei Balcani in generale. Fuori dall’Europa, Cosa Nostra risulta attiva soprattutto in Canada, Colombia e Venezuela; la ‘Ndrangheta è presente in Australia e Canada e, al pari della mafia siciliana, risulta attiva anche in Sud America, soprattutto in Colombia. La Camorra è collegata con la Cina per lo scambio di merci contraffatte e con Colombia e Venezuela per il traffico di stupefacenti, al pari delle altre organizzazioni criminali. La criminalità pugliese è presente in Cina e Turchia per il traffico di migranti e in Colombia per quello di stupefacenti. Per quanto riguarda gli investimenti delle mafie all’estero, questi riprendono in grandi linee i paradigmi degli investimenti delle medesime in Italia: settore immobiliare, settore turistico-alberghiero, imprese in settori tradizionali tra cui quello agricolo. Si aggiungono anche il commercio e l’import-export. Dall’analisi di alcuni casi studio è emerso che le modalità di gestione delle imprese confiscate all’estero mostrano le medesime caratteristiche di quelle italiane. Tra queste: bassa profittabilità; patrimonio principalmente impiegato in attività correnti e capitale circolante; quasi totale assenza di indebitamento finanziario; utilizzo di parenti come intestatari.

indice presenza mafiosa per Provincia

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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