Basta sfogliare un quotidiano. L’indice Dow jones e’ salito di 25 punti. Nel 2050 si prevede che l’età media degli abitanti del Pianeta sarà di 38 anni, contro i 29 del 1990. Le probabilità di fare 6 al Superenalotto sono 1 su 622.614.630. Siamo circondati da statistiche, che spesso orientano le nostre decisioni perché crediamo che siano sempre affidabili. Alle volte però sono ingannevoli.
Alcuni numeri sono falsi perché troppo precisi. Se leggiamo che 8.523.012 persone parlano ungherese come lingua madre, questa cifra e’ sicuramente falsa, perché non c’è modo di calcolare un valore del genere in maniera così puntuale. Il guaio, però, e’ che se leggiamo cifre così dettagliate tendiamo a pensare che debbano essere vere. E di questo sono consapevoli i persuasori e perfino gli scrittori dell’Antico testamento: quando scrivono che Adamo visse fino a 930 anni e Matusalemme fino a 969, essi intendono dire che morirono molto vecchi. Eppure l’estrema precisione ha convinto molti lettori che le cifre scaturissero da affidabili calcoli cronologici.
Un’altra fonte di distorsione e’ data dalla base di confronto: a seconda di quella adottata, si possono comunicare informazioni che hanno effetti diversi su chi ascolta. Se un commerciante acquista merce per 100 euro e la rivende a 200, un cliente potrebbe concludere indignato che il commerciante ha applicato un rincaro del 100%. Questi potrebbe però ribattere che, in realtà, il suo guadagno e’ solo del 50%. Entrambi hanno ragione: 100 euro sono infatti il 100% di 100 euro, ma il 50% di 200 euro.
L’inganno della media. Se in un condominio di dieci famiglie una possiede dieci automobili e le altre nessuna, non possiamo affermare che, in media, ogni famiglia ha un auto. O se diciamo che nel Sultanato del Brunei il reddito medio si aggira intorno ai 54mila euro l’anno, mentre in Italia e’ di 46mila euro, ciò non significa che il reddito medio degli italiani sia inferiore a quello dei cittadini del Sultanato: i redditi astronomici del sultano distorcono il valore della media. In questo caso, meglio usare la mediana, cioè il valore che si pone al centro nella distribuzione di valori considerata.
La scelta del campione. Le indagini sono generalmente condotte su campioni e non sulla popolazione nel complesso. E’ importante selezionarne uno rappresentativo, attraverso il rispetto di determinati criteri. Scegliere un campione inaffidabile distorce i dati. Se diciamo, ad esempio, che 3.900 studenti di un liceo sono stati bocciati contro solo 2.800 studentesse, potremmo pensare che le ragazze sono più intelligenti dei ragazzi. In realtà, bisogna vedere quanti sono i ragazzi e le ragazze in totale.
Chiedersi chi le commissiona. Ma come si può rimediare all’uso distorto delle statistiche? Lo spiega Alfonso Piscitelli, ricercatore in Statistica sociale presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Napoli Federico II: “La prima regola e’ quella di chiedersi chi le produce. Un azienda può essere interessata a diffondere statistiche favorevoli alla propria attività o un ente governativo a pubblicizzare quegli indicatori che evidenziano una performance negativa.
I trucchetti con i numeri. Che dire poi di come sono presentati i dati? “Quando le università cominciarono ad accogliere le donne come studentesse, un’istituto americano lanciò la notizia che il 33,3% delle studentesse iscritte aveva sposato un docente”, aggiunge il ricercatore, “traducendo la notizia in nemeri assoluti, si scoprì che le donne iscritte erano solo tre, di cui una aveva sposato un professore! Parlare però del 33,3% fa pensare a un fenomeno consistente. Un trucchetto, ma molto efficace”
Quindi si deve decidere a seconda del caso, sulla base di conoscenze acquisite. Perché altrimenti si finisce con l’essere sospettosi come il fumettista Scott Adams, il quale disse una volta: “63 statistiche su 100 sono inventate. Compresa questa”.
(Fonte Airone)