La siccità che sta colpendo l’Italia è ormai una storia che si ripete in diversi Paesi africani. Un dramma che sta mettendo in ginocchio da più di due anni paesi come lo Zimbabwe, Malawi, Zambia, Sudafrica, Etiopia e Mozambico. Una situazione che va aggravandosi ora per ora, nel quasi totale silenzio dei media italiani.
Quella in Sud Sudan, Corno d’Africa e nel Bacino del Lago Ciad quasi prosciugato, è la peggiore siccità da più di un secolo. Sono 30 milioni le persone sull’orlo della fame, con urgente bisogno di assistenza umanitaria immediata. Quasi tre milioni di somali sono già a un passo dalla carestia. In queste zone il prezzo dell’acqua è cresciuto di 15 volte rispetto al periodo precedente alla siccità e anche il prezzo dei beni alimentari ha subito lo stesso incremento. Dopo la Siria è la situazione più grave registrata a livello mondiale.
Corsi d’acqua asciutti, malnutrizione ed epidemie sono le conseguenze dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo che rendono ancor più precaria la situazione in questa parte dell’Africa. Secondo numerose ricerche, queste siccità sarebbero state provocate dall’enorme quantità di inquinanti rilasciati nell’emisfero boreale dall’utilizzo dei combustibili fossili. Le polveri emesse dalle industrie del carbone negli USA e in Europa durante gli anni ’60, ’70 e ’80, hanno comportato il raffreddamento dell’intero emisfero nord, spostando le piogge tropicali verso sud. Non è un caso quindi che quando in Usa ed Europa sia stata approvata la legge contro l’inquinamento atmosferico, in Africa la siccità si sia attenuata.
La siccità causa rifugiati ambientali, povertà. Ingenti flussi migratori sono dovuti, oltre che alle lotte politiche endemiche, alle siccità che colpiscono a più riprese diversi Paesi africani. La desertificazione progressiva e la conseguente perdita di fonti di sostentamento per le popolazioni rurali, causano spostamenti forzati di persone alla ricerca di nuove forme di sussistenza, ma generano anche conflitti per l’accaparramento delle risorse idriche e naturali, come succede in vaste zone dell’Africa e in Medio Oriente. Nel 2016, i rifugiati e i richiedenti asilo sono aumentati di oltre 3 milioni rispetto al 2015.
La prossima stagione delle piogge è prevista per ottobre quindi fino ad allora bisognerà aiutare le persone a sopravvivere. Per rispondere a questa emergenza, le organizzazioni non governative di Agire hanno deciso di lanciare un appello congiunto di raccolta fondi per sostenere gli interventi in corso nella regione, prevalentemente in Sud Sudan, Corno d’Africa e nel Bacino del Lago Ciad.
Morire di fame nel terzo millennio è una vergogna per l’umanità intera.