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Ladri per mangiare

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I dati ISTAT ci dicono che sono quasi 10 milioni  i cittadini e le cittadine che vivono una condizione di povertà relativa e più di 3 milioni quelli in povertà assoluta. Parliamo di quasi un italiano su cinque costretto a vivere in una condizione in cui la dignità umana viene calpestata. Si è costretti a rubare per mangiare, per fame. Questa è diventata l’Italia.

Dall’inizio dell’anno sono moltiplicate le notizie di furti di generi alimentari e vestiario. Furti per povertà. In Italia si ruba soprattutto per indigenza. Allora via con scatolette di tonno, pane, formaggio, olio, latte, carne, pasta e tutto ciò che è commestibile e che può scongiurare la fame, poiché è proprio di fame che si tratta. O maglioni , sciarpe perché di freddo si può anche morire. Casi di miseria e povertà, casi in cui la dignità dell’essere umano lascia il posto al bisogno ed alla necessità di sopravvivenza. Ladri di miseria. Miseria ladra. L’ultimo di questi casi è avvenuto a Milano all’inizio di giugno, dove un pensionato ottantenne è uscito dal supermercato con un sacchetto della spesa eludendo il passaggio alle casse. Lo sfortunato anziano, però, è stato immediatamente raggiunto e bloccato dal direttore del supermercato, il quale ha subito chiamato le forze dell’ordine. All’interno del sacchetto gli agenti vi hanno trovato unicamente generi alimentari e di fronte all’affermazione del pover’uomo, “Avevo bisogno di mangiare e non avevo i soldi per comprare del cibo”, il direttore, impietosito ha umanamente e comprensibilmente deciso di non procedere alla denuncia. O come a Casoria, hinterland partenopeo quando lo scorso 25 marzo un uomo con pistola in pugno ha rubato quattro pizze, due margherite, una capricciosa e una quattro formaggi. Bottino: 19 euro. È accaduto ad un professionista all’uscita da una pizzeria gli si è avvicinato il ladro, volto scoperto e pistola ha intimato di dargli le pizze. “Stasera mangeranno i miei figli”, ha detto, poi dandosi alla fuga. Sempre Sud, Calabria, ha rubato cinque maglioni per i fratelli che sentivano freddo. Una ragazza di 18 anni di Catanzaro è stata sorpresa mentre compiva un furto in un negozio di abbigliamento cinese. La ragazza ha raccontato ai carabinieri che la sua famiglia ha gravi problemi economici e non avevano soldi per i maglioni. Il pm di turno, Carlo Villani, ha deciso di non farla arrestare limitando il procedimento a una denuncia per furto. Dalla Calabria al nord del paese. Gallarate, nel milanese. Altra regione, altra triste vicenda di miseria. Location un supermercato dove una madre straniera, disoccupata e senza soldi, ha tentato di rubare alcuni generi alimentari per un valore di 60 euro. La donna, dopo il colpo, è corsa all’esterno per non farsi prendere, ma uno dei vigilantes è riuscito a strapparle di mano la borsetta con la refurtiva. I carabinieri sono arrivati sul posto per arrestarla. Il Pm ha detto no: non si porta in cella una madre che ruba per fame. E si ruba anche per soli quattro euro. Angela, è una donna 51enne disoccupata, l’azienda per cui lavorava ha dovuto tagliare il personale, ed Angela si è trovata senza soldi e lavoro. Angela per sfamare i suoi 2 bambini non ha resistito, una volta entrata all’interno del supermercato, ha fatto il giro dei reparti, poi giunta a quello dei “freschi” s’è ritrovata di fronte ad una forma di formaggio. Non ha resistito e l’ha presa. Ma Angela è stata notata. La donna è uscita dal market, nel frattempo sono stati avvertiti i carabinieri, che notandola l’hanno fermata, recuperando anche il formaggio dal valore di € 4,78 centesimi, poi restituito al titolare del market. Portata alla Stazione dei carabinieri di Montemiletto in provincia di Avellino, Angela confessa le sue colpe: “É la prima volta, credetemi, non sono un ladra ma sono senza lavoro e senza soldi, non abbiamo nemmeno un pezzo di pane da mettere sotto ai denti, oggi mi trovo qui a rubare un pezzo di formaggio per mangiare, mi vergogno molto”. Si resta muti di fronte a fatti del genere. Che sono raccontati in un stillicidio di notizie. Qualche settimana fa era accaduto a Piove di Sacco (Padova), dove un uomo di 77 anni era stato sorpreso a rubare non un brillante o un tartufo, ma una bistecca. E lo stesso a Nereto, nel Teramano: qui una coppia di anziani (lui 75 anni, lei 71) avevano tentato di mettere sotto il cappotto un pacco di pasta, un pezzo di formaggio e qualche confezione di carne. Si è infilata nel giubbotto tre pezzi di pollo e uno spicchio di parmigiano. Valore sette euro e cinquanta. La cassiera del supermercato l’ ha vista e ha chiamato la polizia. Agli agenti, ha subito detto: “Ho una pensione di 350 euro ma non mi è arrivato ancora l’ accredito. È la prima volta che mi capita. Vi pago subito, appena mi danno i soldi”. Storia di ordinaria povertà raccontata da “Il Piccolo” di Trieste. La signora in questione ha 65 anni, incensurata, ridotta così per fame: “Avevo bisogno di quel cibo”. Un furto di sette euro e cinquanta, la vergogna: “Ve li restituisco quando prendo la pensione”. Il finale? Il titolare non ha accettato l’offerta e ha invitato gli agenti a procedere per furto aggravato (aveva tolto il cellophane dal formaggio). L’ultimo caso arriva da Roma. Filippo, 34 anni. E’ precario, solo, con un figlio da sfamare e disoccupato si è ritrovato al supermercato a rubare un cartone di latte, un tozzo di pane e una vaschetta di prosciutto dunque, circa dieci euro di spesa. Non aveva i soldi per pagare, ma suo bambino era a casa affamato e lo aspettava con qualcosa da mangiare. Beccato in flagrante dai gestori , mentre cercava di nascondere all’interno dei propri vestiti il cibo. I gestori del supermercato hanno sporto denuncia, l’uomo è stato prima arrestato e poi processato per direttissima. Filippo avendo patteggiato, il giudice ha deciso che dovrà scontare una pena pari a 6 mesi di carcere. Filippo come gli altri sono le tante vittime della povertà italiana.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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