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La shock terapy Mondiale


Shock economy è un saggio della giornalista canadese Naomi Klein, pubblicato nel 2007. Un saggio attualissimo e che ci fa capire molte cose. La tesi principale sostenuta dall’autrice è che le applicazioni delle teorie liberiste di Milton Friedman, che prevedono privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e liberalizzazioni dei salari, sia stata effettuata sempre senza il consenso popolare, approfittando di uno shock causato da un evento contingente, provocato ad hoc per questo scopo, oppure generato da incapacità politiche o da cause esterne. Inoltre l’effetto dell’applicazione di queste teorie è stato la crescita della disoccupazione e il generale impoverimento della popolazione. Analogie con la crisi che il Mondo sta vivendo? Direi di si.


“Shock e sgomento” / “Shock and Awe” sono azioni che generano paure, pericoli e distruzione incomprensibili per la popolazione, per elementi/settori specifici della società che pone la minaccia, o per i leader. La natura, sotto forma di tornado, uragani, terremoti, inondazioni, incendi incontrollati, carestie ed epidemie, può generare “Shock and Awe”.

Per più di trent’anni, Milton Friedman, grande guru del movimento per il capitalismo sfrenato, nonché l’uomo cui dobbiamo la bibbia dell’economia globale contemporanea basata su un’estrema mobilità, e i suoi potenti seguaci avevano perfezionato proprio questa strategia: attendere il verificarsi di una grande crisi o di un grande shock, quindi sfruttare le risorse dello Stato per ottenere un guadagno personale mentre gli abitanti sono ancora disorientati, e poi agire rapidamente per rendere “permanenti” le riforme.

In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco “dottrina dello shock”. Osservava che “soltanto una crisi – reale o percepita – produce vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalle idee che circolano. Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile”. Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato. E quando la crisi colpisce  è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla crisi torni a rifugiarsi nella “tirannia dello status quo”. Friedman stimava che “una nuova amministrazione dispone di un periodo di sei-nove mesi in cui realizzare i principali cambiamenti; se non coglie l’opportunità di agire incisivamente in quel periodo, non avrà un’altra occasione del genere”. Variazione sul tema del consiglio di Machiavelli per cui i danni andavano inflitti tutti assieme, questa si sarebbe dimostrata una delle eredità strategiche di Friedman più durature.

Friedman imparò a sfruttare uno shock o una crisi su larga scala verso la metà degli anni Settanta, quando fece da consigliere al dittatore cileno, il generale Augusto Pinochet. Non solo i cileni erano in stato di shock dopo il violento colpo di Stato di Pinochet, ma il Paese era anche traumatizzato da una grave iperinflazione. Friedman consigliò a Pinochet di imporre una trasformazione fulminea dell’economia: tagli fiscali, libero scambio, privatizzazione dei servizi, tagli alla spesa sociale e deregulation. Alla fine, anche i cileni videro le loro scuole pubbliche rimpiazzate da istituti privati sovvenzionati mediante buoni spesa. Era la più estrema trasformazione in senso capitalistico mai tentata sino ad allora, e divenne famosa come la “Rivoluzione della Scuola di Chicago”, dato che molti degli economisti di Pinochet avevano studiato con Friedman presso quella università. Friedman predisse che la velocità, la subitaneità e la portata dei mutamenti economici avrebbero provocato reazioni psicologiche nell’opinione pubblica tali da “facilitare l’adattamento”. Coniò un’espressione per indicare questa tattica dolorosa: “trattamento shock” economico. Negli anni che seguirono, ogni volta che i governi hanno imposto radicali programmi di libero mercato, il trattamento shock, o “shockterapia”, è stato il metodo favorito. Da trentacinque anni, ciò che anima la controrivoluzione di Friedman è stata l’attrazione per un tipo di potere, libertà e senso di possibilità che è disponibile solo in tempi di mutamento cataclismatico – quando le persone, con le loro abitudini ostinate e le loro domande insistenti, vengono spazzate via – momenti in cui la democrazia sembra concretamente impossibile. Chi crede nella dottrina dello shock è convinto che solo una grande discontinuità – un’inondazione, una guerra, un attacco terroristico – possa generare quelle tele vaste e bianche tanto intensamente desiderate. In questi momenti malleabili, in cui siamo psicologicamente e fisicamente sradicati, gli artisti del reale tuffano le mani e iniziano il loro lavoro di ricreazione del mondo.

Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri. L’autrice denuncia un capitalismo di conquista che sfrutta cinicamente i disastri.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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