Fino alla metà del secolo scorso non era ancora possibile parlare di scienza neurobiologica, ossia di una scienza che si occupasse dei molteplici aspetti del sistema nervoso. Agli inizi degli anni ’50 la disciplina biologica oggi nota come neuroscienza era quasi inesistente. Un notevole progresso è avvenuto negli ultimi decenni quando aree di ricerca sul sistema nervoso, che in passato erano indipendenti l’una dall’altra, si sono fuse e hanno dato origine alla disciplina oggi nota come neuroscienza. Questo ha sollecitato gli studiosi del settore a sconfinare dal proprio campo e a interessarsi non soltanto dei risultati propri, ma anche a quelli delle aree limitrofe. Il confluire nel campo delle neuroscienze di un numero crescente di ricercatori ha dato motivo di speranza e di fiducia sugli sviluppi di questa disciplina che ha rappresentato la porta d’ingresso e la condicio sine qua non per la conoscenza della struttura e funzione del prodotto finale: il sistema nervoso.
A quanti oggi ritengono che si debba arrestare l’avanzata del progresso scientifico si deve far presente che la conoscenza è il più alto privilegio degli appartenenti alla specie umana. Tuttavia, l’attività scientifica, in quanto attività umana, è soggetta alla legge etica: la scienza non è un assoluto alla quale tutto deve essere sottomesso, compresa la dignità dell’uomo. Se non è pensabile, né accettabile arrestare il progresso della ricerca scientifica, è tuttavia obbligatorio un controllo sull’uso e sulle modalità di applicazione delle scoperte scientifiche e tecnologiche: controllare ma non proibire.
Gli scienziati non detengono, ovviamente il monopolio della saggezza. La soluzione dei problemi che affliggono l’intero genere umano, fino a porne in pericolo la sopravvivenza, spetta in pari misura a filosofi, uomini di religione, educatori e appartenenti ad altre discipline. Il legame tra scienza e morale deve essere consolidato, soprattutto se gli scopi della scienza sono perseguiti nella difesa della vita dell’individuo, come prescritto nel Giuramento di Ippocrate.
Rita Levi-Montalcini
Elogio dell’imperfezione. “Elogio dell’imperfezione” è un’autobiografia, un bilancio dell’operato di Rita Levi-Montalcini, dove ampio spazio viene dato alla scoperta dell’NGF e alle ricerche che hanno portato la scienziata a ricevere il Premio Nobel per la Medicina. “L’imperfezione”, dice la Montalcini, “ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso e quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell’uomo. Ritengo che l’imperfezione sia più consona alla natura umana che non la perfezione.”