Quello della prostituzione minorile è un tema che spesso resta tra le righe del tema più generale della prostituzione e spesso non vengono sottolineate le caratteristiche forse più importanti di un fenomeno che è in forte evoluzione.
Una prima tipologia che sta fortemente crescendo, purtroppo, è quella delle minorenni italiane. Il fenomeno è poco diffuso ma è in forte crescita soprattutto in due direzioni: la prima è l’adescamento e lo sfruttamento tramite internet anche di ragazze molto giovani, fra i 12 e i 14 anni, abbiamo avuto la segnalazione di almeno un centinaio di casi sul territorio nazionale; la seconda riguarda le situazioni di adolescenti implicate nel giro della prostituzione per consumi, connesse anche a forme di consumi compulsivi, che indica una patologia crescente nei giovani, con particolare riguardo ai grandi centri urbani ma anche alle province.
La crescita dei siti pedopornografici nell’anno 2009, si parla di 1000 siti commerciali nuovi e di 500 non commerciali, il 71 per cento dei quali negli Stati Uniti, pone il problema di un controllo e di un contrasto di un nuovo spazio di tratta di esseri umani e soprattutto di minori. Questo aspetto è certamente importante, perché sono soprattutto i ragazzi di minore età, fra i 12 e i 14 anni, che vengono adescati attraverso il circuito internet.
Un secondo volto è quello delle minorenni straniere, si tratta in gran parte di ragazze adolescenti, arruolate, trasferite e controllate in Italia da organizzazioni criminali ma anche da singoli e da famiglie. I Paesi da cui provengono i minori stranieri oggi prostituiti, sono soprattutto la Nigeria, la Cina, la Tailandia, la Moldavia, la Romania, la Bulgaria, l’Albania, l’Ucraina, il Brasile e l’Ecuador, ma nell’ultimo decennio provenivano, almeno dai nostri dati, da 30 Paesi del mondo. È in forte crescita la prostituzione proveniente dall’America latina, ed è caratteristica la prostituzione all’interno del circuito cinese. Dai dati acquisiti attraverso il monitoraggio presso i villaggi attrezzati di insediamenti informali presenti in particolare sul territorio di Roma, si evince una presenza significativa del fenomeno della prostituzione minorile anche all’interno delle comunità rom. Essa si riscontra maggiormente all’interno dei villaggi attrezzati, ambiti nei quali si è assistito alla istituzionalizzazione di luoghi di segregazione e di discriminazione, quali essi sono, e dove di conseguenza il tessuto familiare risulta maggiormente lacerato, la struttura sociale particolarmente fragile e dove, in mancanza di luoghi educativi e formativi adeguati, la marginalità e l’esclusione sociale favoriscono la devianza presso i bambini e i giovani. Sempre all’interno dei villaggi attrezzati, non quindi quelli informali, sono diversi i fattori che mettono a rischio la sana crescita dei minori ed alto il rischio di prostituzione minorile: l’elevato numero di residenti, la presenza di etnie differenti, la lontananza fisica dai luoghi di aggregazione sociale, la carenza di percorsi scolastici e formativi funzionali. Negli insediamenti informali, dove malgrado la precarietà alloggiativa la struttura familiare risulta ancora forte, la prostituzione minorile costituisce un fenomeno assolutamente marginale e quasi irrilevante.
Un terzo volto riguarda la prostituzione minorile maschile. Anche questa è in forte crescita e si connette strettamente con la crescita del fenomeno dei minori e dei minori non accompagnati; alcuni casi di prostituzione maschile straniera sono stati rilevati nei contesti urbani provinciali da Cremona a Napoli, a Palermo, Torino, Milano e Genova. Si tratta soprattutto di rumeni, rom rumeni e macedoni, tunisini in particolare.
Qual è il profilo del minorenne dedito alla prostituzione? Per quanto riguarda il minorenne italiano, è interessante una testimonianza raccolta a Roma in un lavoro di strada condotto per diversi anni nella stazione Termini. A differenza dei minori stranieri, si legge in questa relazione, quelli che non avevano grossi problemi di sopravvivenza quotidiana erano i minori dediti alla prostituzione, anche perché riuscivano quasi sempre a rimediare dei posti dove dormire, a volte presso gli stessi clienti, con tutti i rischi connessi che possiamo immaginare. I minori che si prostituivano erano quasi sempre italiani, anche se recentemente hanno cominciato ad affacciarsi sul mercato i minori slavi. La domanda è costante, c’è un gruppo stabile di adulti che frequentano sistematicamente le zone della stazione Termini, ma anche varie zone dei locali pubblici e di traffico di persone. È un fenomeno che non si riesce a circoscrivere facilmente anche perché, mentre nel caso della prostituzione femminile il fenomeno è più visibile, con i maschi occorre andare in profondità. La prostituzione minorile sta proliferando anche nelle piazzuole autostradali, soprattutto dal venerdì alla domenica, quando i camion sono fermi e quindi questi luoghi sono diventati abituali della prostituzione maschile, oltre che di quella femminile. Stanno sempre di più crescendo come luoghi di prostituzione minorile gli appartamenti rispetto alla strada; i locali sono a maggior rischio di identificazione; soprattutto nel caso delle nigeriane e delle moldave, risultano ancora diversi casi sulle strade. Lo spostamento al chiuso, la casa privata della prostituzione, chiede il rafforzamento di strumenti di intercettazione e di telefonia, a protezione delle vittime, soprattutto il numero verde contro la tratta, fenomeno che invece è stato indebolito fortemente.
Un ultimo dato riguarda la prostituzione dei minori emigranti italiani all’estero. Sono segnalati solo alcuni casi, in maggioranza di prostituzione femminile e adulta, in Germania, Francia e Inghilterra. Non abbiamo dati di monitoraggio complessivo e completo del fenomeno sul territorio, abbiamo però alcune cifre desunte da alcuni incroci e alcuni report nello studio che pubblichiamo nel dossier « Immigrazione e Caritas Migrantes ». Secondo i dati che abbiamo rielaborato nel dossier immigrazione, dati Istat e Ministero dell’interno, dal 2000 a oggi, mediamente, 300 minori sono stati vittime del reato di prostituzione minorile, articolo 600-bis c.p., il che costituisce un numero assai alto, data la difficoltà nella persecuzione di tale reato e nella identificazione della reale età della prostituta di strada. Sono stati inoltre registrati mediamente 500 denunciati per pornografia minorile, in base all’articolo 600-ter c.p., un fenomeno comunque riconducibile allo sfruttamento economico della sessualità minorile. Altri dati a disposizione si riferiscono alla prostituzione di strada e sono tratti da diverse ricerche campionarie regionali e nazionali. Sulla base di tali indagini non appare inverosimile il dato secondo cui circa il 10 per cento delle prostitute di strada e non è minorenne, con un’incidenza di circa 2000-4000 persone irretite nella prostituzione, di età minorile compresa per lo più tra i 15 e i 17 anni, ma non senza casi, come dicevamo, di 13-14 anni.
La difficoltà di una precisa misurazione del dato quantitativo, deriva da due fattori: la forte mobilità della prostituzione minorile e il fatto che l’Italia è uno dei maggiori Paesi di transito nel contesto europeo. Le regioni del nord e del centro sono più colpite da questo fenomeno. Dal punto di vista del cliente è interessante rilevare che gli studi a disposizione e alcune indagini che abbiamo condotto a Rovigo e in altre città d’Italia, evidenziano la presenza di una quota pari al 4-5 per cento di minorenni anche tra i clienti della prostituzione minorile. In alcuni casi potrebbe quindi configurarsi una sorta di rapporto tra pari. Anche in questo caso sarebbe necessario studiare le motivazioni che spingono un minorenne a rivolgersi al mercato della prostituzione, secondo un approccio che in questo caso vede nel cliente una componente di disagio e di vittimologia.
Abbiamo identificato soprattutto cinque cause della prostituzione minorile, che ci sembrano le più importanti. La prima è strettamente connessa con il fenomeno della violenza sessuale: più aumenta la violenza sessuale, più aumenta la prostituzione e in generale il fenomeno della prostituzione minorile, un fenomeno che non è più solo femminile, ma che è diventato in modo non irrilevante anche maschile. La violenza sessuale sui maschi, secondo alcuni dati, sarebbe cresciuta negli ultimi quattro anni del 125 per cento. La seconda causa è l’assenza di un accompagnamento familiare nell’ambito dei flussi di irregolari di minori non accompagnati. Il fenomeno necessiterebbe di un immediato monitoraggio. Esempio a proposito è rappresentato dai 400 minori arrivati nei recenti sbarchi a Lampedusa. Una terza causa è legata alla crescita della pornografia e del turismo sessuale; sempre di più anche all’estero il turismo sessuale è un elemento fortemente connesso alla crescita della prostituzione e del ritorno di quest’ultima all’interno dei Paesi da cui si proviene come turista sessuale. Una quarta causa è rappresentata dalle famiglie multiproblematiche, all’interno di famiglie che non sono assistite, dove sono presenti problemi diversi che vanno dall’alcolismo del padre a un disagio mentale della madre, o alla tossicodipendenza di un figlio, di un fratello. In questo caso è più facile l’emergere dello sfruttamento della prostituzione minorile. Un’ultima causa è il consumismo che sta generando una classe di adolescenti che utilizzano il corpo per una disponibilità di denaro e di sicurezza dei consumi pagnati.
Negli ultimi anni, annualmente, arrivano in Italia, come sappiamo, 8.000 minori non accompagnati, spesso vittime di abuso all’inizio, durante e al termine del loro viaggio nel luogo di residenza. Il monitoraggio del viaggio, dei diversi abusi e delle diverse forme di sfruttamento, è certamente un aspetto importante da considerare all’interno del percorso di recupero. Spesso il minore non accompagnato accolto in una struttura, non viene indotto anche a rielaborare il suo percorso di viaggio, durante il quale, se proviene dai Paesi asiatici, subisce dalle tre alle sei violenze. Anche i progetti per i minori non accompagnati, gestiti in accordo tra il mondo del volontariato e dell’associazionismo e l’ANCI negli ultimi anni in 200 città italiane, hanno costituito un importante strumento di prevenzione della prostituzione minorile. Nei due anni 2007 e 2008, secondo il terzo rapporto ANCI sui minori non accompagnati, quasi 200 minori sono stati inseriti in un percorso ex articolo 18, il 61 per cento dei quali perché vittime di sfruttamento sessuale. L’83 per cento della presenza di minori vittime di tratta è segnalato prevalentemente dai Comuni metropolitani dell’Emilia-Romagna, dove è localizzato il 43,6 per cento del totale nazionale, e nel Piemonte, dove c’è il 26,6 per cento del totale dei casi nazionali. Di questi minori la maggior parte sono femmine, il 61,1 per cento di età compresa fra i 16 e i 17 anni, il 70,2 per cento provenienti prevalentemente dalla Nigeria, dal Marocco e dalla Croazia. È importante intercettare da subito eventuali vittime di tratta, anche nei momenti di emergenza umanitaria come l’attuale.
Lasciare nell’illegalità i minori non accompagnati, significa creare contesti a rischio di sfruttamento e di prostituzione anche per i minori. Un ultimo aspetto fondamentale sul piano del recupero, dei percorsi e dei progetti è l’importante opera di informazione e di tutela da condurre attraverso i progetti di cooperazione internazionale, che hanno come riferimento soprattutto alcuni Paesi di turismo sessuale da cui proviene la maggior parte delle ragazze minorenni prostituite nel nostro Paese. Sono soprattutto la Thailandia, la Cambogia, l’India, il Nepal, lo Sri Lanka, le Filippine e il Kenya, dove spesso le prime vittime sono minorenni e dove le minori prostituite, due su tre, sono malate di AIDS. Un’importante opera di recupero viene svolta dall’ONG dei Camilliani Italiani in Thailandia, dove vengono seguite quasi un migliaio di bambine prostituite, sieropositivi e malati di AIDS. Le recenti campagne di informazioni in Ucraina, Romania e Nigeria sono risultate significative per prevenire il fenomeno della tratta anche dei minori, e il programma di rientro delle vittime di tratta nei Paesi di origine, che ha interessato il nostro Paese, ha riguardato 431 rientri negli anni 2001-2009, di cui cinquantanove sono stati minori.
*Giancarlo Perego – Direttore generale di Migrantes