L’elevato valore della fiscalità sulla birra in Italia penalizza fortemente i 35 milioni di consumatori italiani, che quando acquistano una birra al supermercato versano al Fisco, tra accise e IVA, il 46% del suo prezzo di vendita. Una situazione insostenibile per il settore birrario nazionale, oltre 500 produttori, che contribuisce in maniera significativa alla creazione di ricchezza e occupazione per il Paese. Un settore che porta oggi complessivamente alle casse dello Stato italiano oltre 4 miliardi di euro all’anno (tra accise, IVA, tasse, contributi sociali, ecc.) e dà lavoro complessivamente a 136.000 persone, fra occupazione diretta, indiretta e indotto allargato.
Secondo una ricerca Doxa per AssoBirra soltanto il 27% degli italiani (3 su 10) sa che vengono applicate alle bevande alcoliche, mentre quasi nessuno sa di pagarle quando beve una birra (5%). Ben 9 italiani su 10, quando bevono una birra, non sanno di pagare le accise!
Sommando il valore delle accise a quello dell’IVA, l’Italia risulta uno dei Paesi europei con la più alta pressione fiscale sulla birra, in linea con Danimarca (IVA al 25%, accise a 36 euro per ettolitro) e Olanda (IVA al 21%, accise a 38 euro) e davanti a grandi Paesi produttori di birra come Germania, Polonia, Spagna, Belgio, Repubblica Ceca, Austria.
Dal 1 Gennaio 2015, data del nuovo aumento, le accise sulla birra in un anno sono aumentata del 30%. In questo modo per i produttori italiani è veramente difficile, se non impossibile, essere concorrenziali con il mercato estero: basti pensare che in Germania le accise sono 4 volte inferiori alle nostre e in Spagna 3 volte inferiori. Se la pressione fiscale in Italia si allineasse con questi valori il settore sarebbe in grado di creare 20 posti di lavoro al giorno, per un totale di 7000 in un anno. In questo contesto AssoBirra ha puntando su una soluzione provocatoria e al tempo stesso irriverente, la FiscAle,“la prima birra che… paghi due volte”. La birra della rivolta fiscale:
“FiscAle è un prodotto vero, che esiste e che può essere gustato”, spiega Alberto Frausin, presidente di Assobirra. “E’ la prima birra prodotta dalla nostra Associazione. E’ una “limited edition” e avrà un gusto ‘piacevolmente amarognolo’, perfetto per abbinamenti con piatti strutturati e difficili da digerire… come le accise! Inoltre abbiamo pensato ad un gadget speciale da affiancare a questa birra, un vero e proprio oggetto simbolo della campagna: una bottiglia tagliata a metà, che servirà a ricordare a tutti che metà della birra che comprano la beve il consumatore, mentre l’altra metà va al fisco… Insomma, abbiamo scelto un modo divertente per farlo, anche se stiamo parlando di una cosa assolutamente seria!”.
Con “Salva la Tua Birra” sono state raccolte, in poco più di 1 anno, oltre 115mila firme, un segnale concreto rivolto al Governo e al Parlamento affinché riduca le accise: “I produttori di birra si trovano oggi a confrontarsi con un mercato interno ‘piatto’, mentre le esportazioni e le aperture di microbirrifici, dopo anni, per la prima volta frenano”. Oggi, prosegue Frausin, “vogliamo far capire che, nonostante l’ultimo aumento, noi e i 35 milioni di italiani che amano la birra non vogliamo fermarci e ci batteremo per tutelare un prodotto che rappresenta un esempio di Made in Italy di successo e far ridurre questa tassa ingiusta e iniqua che danneggia tutta la filiera. La nuova campagna nasce al grido di #rivogliolamiabirra. E FiscAle vuole essere il simbolo di questa nostra battaglia”.
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