La malagiustizia uccide l’economia italiana

Le devastanti conseguenze della malagiustizia sull’economia

Quanto costano i ritardi della giustizia in Italia? Quanto incide l’inefficienza giudiziaria sull’economia reale del Bel Paese? A queste domande ha provato a rispondere una ricerca del Centro Studi Impresa Lavoro.

In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, rimangono in attesa di giudizio oltre 2 milioni e 758 mila processi: un record assoluto per tutti i Paesi dell’Europa allargata, in grado di mettere in secondo piano il milione e mezzo di cause pendenti in Francia e le 750 mila scarse della Germania. Il dato assoluto è riferito ai soli processi di primo grado, ed è fortunatamente in calo rispetto agli anni precedenti. Sta di fatto che a fine anno rimangono pendenti, in termini relativi, 45 processi ogni mille abitanti in Italia contro i 24 della Francia, i 18 della Spagna e i soli 9 della Germania.

Le conseguenze della lentezza della giustizia sull’economia italiana sono devastanti. L’inefficienza giudiziaria agisce come un freno allo sviluppo della nostra economia. Basti pensare che, se riducessimo le cause pendenti alla media europea, gli investimenti esteri ammonterebbero di una cifra tra i 10,8 e i 14,1 miliardi annui. 

Ridurre di un quarto i tempi dei tribunali“, spiega il report, ” potrebbe incrementare il ritmo di nascita di nuove iniziative imprenditoriali di circa 143.000 unità all’anno: una volta e mezza il tasso attuale. Lo shock positivo sarebbe ancora più evidente nel caso i tempi si dimezzassero, portandosi alla media europea: la stima in questo caso varia tra le 192.000 e le 240.000 nuove imprese all’anno in più rispetto ai ritmi correnti”. Se si potesse raddoppiare la velocità dei tribunali, potremmo attenderci anche una crescita della dimensione delle nostre imprese, per circa l’8,5% in media, come stimato da Banca d’Italia.

I 532 giorni medi necessari per le sentenze di primo grado sono sostanzialmente il doppio rispetto alla media europea e hanno pochi eguali se si pensa che con la sola eccezione di alcuni Paesi dell’Est e di Malta tutti gli ordinamenti se la cavano con durate (ampiamente) inferiori all’anno. Inoltre da noi servono quasi tre anni, in media, per gli appelli e altri tre e mezzo per i giudizi in cassazione. Un’eternità. Una vergogna assoluta.

Spiega il presidente del Centro Studi Impresa Lavoro Massimo Blasoni: “Il mercato obbliga a competere. Non c’è impresa privata senza il coraggio di rischiare. Non è così nella pubblica amministrazione, giustizia compresa, i cui operatori vengono stipendiati a fine mese indipendentemente dai risultati ottenuti. Per chi vuole fare impresa, il fattore tempo è invece un elemento decisivo. I mesi, molto spesso gli anni, trascorsi nell’attesa del rilascio delle necessarie autorizzazioni nonché i sistematici ritardi nella definizione dei contenziosi giudiziari costituiscono costi rilevantissimi, che vanno quantificati in posti di lavoro persi e minore ricchezza. La malagiustizia è un danno per tutti: spaventa gli investitori, deprime gli sforzi degli imprenditori onesti e condanna il Paese al declino economico”.

Condividi:

Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”