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La lezione di Muhammad Yunus “Il banchiere dei poveri”



Muhammad Yunus, “Il banchiere dei poveri”, nei giorni scorsi ha tenuto un lezione alla Camera dei Deputati. Questo l’intervento introduttivo della Presidente della Camera, Laura Boldrini.

L’opinione pubblica mondiale conobbe Muhammad Yunus nel 2006, quando fu insignito del Premio Nobel per la Pace per le sue attività pioneristiche nella lotta alla povertà. Prima di allora, le sue idee, ritenute dapprima poco ortodosse e destinate all’insuccesso, ma che si dimostrarono invece capaci di cambiare radicalmente la vita di milioni di persone, erano note per lo più agli addetti ai lavori. L’idea semplice e rivoluzionaria della Grameen Bank fondata da Yunus, che attraverso il microcredito ha concesso prestiti di piccola entità sulla fiducia, consentendo a milioni di persone di uscire dalla povertà. In Bangladesh dal 1983 ne hanno beneficiato 8milioni e mezzo di persone, il 97% delle quali donne. Oggi la Banca dei poveri ha filiali in tutto il mondo: 6 solo a New York, con più di 20 mila clienti, e poi in Canada, Francia, Norvegia e Olanda.

Oggi l’1% della popolazione mondiale possiede la metà delle risorse; e la metà più povera ha accesso ad appena l’1% della ricchezza. Quanto può reggere una situazione del genere? Chi è povero non potrà mai usufruire dei diritti; non solo di quelli economici e sociali, ma anche di quelli civili e politici. Perché chi è povero avrà scarse possibilità di reperire informazioni approfondite ed obiettive; perché è spesso più facilmente manipolabile da chi promette benessere in cambio di voti; perché non conosce i propri diritti e dunque non si batterà per vederseli riconoscere.

E laddove si annida la povertà, che sia generalizzata o che riguardi una parte della popolazione in una società diseguale, è più facile che covino tensioni, rabbia, risentimenti, così come è più facile che si scatenino violenze contro quanti sono percepiti come una minaccia: i migranti, le minoranze, o gli appartenenti ad un’etnia o ad una religione diversa, o chi non appartiene in senso ampio ad una comunità.

Le idee e le azioni del Professor Yunus hanno saputo cambiare la vita di milioni di persone, trasformando soggetti deboli e marginalizzati, dalle potenzialità represse, in soggetti attivi capaci di costruirsi un futuro. Moltissime, la gran parte, di queste persone sono donne, tradizionalmente relegate ad un ruolo subordinato in molte società, che riescono, attraverso il microcredito, a mantenere le famiglie, mandare i figli a scuola ed acquisire il prestigio sociale di cui erano prive.

Alle fasce di popolazione più deboli si rivolge il microcredito anche nei Paesi sviluppati come l’Italia, dove la perdurante e profonda crisi economico-sociale degli ultimi anni ha spinto verso i margini della società numeri sempre più grandi di persone, molte delle quali si sono ritrovate a scivolare rapidamente dalla classe media alla povertà relativa o assoluta. E’ alla loro inclusione sociale che mirano le iniziative di microfinanza attive nel nostro Paese, che hanno conosciuto una crescita esponenziale in questi anni: secondo i dati parziali, ma assai indicativi, raccolti finora, la crescita dal 2012 al 2013 è stata del 160%.

La microfinanza ha una storia antica ed illustre in Italia, una storia che affonda le radici nel credito cooperativo, nato alla fine del diciannovesimo secolo. Se nel Novecento veniva utilizzato per lo più per investimenti in agricoltura o nel micro-commercio, come avviene tuttora negli Stati in via di sviluppo, oggi ad usufruirne in Italia sono prevalentemente i migranti, i giovani disoccupati e le vittime di usura. Il settore, i cui numeri, pur essendo in aumento, sono tuttavia esigui rispetto al mercato nella sua interezza: meno di 100 milioni di euro erogati nel 2013, andrebbe e dovrebbe essere rafforzato. Se si pensa che un italiano su tre non ha accesso ad istituzioni finanziarie e che appena il 5% ha ottenuto un credito, appare evidente quanto possa essere vasto il bacino di potenziali beneficiari di questo tipo di finanziamento.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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