“Los Zetas” ricchi e potenti criminali messicani, come ha riportato il quotidiano spagnolo El Mundo, ha utilizzato la Bank of America come piattaforma per il riciclaggio del denaro sporco negli Stati Uniti: è quanto risulta da un’indagine dell’Fbi. I narcos hanno utilizzato i conti correnti di una società del Texas, la “Tremor Enterprises”, di proprietà di José Treviño Morales, di origine messicana; secondo l’Fbi negli ultimi cinque anni oltre 30 milioni di dollari sarebbero stati riciclati attraverso la banca, che non è ritenuta complice delle attività illegali e che sta collaborando con le autorità.
Il narcotraffico e’ un problema che ‘riguarda non solo il Messico ma anche gli Stati Uniti’: lo ha sottolineato Oliver Stone, nel paese latinoamericano da qualche giorno per presentare il suo ultimo film, ‘Savages’, che si occupa proprio dei narcos messicani e del crimine organizzato. ‘Savages’ racconta appunto la storia di un cartello della droga che vuole entrare a far parte del gruppo delle principali organizzazioni narcos del paese, ha sottolineato Stone durante una conferenza stampa, presentando il film che e’ interpretato dalla star Salma Hayek e altri attori ‘latinos’, e cioe’ Joaquin Cosio, Sandra Echeverria, Demian Bichir, Diego Catano. Quello dei cartelli della droga ‘ormai e’ come un incendio’, ha sottolineato il regista, rilevando che ‘la guerra contro i narcos e’ stata militarizzata’. Nel film, tratto da un romanzo di Don Winslow, la Hayek interpreta il ruolo della ‘narco’ ‘Elena Sanchez, nota come La Regina’ una donna – ha concluso Stone – che ‘sa quello che vuole e lotta per averlo’.
Questa invece non e’ un romanzo, ma e’ la storia di Francisco 22 anni, che per disperazione si e’ unito agli Zetas, uno dei cartelli della droga più potenti del Messico. Orfano di padre, senza lavoro né soldi, a soli 22 anni quando prese la sua decisione più difficile: unirsi agli Zetas. Uno stipendio minimo di 1.800 dollari gli avrebbe dato quella sicurezza che mai nessun lavoro, in Messico, avrebbe potuto garantirgli. E con una madre malata di diabete, e impossibilitata a lavorare, quei soldi servivano davvero. La storia di Francisco è quella dei tanti giovani messicani che sposano la causa dei narcos. La povertà dilagante (interessa ormai oltre il 43% della popolazione messicana) dà una mano ai cartelli. Così gli Zetas, in poco tempo, si sono convertiti in una vera occasione professionale, soprattutto nel nord e nell’est del paese. “Francisco sperava di continuare gli studi, ma ha dovuto rinunciare per ragioni economiche”, ha raccontato la fidanzata, originaria dello stato di Veracruz, uno dei più colpiti dalla sanguinosa guerra dei narcos che ha fatto oltre 60.000 morti dalla fine del 2006. La madre di Francisco non era in grado di lavorare, era malata, e lui “decise di abbandonare gli studi per curarla”. Faceva la guardia di sicurezza alla stazione, ma il suo stipendio era sufficiente appena per comprare qualcosa da mangiare, si legge su El Mundo. Più volte un suo amico d’infanzia gli aveva proposto di arruolarsi negli Zetas. Aveva sempre detto di no. Finché, un giorno, non ce l’ha fatta. Di fronte alla prospettiva di un guadagno facile, sopra la media, il sogno di una vita migliore, di cure appropriate per la madre, Francisco ha ceduto. Simulando un sequestro, un gruppo di narcos lo ha caricato su una macchina scura. E’ scomparso nel buio della malavita. Poi l’addestramento all’estorsione e al reclutamento forzato. E la strada. “Il suo lavoro era quello di pattugliare i punti di vendita al dettaglio della droga, di segnalare movimenti strani, l’arrivo di veicoli sospetti. Era sempre agli ordini dei suoi capi, notte e giorno, ovunque si trovasse. E non aveva margini di errore”, ha spiegato la fidanzata. Che adesso lo piange. Quando è stato assassinato, Francisco stava partecipando al trasporto di un carico d’armi. “Mi chiamarono dall’obitorio per riconoscere il cadavere. L’ultimo numero che aveva fatto era il mio”.
I regolamenti dei conti tra i narcos e le bande della malavita organizzata proseguono incessanti. Un commando armato, a bordo di oltre una decina di auto, ha fatto irruzione oggi nel municipio di Chimaltitan, Stato di Jalisco, attaccando i membri di una famiglia, uccidendone 4 e ferendone gravemente altri due. Nello Stato di Sinaloa sono stati invece trovati 4 cadaveri, crivellati di colpi e con segni di torture, mentre, attorno alla mezzanotte, un gruppo armato ha attaccato una casa da gioco, uccidendo 3 persone.
La guerra dei narcos messicani non risparmia nessuno. Ieri tre sedi di giornali, una a Taumalipas e due a Nuevo Leon, sono state attaccate con bombe a mano e spari di Khalasnikov, provocando ingenti danni ma non vittime. In particolare gli aggressori hanno colpito due succursali del quotidiano ‘El Norte’, che fa parte del gruppo editoriale che, nella capitale, pubblica l’importante quotidiano ‘La Reforma’, noto per la sua indipendenza. Un organismo legato al settore dei media (Observatorio de los Procesos de Comunicacion Publica de la Violencia), in un comunicato pubblicato oggi da tutti i giornali del Paese, ha condannato i tre attentati, apparentemente messi a segno dai narcos, sostenendo che cio’ ribadisce ‘che lo Stato vacilla nell’offrire garanzie di sicurezza alla stampa’. Secondo la Commissione dei diritti umani, dall’inizio del decennio sono stati uccisi in Messico almeno 80 giornalisti.
(Fonte aduc)
L’ultimo narco.Aprile 2009, campagna del Durango, Messico. Sul ciglio della strada i cadaveri di due agenti della Dea travestiti da campesinos. Accanto a loro, un foglietto: El Chapo non lo prenderete mai! Questo è il destino di coloro che cercano di ostacolare o catturare El Chapo. O di opporsi a lui. Ma chi è El Chapo? Forbes lo annovera tra gli uomini più potenti al mondo grazie alla sua influenza, alle sue illimitate risorse finanziarie e al suo potere assoluto.