Sette su cento. E’ la percentuale di imprese che, una volta sull’orlo del baratro e finite in amministrazione straordinaria, riescono a risollevarsi e a non chiudere i battenti per fallimento. Una di queste e’ la fonderia Zen, di Albignasego, in provincia di Padova. Con una particolarità in più: caso più unico che raro, e’ riuscita a salvarsi senza fare ricorso a prestiti bancari, peraltro indisponibili, mantenendo sostanzialmente i circa 140 posti di lavoro nel corso della crisi che ha rischiato di affossarla, e i dirigenti e lavoratori che hanno contribuito al riscatto ora se la comprano.
Un risultato raggiunto sotto la gestione del commissario straordinario Giannicola Cusumano, commercialista di Verona, assistito dallo studio legale Lambertini & Associati, reso possibile anche grazie agli sforzi, ai sacrifici compiuti e all’intraprendenza dei dipendenti.
Per presentare al ministero dello Sviluppo economico la proposta di acquisto dell’azienda, i lavoratori hanno dato vita a due realtà distinte, ma in stretto collegamento tra loro: i manager e quadri della Zen, sette persone in tutto, hanno creato una nuova società, la Gdz. Mentre 120 tra operai, tecnici specializzati e altri addetti hanno formato una cooperativa. Insieme hanno definito un piano di gestione, e un’offerta per rilevare l’attività, pari a 6 milioni e 260 mila euro. Esclusi gli immobili, che verranno presi in affitto. L’operazione ha già ottenuto il via libera dal ministero e, visto che entro metà marzo, come previsto dai termini di legge, non sono giunte offerte superiori, ora entra nel vivo. Se tutto il programma verrà rispettato, all’inizio di giugno nascerà la nuova Zen Fonderie.
Il caso Zen, sottolinea Giulio Sapelli insegnante di economia politica all’Università Statale di Milano grande conoscitore del movimento cooperativo internazionale, e’ unico in Italia e Europa. Dirigenti e operai hanno costituito una società mista. Di fronte all’alternativa tra fallire o cambiare, tutti hanno scelto di cambiare. In questo senso, il caso unico potrebbe diventare il primo di una tendenza.Nuovo in Italia. In realtà, questo tipo di esperienze sono abbastanza frequenti in Argentina. Li ci sono quasi 3 mila “fabricas recuperadas” perché con la grande crisi del default del 2001 c’è stato un ritorno alle origine di produzione un po’ più collettivista, che il presidente Carlos Menem aveva distrutto.
Penso che questa forma potrà anche estendersi all’Europa: anche se l’esperienza si e’ ridotta in Germania e Francia (per le catastrofi delle cooperative abitative), c’è un grande sviluppo in Inghilterra. E poi c’è il mondo emergente: il discorso comincia a conquistare l’India, il Giappone. In Africa il discorso e’ tumultuoso: in Niger, Burkina Faso, Congo e soprattutto Sudafrica. Per tutti, la stella polare e’ la Sociétè Desjardins, una banca canadese che ha espresso una così forte moral suasion sul proprio sistema bancario nazionale da uscire indenne dalla crisi, perché nessuno si e’ ingolfato di derivati.
(Fonte Panorama Economy)