Dal Ghana alla Germania, dal Sudafrica alla Spagna il divario tra ricchi e poveri sta rapidamente aumentando e la disuguaglianza economica ha raggiunto livelli estremi. In Sudafrica è maggiore oggi di quanto non fosse alla fine dell’apartheid. Le conseguenze sono deleterie per tutti. L’estrema disuguaglianza corrompe la politica, impedisce lo sviluppo economico, paralizza la mobilità sociale, fomenta la criminalità e la conflittualità violenta, spreca talenti, soffoca le potenzialità e mina le fondamenta stesse della società.
Nel 2014, ha calcolato Oxfam (confederazione di 17 organizzazioni non governative), le 85 persone più ricche del pianeta possedevano tanto quanto la metà più povera dell’umanità. Tra il marzo 2013 e il marzo questi 85 individui si sono arricchiti di 668 milioni di dollari al giorno. Se Bill Gates liquidasse in denaro contante tutti i suoi averi e spendesse 1 milione di dollari al giorno gli servirebbero 218 anni per esaurirli. In realtà non resterebbe comunque mai senza denaro, poiché anche un modesto guadagno di appena il 2% gli frutterebbe 4,2 milioni di dollari al giorno solo di interessi. Dallo scoppio della crisi finanziaria, la schiera dei miliardari nel mondo è quasi raddoppiata arrivando a 1.645 persone.
Le enormi ricchezze non sono un’esclusiva dei Paesi ricchi: l’uomo più ricco del mondo è il messicano Carlos Slim, che ha sottratto il primato a Bill Gates nel luglio 2014. Nell’Africa subsahariana ci sono oggi 16 miliardari insieme ai 358 milioni di persone che vivono in estrema povertà. In tutto il mondo, livelli assurdi di ricchezza convivono con la più disperata povertà. L’eventualità di poter trarre potenziali vantaggi dal taglio anche minimo di queste ricchezze sfrenate apre scenari avvincenti.
Oxfam calcola che una tassazione di solo 1,5% sui patrimoni dei miliardari del mondo, se praticata subito dopo la crisi finanziaria, avrebbe potuto salvare 23 milioni di vite nei 49 Paesi più poveri fornendo loro il denaro da investire in cure sanitarie. Il numero di miliardari e la loro ricchezza totale sono aumentati tanto rapidamente che nel 2014 una tassa del 1,5% potrebbe creare gettito sufficiente a coprire i gap annuali nei finanziamenti necessari per permettere ad ogni bambino di andare a scuola e per erogare i servizi sanitari nei paesi più poveri.
L’imperativo del nostro tempo è quindi colmare il baratro tra i più ricchi e i più poveri, facendo fronte alle conseguenze che esso produce su altre forme pervasive di disuguaglianza, come quelle di genere e di razza, che rendono intollerabile la vita alle fasce più povere di popolazione. Per troppi bambini nati oggi il futuro è ostaggio del basso reddito dei loro genitori, del loro genere e della loro razza. Una buona notizia però c’è: la disuguaglianza non è inevitabile. Contro la disuguaglianza si deve lottare, sempre e comunque.
“Molti dei Paesi più poveri hanno fatto grandi progressi nella lotta contro la povertà, progressi che ho potuto vedere con i miei stessi occhi quando ho visitato alcuni tra i luoghi più difficili del mondo. Ma questi progressi sono minacciati dalla disuguaglianza crescente: denaro, potere e opportunità sono concentrati nelle mani di pochi, a discapito della maggioranza. Un bambino nato in una famiglia ricca, seppure nel più povero dei Paesi, frequenterà la scuola migliore e quando sarà malato riceverà le cure più efficaci. Poco più in là, invece, le famiglie povere si vedranno strappare per sempre i figli da malattie facilmente curabili, solo perché non hanno il denaro per pagarsi le medicine. La realtà è questa: in ogni parte del mondo le persone più ricche possono vivere più a lungo e condurre una vita più sana e felice, e hanno la possibilità di usare la propria ricchezza per far sì che anche i propri figli vivano allo stesso modo. Le perduranti disuguaglianze tra uomini e donne non fanno che esacerbare il divario: ne vedo i segni dovunque io vada per conto di Oxfam e ogni qualvolta torno a casa, in Uganda. Nell’Africa sub-sahariana metà delle donne partoriscono sole, in condizioni di insicurezza. Nessuna di loro è benestante: il basso status sociale delle donne significa che le tematiche della salute materna non sono contemplate negli stanziamenti di bilancio, quindi gli ospedali e le cliniche pubblici hanno scarse risorse e personale insufficiente. Non è così per le mogli, le sorelle e le figlie dei più ricchi e potenti di questi Paesi, che partoriscono invece in ospedali privati assistite da medici e ostetriche esperti. Non si può andare avanti così. La nostra capacità di farci sentire e avere voce in capitolo sul governo delle società in cui viviamo è però minacciata dalla concentrazione della ricchezza nelle mani di una ristretta minoranza: i più ricchi usano il proprio potere finanziario e l’influenza che ne deriva per forgiare a proprio favore le leggi e le scelte politiche, rafforzando sempre più la propria posizione. Tanto nei Paesi ricchi quanto in quelli poveri il denaro fa da catalizzatore di potere e privilegi, a discapito dei diritti della maggioranza. Da troppo tempo i bisogni della gente comune vengono disattesi, e questa negligenza ha già innescato proteste in tutto il mondo e suscitato lo sdegno popolare. Sdegno perché i governi eletti rappresentano gli interessi di pochi potenti, trascurando la propria responsabilità di garantire a tutti un futuro dignitoso; sdegno perché le banche e gli attori dell’alta finanza che con la loro spregiudicatezza hanno condotto alla crisi finanziaria se la sono cavata grazie al proprio denaro, mentre i più poveri della società hanno dovuto pagare i conti; sdegno perché i colossi imprenditoriali riescono ad evadere le tasse e si sottraggono al dovere di pagare salari dignitosi. Molti di voi si chiederanno se non c’è nulla che possiamo fare per cambiare le cose. La risposta è decisamente “sì”. La disuguaglianza non è una condizione inevitabile; al contrario, è il risultato di scelte politiche”. Winnie Byanyima – Direttore esecutivo di Oxfam