La storia di una bambina siriana, appena dieci anni e malata di diabete, morta mentre tentava di raggiungere l’Italia a bordo di un barcone carico di migranti, perché gli scafisti hanno preferito gettare lo zaino che conteneva l’insulina e che poteva salvarle la vita per fare spazio a qualche altro corpo.
Con questa bimba di appena dieci anni e malata di diabete, il padre di 48 anni era partito dall’Egitto, imbarcando anche le altre due figlie e i familiari. In totale sono partiti in otto e hanno pagato quel viaggio ventimila dollari. L’obiettivo era arrivare in Italia e poi proseguire verso la Germania, dove questo padre sognava di dare un futuro alla sua famiglia.
Ma per fare spazio e riuscire a far viaggiare 335 persone schiacciate come sardine, gli scafisti hanno iniziato a gettare in mare le valige di chi viaggiava. Ad un certo punto, racconta il papà, hanno afferrato anche lo zaino con l’insulina che avrebbe assicurato la vita a quella bambina. Non hanno ceduto neanche davanti all’opposizione del padre che sapeva dell’importanza del medicinale contenuto di quello zaino. Infatti sono passate poche ore e la bambina è entrata in coma diabetico. Poco dopo per lei non c’è stata più alcuna speranza di arrivare viva in Italia. A quel punto il padre, come racconta tra le lacrime, ha chiesto al comandante del barcone cosa si potesse fare. Nulla, al massimo potevano dare il corpo della bimba ad altri scafisti di ritorno per seppellirla nella sua terra. L’uomo non si è fidato e ha chiamato l’imam che, dopo l’ultima preghiera, gli ha consigliato di seppellirla in mare. È il Mediterraneo che ora, fra i tanti morti, ospita anche questa bimba.