Cresce la persecuzione dei cristiani nel mondo, persino in posti dove non era così marcata nel recente passato, come in alcune regioni dell’Asia, dell’America Latina e specialmente dell’Africa Subsahariana. Si conferma anche quest’anno l’estremismo islamico come fonte principale (non l’unica) di tale persecuzione, ma assume nuove e inattese forme, come i califfati dell’IS in Siria e Iraq e di Boko Haram in Nigeria. Entrano nella top 10 altri 3 stati africani, Sudan, Eritrea e Nigeria, segno che l’Africa è sempre uno scenario centrale della persecuzione anticristiana.
La situazione dei credenti in Cristo è sempre più difficile in diversi contesti: Iraq, Somalia, India, Cina, Iran, Pakistan, Eritrea e Vietnam. Resta drammatica ma stabile in Corea del Nord e Arabia Saudita. Nel 2014, i paesi dove i cristiani hanno sperimentato maggiore violenza sono stati in questo ordine: Nigeria, Iraq, Siria, Repubblica Centrafricana, Sudan, Pakistan, Egitto, Myanmar, Messico e Kenya. Secondo le stime, 4.344 cristiani sono stati uccisi per ragioni strettamente collegate alla loro fede, mentre almeno 1.062 chiese sono state attaccate per la stessa ragione.
Secondo la lista World Watch List 2015, redatta da Open Doors, organizzazione che da anni monitora questa specifica intolleranza a livello mondiale, dei 50 paesi in graduatoria, 40 (ossia l’80%) sono in prevalenza o in totalità islamici. E dei primi 14, quelli con un voto sopra 75/100 che indica “estremo clima di persecuzione”, gli stati di religione maomettana sono 13. Gli islamici, insomma, odiano innanzitutto gli ebrei, ma disprezzano e perseguitano anche i cristiani.
I livelli assegnati sono basati su vari aspetti della libertà religiosa, nella fattispecie identificano principalmente il grado di libertà dei cristiani nel vivere apertamente la loro fede in 5 sfere della loro vita quotidiana: nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese (nazione) in cui vivono, a cui si aggiunge una sesta area che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono.
- North Korea: 92/100
- Somalia: 90/100
- Iraq: 86/100
- Syria: 83/100
- Afghanistan: 81/100
- Sudan: 80/100
- Iran: 80/100
- Pakistan: 79/100
- Eritrea: 79/100
- Nigeria: 78/100
- Maldives: 78/100
- Arabia Saudita: 77/100
- Libya: 76/100
- Yemen: 76/100
- Uzbekistan: 69/100
- Vietnam: 68/100
- Repubblica Centro Africana: 67/100
- Qatar: 64/100
- Kenya: 63/100
- Turkmenistan: 63/100
- India: 62/100
- Etiopia: 61/100
- Egitto: 61/100
- Djibouti: 60/100
- Myanmar: 60/100
- Palestina (Territori): 58/100
- Brunei: 58/100
- Laos: 58/100
- Cina: 57/100
- Giordania: 56/100
- Bhutan: 56/100
- Comore: 56/100
- Tanzania: 56/100
- Algeria: 55/100
- Colombia: 55/100
- Tunisia: 55/100
- Malesia: 55/100
- Messico: 55/100
- Oman: 55/100
- Mali: 52/100
- Turchia: 52/100
- Kazakhstan: 51/100
- Bangladesh: 51/100
- Sri Lanka: 51/100
- Tajikistan: 50/100
- Azerbaijan: 50/100
- Indonesia: 50/100
- Mauritania: 50/100
- Emirati Arabi Uniti: 49/100
- Kuwait: 49/100