Italia virtuosa è un movimento politico culturale che si ispira ai principi e valori della Costituzione Repubblicana e della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo. Il Movimento si ispira all’etica e alla solidarietà costante. La stella polare di Italia Virtuosa è l’eguaglianza dei cittadini, intesa come eguale opportunità di uomini e donne, consacrata nella Costituzione. L’eguaglianza ha contribuito allo sviluppo delle nazioni e ha fatto grandi molti paesi dell’antichità e dell’era contemporanee.
Il lavoro risorsa primaria. Il lavoro è la risorsa più grande del nostro popolo e la sua tutela interessa tutti, lavoratori e non. Compito della Repubblica è non solo promuovere le condizioni per rendere effettivo questo diritto ma di fare in modo che ogni lavoratore abbia una retribuzione che lo liberi dal bisogno e gli consenta di dedicarsi al proprio miglioramento spirituale per esercitare in modo responsabile i propri diritti politici. L’articolo 3 della Costituzione stabilisce che « la repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persone umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese ».
Il progresso tecnologico, che oggi determina ulteriore disoccupazione, deve produrre al contrario un’attenuazione della fatica e una più larga diffusione del lavoro per tutti, con una maggiore possibilità per i lavoratori di esercitare i loro fondamentali diritti politici. Questo è possibile solo con un’economia orientata verso il perseguimento di obiettivi sociali, tra cui i diritti inviolabili al lavoro dignitoso per tutti, alla casa e all’istruzione pubblica libera, cardine dello sviluppo, alla informazione dei cittadini, attraverso la libera stampa.
Un’economia sociale . Sul piano dell’economia, Italia Virtuosa ritiene il liberismo, selvaggio ed egoista, la vera causa della crisi del nostro paese e dell’intera Europa. Italia Virtuosa tende a combattere l’anarchia economica della società capitalistica dovuta alla concentrazione del capitale privato nelle mani di poche persone. Queste, perseguendo il profitto come unico obiettivo, hanno prodotto una crescente distruzione del lavoro e dei diritti dei lavoratori e un enorme esercito di disoccupati. Mentre hanno privilegiato in modo abnorme finanzieri, politici e affaristi i cui interessi sono interdipendenti e guidati dal più spregevole machiavellismo.
Non possiamo accettare che, con la complice inerzia dei governi, continuino a esistere uomini – politici, funzionari o alti dirigenti – che ricevano compensi in beni e servizi molto maggiori di quelli ricevuti da altri uomini che lavorano. Questo fenomeno è il cancro della nostra economia. Italia Virtuosa intende lavorare, in sinergia con altre forze sane, per estirparlo per recuperare risorse preziose da mettere a disposizione dei meno abbienti.
I proprietari dei mezzi di produzione, cioè l’insieme delle industrie che producono beni di consumo, come autovetture, vestiti, elettrodomestici etc, sono interessati solo al proprio vantaggio personale e di gruppo. I lavoratori, usando i mezzi di produzione, producono nuovi beni che sono di proprietà dei capitalisti. Il punto cruciale è il rapporto fra quanto i lavoratori producono e i salari che percepiscono.
Dal momento che i contratti di lavoro sono liberi, i salari dei lavoratori sono determinati non dal valore reale dei beni prodotti, ma dalla domanda di forza lavoro dei capitalisti in relazione all’offerta di lavoro da parte dei lavoratori. Domanda sempre inferiore rispetto alla offerta di lavoro. In questa competizione aumenta il numero dei disoccupati e dei pagati con salari di fame. Il sistema che equipara il lavoro a una merce va combattuto.
La proposta di Italia Virtuosa è semplice: i mezzi di produzione dei beni primari devono essere utilizzati in maniera programmata, che non significa economia comunista, ma adeguamento della produzione ai bisogni della collettività, evitando lo sperpero di energie e garantendo il lavoro a tutti coloro che siano in grado di lavorare e valorizzando i più meritevoli.
L’economia programmata deve coesistere con la libera iniziativa privata, essenziale per lo sviluppo, la quale non deve porsi in contrasto con l’utilità sociale o recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Si tratta di un obiettivo fondamentale della Costituzione, secondo cui «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali » (art.41 Costituzione ).
Obiettivo disatteso, essendo stato privilegiato il fine del profitto rispetto a quello della utilità sociale.
Ma l’economia programmata non deve consistere nelle grandi opere pubbliche o solo nelle grandi opere pubbliche, che sono occasione di corruzione e sperpero della spesa pubblica, e di arricchimento per i grandi gruppi capitalistici, ma in quella che Aldo Moro definì « la creazione di un ordine nelle riforme, altrimenti la ricchezza rischia di andare dispersa e con essa la conquista politica ». Per questo, disse Moro, « occorre promuovere la linea di uno sviluppo armonico e continuo. E’ questo il disegno della programmazione economica e sociale. La quale, per essere di tipo occidentale e non collettivistico, è di limitata coercibilità e si affida per la sua attuazione a liberi e consapevoli comportamenti ». Il che richiede che « la programmazione sia democraticamente costruita e controllata ed obiettivamente giusta, tale da escludere inammissibili sacrifici unilaterali nelle aree di maggior disagio » ( intervento di Aldo Moro sul Giorno del 9 novembre 1972).
Ferdinando Imposimato, il fondatore del movimento, è Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, si è occupato della lotta alla mafia, alla camorra e al terrorismo: è stato il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l’attentato al papa Giovanni Paolo II (1981), l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Si occupa anche della difesa dei diritti umani.
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La Repubblica delle stragi impunite. I documenti inediti dei fatti di sangue che hanno sconvolto il nostro Paese. Quale ruolo ha avuto la politica nella stagione delle stragi di Stato? Perché alcuni uomini delle istituzioni hanno favorito quelle menti criminali? Quale collegamento esisteva tra la strategia della tensione e Gladio, tra gli americani e gli attentati che hanno drammaticamente caratterizzato gli anni di piombo e quelli a seguire?