Dopo le prime indiscrezioni, circolate a fine gennaio, a metà luglio è arrivata la conferma: AleniaAermacchi (controllata Finmeccanica) venderà ad Israele 30 aerei militari d’addestramento M346.
Si tratta di un accordo del valore di circa 850 milioni di euro, che comprende anche forniture di sistemi di comunicazione e controllo da parte di Telespazio e Selex Elsag, l’azienda che negli ultimi 3 anni ha fornito anche la Siria di Assad. Nonostante l’entusiasmo dell’azienda, della politica e di una parte del sindacato, la commessa non è poi così bella. Infatti parlare di “successo industriale e tecnologico” per il “miglior addestratore europeo” appare forzato se si pensa che attualmente su questo mercato in pratica sono solo due i concorrenti (oltre al velivolo italiano il T-50 coreano) e che queste vendite saranno controbilanciate da commesse italiane per aziende israeliane. Una “partita di giro” dal controvalore di 2 miliardi di dollari (uno per l’industria di ciascun Paese). Il Governo italiano ha deciso di comprare tecnologia militare dalla Israel Aerospace Industries e dalla Elbit. In particolare, l’Italia pare interessata a sistemi senza pilota (aerei e terrestri) e ad acquistare un aereo da ricognizione Gulfstream. Non va dimenticato che il nostro Paese ha chiesto agli Usa il permesso di acquistare armamento per i propri “droni”, con l’obiettivo di inserirsi come protagonista nel nuovo modo silenzioso ed opaco di fare la guerra (i jet M346 di facciata vengono definiti “addestratori tecnologicamente avanzati”, in realtà sono aerei già predisposti per essere armati con missili o bombe). Fonte: Altreconomia
M-346: Il pacchetto di acquisti reciproci Italia-Israele è sbilanciato a favore di Israele. Due aziende israeliane, la statale Israel Aerospace Industries (IAI) e Elbit Systems, insieme ad un consorzio internazionale guidato dall’azienda statunitense Honeywell, sono le principali vincitrici nel pacchetto di acquisti reciproci Italia-Israele da $2,8 miliardi.
Alenia Aermacchi, società controllata dalla Finmeccanica, riceverà $600 milioni per i suoi aerei da addestramento M-346, mentre altre controllate Finmeccanica, Selex Elsag e Telespazio, riceveranno $41 milioni e $258 milioni, rispettivamente, per i lavori sul velivolo, sull’avionica e per un contratto per un satellite.
Protagonisti chiave dei governi: Udi Shani, direttore generale del Ministero della Difesa Israeliano, e Claudio Debertolis, direttore generale del Ministero della Difesa italiano.
Un nuovo protagonista industriale: Ilan Harel, Amministratore delegato della TOR.
Aziende coinvolti: le israeliane IAI, Elbit, TOR, Elta e Elop; le statunitensi Honeywell e Gulfstream; AIDC e NDIDF da Taiwan; Alenia Aermacchi, Telespazio e Selex Elsag dall’Italia; e CAE dal Canada.
Dettagli sui contratti. Contratto n. 1: €600 milioni a Alenia Aermacchi per 30 M-346 aerei da addestramento. Il governo italiano garantisce €500 milioni di finanziamenti dal settore privato ottenuti dalla ditta italiana.
Contratti n. 2 e 3: $932 milioni a IAI in due parti:
- $750 milioni per due velivoli AWACS Gulfstream, di cui circa $41 milioni va a Selex Elsag, un satellite spia da $182 milioni, di cui circa $45 milioni va a Elop.
- Telespazio riceve un contratto di €200 milioni dal Ministero della Difesa italiano.
Contratto n. 4: $735 milioni a ITEC, una joint venture di Honeywell, AIDC e NDIDF, per 60 motori, pezzi di ricambio e 20 anni di servizi logistici. Finanziato dal governo degli Stati Uniti.
Contratto n. 5: $603 milioni a Elbit e IAI, entrambi partner in TOR. La quota di Elbit è di $420 milioni, con circa $40 milioni di finanziamenti del governo degli Stati Uniti alla CAE. IAI riceverà circa $180 milioni dall’accordo per 20 anni di assistenza.(Fonte disarmo)
Le esportazioni italiane di armamenti
Le autorizzazioni all’esportazione di armamenti rilasciate dai vari Governi dal 1990 (anno dell’entrata in vigore della legge n.185) al 2011 superano i 44 miliardi di euro e mostrano una chiara impennata nell’ultimo quinquennio. L’impennata di esportazioni militari italiane verso aree di forte tensione (Medio Oriente e Nord Africa), verso le economie ricche della penisola araba e i paesi emergenti dell’Asia mostrano però che più che ai divieti sanciti dalla legge 185, i governi italiani hanno tenuto in conto, pur senza esplicitarli, altri interessi di tipo economico, politico e strategico.
Bisogna ricordare i criteri e i divieti della Legge 185/90
- L’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. (c.1)
- L’esportazione (…) sono vietati quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia, con gli accordi concernenti la non proliferazione e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali. (c.5)
L’esportazione (…) di materiali di armamento sono altresì vietati:
- verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
- verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione;
- verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’UE o da parte dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE);
- verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competentiorgani delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;
- verso i Paesi che, ricevendo dall’Italia aiuti ai sensi della legge n. 49 del 1987 destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese (…).
La Rete Italiana per il Disarmo, che da anni è il punto di incontro per tutte le realtà che in Italia si occupano di disarmo e controllo degli armamenti, chiede che i termini del contratto per la fornitura di circa 30 aerei addestratori M-346 del valore di oltre 850 milioni di dollari, e che prevede l’acquisto da parte dell’Italia di sistemi militari da Israele per un valore simile, siano resi pubblici nella loro interezza e giustificati dal Governo in considerazione anche della non attuazione da parte dello Stato di Israele delle Risoluzioni dell’Onu e delle reiterate violazioni da parte di Israele degli impegni internazionali, delle convenzioni in materia di diritto umanitario e del suo ricorso alla forza per la soluzione di controversie territoriali.