In Italia le auto più vecchie d’Europa

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Il parco circolante italiano è molto datato e quindi molto inquinante: il 45% delle auto è ante Euro 4. Ad oggi l’11% del parco è composto da veicoli omologati secondo le normative Euro 0 ed Euro 1, quindi quasi 4 milioni di vetture con emissioni altissime rispetto agli standard odierni. Circa 11,5 milioni di auto sono invece omologate secondo le normative Euro 2 e 3, con livelli di emissioni mediamente alti. Il tanto acclamato svecchiamento del parco auto italiano è ben lungi dall’essere compiuto. Secondo l’analisi del centro studi di Prometeia l’età media delle auto italiane è di 10 anni e 9 mesi. Il rischio di morire in un incidente a bordo di un’auto over10 è più che doppio rispetto a un veicolo nuovo. 

L’Italia è un paese che invecchia: a fronte di una popolazione stabile, la sua composizione si sposta verso le classi di età più anziane. Se nel 2000 la quota di ultra 65enni rappresentava il 18% del totale, in crescita dal 15% del 1990, nel 2016 tale quota è stimata al 22%. Le previsioni Istat parlano di un ulteriore punto percentuale di aumento della quota nei prossimi 5 anni.

Che effetto ha l’invecchiamento della popolazione sull’età del parco auto circolante? Da un lato le nuove coorti di anziani sono sempre più propense a mantenere il possesso dell’auto, seppure in una quota che rimane inferiore rispetto al quasi 90% nelle classi dai 35 ai 64 anni; dall’altro essi hanno percorrenze medie decisamente ridotte rispetto a quelle delle classi di età precedenti, che si muovono per studio e lavoro. Per questo la propensione alla sostituzione dell’automobile si va riducendo parallelamente all’invecchiamento demografico del paese, tendenza che non può essere invertita nemmeno nel lungo periodo. Col risultato di un circolante auto destinato a invecchiare assieme ai suoi guidatori.

Al driver demografico fa da contorno un quadro economico che rimane debole. I consumatori italiani stanno ancora pagando gli effetti della crisi: nel 2016 la spesa totale delle famiglie italiane in termini reali è stimata ancora 5 punti percentuali sotto i livelli del 2007, oltre 8 gli punti di reddito reale persi. Un gap pesante da recuperare, specie in un momento storico connotato da elevata incertezza sui mercati internazionali. In questo contesto è prevedibile che la ripresa del mercato auto continui ma a ritmi più lenti, dopo la corsa alle sostituzioni non più rimandabili accumulate negli anni di crisi e sbloccate, tra il 2014 e il 2015, dal ritorno alla crescita dei redditi disponibili. Le nuove immatricolazioni nel triennio 2017-2019 potranno, quindi, crescere a un ritmo di poco inferiore al 4% medio annuo, superando i 2 milioni di veicoli l’anno solo nel 2019.

Senza incentivi sarà, quindi, improbabile tornare ai livelli di oltre 2.3 milioni annui che hanno caratterizzato il periodo 2000-07, con tassi di sostituzione in media attorno al 5.6% (con picchi oltre il 7%), a fronte del 3.5% odierno. A meno di nuovi incentivi, sembra improbabile assistere nel medio termine a uno svecchiamento del circolante nel nostro paese, uno dei parchi più consistenti (610 auto ogni 1000 abitanti nel 2014, a fronte di una media di 498 in UE) e anziani d’Europa. In Italia l’età media del circolante autovetture nel 2015 è 10.9 anni (era 8.6 nel 2007), a fronte di 9.7 anni per la media UE (8.4 nel 2007).

Se è vero che l’Italia probabilmente non ha bisogno di un maggior numero di auto, è innegabile la necessità di vetture più nuove, a beneficio di sicurezza e ambiente.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”