Secondo la Cgia di Mestre l’Italia ha la spesa pensionistica più elevata d’Europa (il 16,8% del Pil, pari a poco meno di 270 miliardi di euro all’anno), mentre è al penultimo posto negli investimenti per l’istruzione (il 4,1% del Pil, che equivale a 65,5 miliardi di euro all’anno). In questo settore solo la Spagna presenta uno score peggiore del nostro (4% del Pil). In ogni caso, la nostra spesa pensionistica è 4 volte superiore a quella scolastica. Nessun altro Paese dell’area dell’euro presenta uno “squilibrio” così evidente. In Ue, ad esempio, le pensioni costano mediamente “solo” 2,6 volte l’istruzione, in Francia 2,7 volte, mentre in Germania 2,5.
In termini assoluti il costo per le nostre casse pubbliche nel 2013 è stato di 269,89 miliardi di euro. In Italia ci sono circa 16 milioni e mezzo di pensionati, contro i 18,4 milioni presenti in Francia e i 23,5 residenti in Germania. Tuttavia, se rapportiamo il numero di pensionati al numero di occupati, il nostro Paese presenta l’incidenza più elevata di tutta l’Europa: 74,3%. A fronte di una media continentale del 63,8%, in Francia il dato si attesta al 72,4% e in Germania al 61,6%.
Tra il 2003 e il 2013, la spesa per la scuola è scesa dello 0,5%. Solo l’Estonia ha “tagliato” più di noi (0,6% del Pil). In valore assoluto investiamo 65,5 miliardi di euro all’anno che corrispondono al 4,1% del Pil. Come dicevamo più sopra, solo la Spagna presenta un risultato peggiore del nostro (4%), mentre la media dell’area dell’euro si attesta al 4,8%. Il Paese che spende di più è il Portogallo (6,8% del Pil), mentre la Francia investe il 5,5% e la Germania il 4,3% del Pil.
In un recente rapporto “The 2015 Ageing Report” la Commissione Ue stima che l’Italia sarà uno dei Paesi che registreranno la maggior contrazione degli esborsi, in rapporto al Pil. In particolare, in Italia la spesa pensionistica passerà dal 15,7% del Pil nel 2013, al 15,8% nel 2040 e quindi al 13,8% nel 2060. L’aumento fra il 2013 e il 2040 sarà pari allo 0,1% del Pil, ma sarà nettamente compensato negli anni successivi: alla fine, tra il 2013 e il 2060, ci sarà un calo pari all’1,9%. Il picco, stima la Commissione, si vedrà nel 2036, con una spesa pari al 15,9% del Prodotto, poi una discesa di 2,1 punti percentuali fino alla fine del periodo considerato.