Pubblichiamo un estratto dell’intervento, tenuto a Brescia il 23 ottobre scorso, del padre gesuita francese Gael Giraud (docente di Economia Matematica all’ Università Sorbonne di Parigi e Direttore di Ricerca al Cnrs), uno dei giovani economisti più influenti in Francia. L’illusione finanziaria di Gael Giraud.
Il mestiere delle banche consiste, in larga misura, nel creare moneta dal nulla. Con le regole in vigore oggi, ogni volta che la banca accorda un prestito, la moneta prestata è per il novanta per cento creata dal nulla, inesistente fino ad un attimo prima. Se è così, la maggior parte dei debiti che dovrebbero giustificare le sofferenze imposte ai popoli del sud Europa non corrisponde a denaro guadagnato con il sudore della fronte dai lavoratori dell’Europa del Nord. Corrisponde, in primo luogo, a qualche linea di codice su un computer. Questo particolare, ignorato nella discussione pubblica, non rende soltanto inaccettabile la distruzione della società greca (e forse tra poco portoghese, spagnola, italiana). Rivela anche una somiglianza apparente tra il lavoro del banchiere e l’azione divina. Creare moneta è come irrigare di sangue il corpo sociale, permettendo al sistema economico di funzionare. Il sangue dona la vita. Ecco perché il Presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, si è potuto permetter di rispondere ad un giornalista dicendo che “si accontentava di fare il lavoro di Dio”. Ma quale Dio? Un dio malvagio che condanna a morte i suoi figli per costringerli a ripagare i debiti? Davvero oggi i mercati sembrano avere alcune caratteristiche delle antiche divinità: bisogna sacrificare a queste divinità i servizi pubblici, le pensioni, i sussidi di disoccupazione, i sistemi di assicurazione sociale, tutto per “placare la loro ira”. E solo due categorie di interlocutori sono autorizzati a superare il limite che separa i laici dai mercati: la banche le quali ricoprono il ruolo che un tempo aveva la tribù di Levi, ed il banchiere centrale, che assume sempre più l’atteggiamento del Gran Sacerdote. Divinità invero misteriose…: chi, nell’opinione pubblica, ha capito che i piani di salvataggio per la Grecia, la Spagna, il Portogallo, Cipro, sono prima di tutto piani per salvare le banche francesi e tedesche? I popoli di questi paesi avrebbero accettato i sacrifici se avessero davvero capito a chi erano destinati i soldi che ricevevano in prestito dall’Europa o dal Fondo Monetario Internazionale? La gran parte del denaro prestato dalla Troika in cambio di pesanti piani di aggiustamenti strutturali è tornato immediatamente nei bilanci delle nostre banche. È dunque molto preciso quello che afferma l’enciclica Quadragesimo anno pubblicata il quindici maggio millenovecentotrentuno da papa Pio undicesimo quando stigmatiza la finanza senza regole parlando di dittatura economica ed utilizzando la metafora del sangue monetario che irrora il corpo sociale con parole che potrebbero essere state scritte nel duemila e tredici:
105. E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.
106. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l’organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.
107. Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza. Forte della sua scelta profetica di non lasciarsi affascinare dagli idoli, la Chiesa e in particolare il Consiglio pontificio Giustizia e Pace ha chiesto nell’autunno del duemila e undici alcune riforme strutturali del sistema finanziario precise ed esigenti: l’imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie, la separazione dell’attività bancaria la ricapitalizzazione sotto condizione delle banche. Si può dire che, ad un anno di distanza, nessuna di queste tre domande ha avuto una risposta concreta.