Un po’ in tutti i paesi industrializzati vi sono migliaia di chilometri di linee ferroviarie non più utilizzate e di tratti di linee attive abbandonati in seguito alla realizzazione di varianti di tracciato. Nella seconda metà del XX secolo, infatti, la chiusura di molte industrie e miniere, abbinata allo sviluppo della tecnologia dell’automobile, ha portato alla realizzazione di una imponente rete stradale, attribuendo al trasporto su gomma il ruolo di mezzo prioritario negli spostamenti delle persone e delle merci, con il conseguente abbandono di numerose linee ferroviarie. Si considerano ferrovie abbandonate, i tratti di ferrovie pubbliche, statali o in concessione, a scartamento ordinario o ridotto, in tutto o in parte insistenti sul territorio italiano, attualmente soppressi, chiusi al traffico regolare da oltre un anno o mai entrati in servizio, che collegavano due o più stazioni, fermate o località di servizio. Sono escluse le linee e i tratti di linee classificati come tranvie, anche laddove realizzati prevalentemente in sede propria. Il recupero delle linee ferroviarie non più utilizzate può fornire un contributo notevole alla realizzazione (insieme al recupero delle alzaie dei canali, degli argini dei fiumi, delle strade campestri, ecc.) di una vera rete di greenways diffusa su tutto il territorio.
Il progetto “Ferrovie abbandonate” nasce nel 2001 da un’iniziativa dell’Associazione Italiana Greenways per conservare la memoria dei tracciati ferroviari non più utilizzati esistenti in Italia, con il contributo iniziale di Ferrovie dello Stato, e viene oggi portato avanti grazie al contributo volontario di alcuni appassionati. Infatti, anche nel nostro paese, a partire dagli anni ’40-50 lo sviluppo dell’industria automobilistica ha portato alla dismissione di migliaia di chilometri di linee ferroviarie, cui si aggiungono i tratti di linee attive abbandonati in seguito alla realizzazione di varianti di tracciato. Si tratta di un patrimonio importante, fatto di sedimi continui che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, di opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), di stazioni e di caselli (spesso di pregevole fattura e collocati in posizioni strategiche), che giacciono per gran parte abbandonati in balia dei vandali o della natura che piano piano se ne riappropria.
Dopo la soppressione definitiva del servizio pubblico, tali linee possono andare incontro a destini molto diversi:
- alcune possono rimanere in esercizio come raccordi privati, ferrovie turistiche, o per scopi militari;
- in molti casi la linea viene disarmata e la sede ferroviaria viene venduta o affittata a privati, che la utilizzano come strada campestre o la inglobano nelle loro colture;
- in altri casi la linea può essere utilizzata per l’interramento di acquedotti, metanodotti, cavi elettrici, linee di telecomunicazione, ecc.;
- nella maggior parte dei casi la vecchia ferrovia viene semplicemente abbandonata. La vegetazione lungo il tracciato si sviluppa abbondantemente rendendo spesso impossibile il passaggio e l’assenza di un utilizzo e di interventi di manutenzione spinge gli abitanti a considerare la loro sede come una discarica pubblica.
In Italia, fino ad ora le esperienze di recupero e valorizzazione delle linee ferroviarie dismesse come greenways sono state poche ed isolate. Tra le principali realizzazioni si segnalano:
- il recupero come pista ciclabile della ex ferrovia Modena-Vignola nel tratto San Lorenzo di Castelnuovo-Spilamberto (7 km), realizzato dalla Provincia di Modena;
- il recupero come percorso sterrato della ex ferrovia Rocchette-Asiago, realizzato dalla Associazione Artigiani di Asiago;
- il recupero come percorso sterrato, in estate, e pista per lo sci di fondo, in inverno, della linea ferroviaria dismessa Dobbiaco-Cortina, nel tratto Dobbiaco-Lago di Dobbiaco (5 km);
- il recupero come percorso ciclo-pedonale della ex ferrovia Caltagirone-S. Michele di Ganzaria (CT) per un tratto di circa 8 km.
Un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo in percorsi verdi per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e dei luoghi.