

Un governo italiano forte come quello di Mario Monti si è visto raramente. Il nuovo presidente del consiglio dei ministri ha l’appoggio di oltre 500 dei 630 deputati, e sembra molto deciso a far pesare questa sua forza. Ha già annunciato che non intende presiedere un “governo a tempo”, bensì restare in carica fino alla primavera del 2013, cioè fino alla fine naturale della legislatura.
Intanto tra i berlusconiani c’è aria di battaglia: dicono che possono sempre “staccare la spina” al nuovo governo, e che a Monti si richiede solo di superare l’emergenza, nient’altro. Per una volta non si può proprio dar torto a Berlusconi: nella situazione attuale Monti era l’unica soluzione possibile. Andare subito alle elezioni anticipate avrebbe prodotto un vuoto di potere di almeno quattro mesi che avrebbe aggravato la crisi del paese. Resta il fatto che l’unica via d’uscita sono nuove elezioni.
Un governo di tecnocrati senza politici, un parlamento quasi senza opposizione: siamo lontani mille miglia dalla normalità democratica, normalità a cui l’Italia deve tornare non appena superata la fase acuta della crisi.
Se questo non avviene, sarà stato prematuro festeggiare l’uscita di scena del governo Berlusconi. Perché i professori vicini alle banche e al Vaticano che compongono il nuovo governo guidato da Mario Monti sembrano fatti apposta per ofrire pretesti alla propaganda populista anche se faranno la cosa giusta, per esempio tassare i grandi patrimoni.