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Il fallimento di Atene e il ritorno alla Dracma


Ad Atene un negozio su tre ha chiuso, le vetrine svuotate espongono solo occasioni fallite. I proprietari spesso rinunciano ad appendere il cartello affittasi, pochi hanno i soldi per investire. Ai funzionari del governo e’ toccato calcolare questo bilancio negativo della natalità commerciale. Nei primi tre mesi del 2012 sono state create meno imprese di quante abbiano dichiarato bancarotta: tra gennaio e marzo, in 8.361 hanno deciso di tentare l’avventura mentre 10.315 hanno rinunciato. Il governo prova a sforbiciare la burocrazia, dal 4 aprile un servizio aiuta a decollare, i costi per lanciare i nuovi progetti sono stati tagliati del 61,7%. Oltre la metà dei giovani non ha un lavoro: erano loro a popolare i bar e i ristoranti di Psiri, quartiere aristocratico diventato area di botteghe e artigiani, trasformato ancora una volta dalle mode e dalle tendenze, che ora ridiscende verso la decadenza. Il grosso del debito ellenico e’ verso gli altri Stati europei, sotto varie forme, per un totale di 291 miliardi di euro. Un altra quota consistente e’ verso il Fmi.

Copertina dell'Economist sulla crisi ellenica (la Grecia brucia l'Euro)

Uscire dall’Euro? La linea ufficiale dell’Unione europea e’ che farà di tutto il possibile per tenera la Grecia nell’euro. Ma per la prima volta un commissario europeo ha confermato che sono allo studio piani d’emergenza nel caso in cui Atene dovesse lasciare l’unione monetaria. “Oggi alla Banca centrale europea e nella Commissione ci sono servizi che lavorano a scenari d’emergenza se la Grecia non dovesse farcela”, ha detto il commissario al Commercio Karel De Gucht, in un intervista al quotidiano belga De Standaard: “Un’uscita greca non significa la fine dell’euro”. Se il 17 giugno i greci voteranno massicciamente per i partiti anti-austerità, l’uscita dall’euro e’ considerata inevitabile.

La prima conseguenza di una uscita dall’Euro e di un ritorno alla Dracma sarebbe una sostanziale svalutazione. La svalutazione avvantaggerebbe le esportazioni, il turismo, e quindi la bilancia commerciale, dando un po’ di respiro all’economia greca nel breve periodo. La svalutazione non e’ però una panacea. Anzi. Una svalutazione e’ una diretta redistribuzione di risorse dai consumatori del paese alle imprese che esportano e ai consumatori stranieri. Questo perché una svalutazione comporta l’aumento del prezzo delle importazioni. Inoltre, la svalutazione porta tipicamente a una spirale inflazionistica e a successive svalutazioni.

La seconda conseguenza per la Grecia di una sua uscita dall’Euro sarebbe un ulteriore default seguito da un’immediata cacciata della Grecia dai mercati finanziari internazionali. Un ulteriore default darebbe quindi un po’ di respiro al paese, ma lo condannerebbe all’autarchia finanziaria nel breve periodo.

Quanto costerebbe il “Grexit” all’Europa? Nell’eventualità dell’uscita dall’area euro, la capacità della Grecia di ripagare il proprio debito sarebbe fortemente compromessa e il costo complessivo per i cittadini dell’eurozona, stima Ubs, aumenterebbe quasi di 4 volte, salendo a 225 miliardi. Parte della fattura sarebbe attribuibile alle perdite della Banca centrale europea, che in questo scenario consumerebbe l’intero capitale dell’Eurosistema, attualmente pari a 83 miliardi. Ma il rischio più grande, sta negli effetti secondari e, in particolare, nella potenziale fuga dei depositi dalle banche degli altri Paesi europei che il Grexit provocherebbe.

(Fonte Corriere della Sera-Il Messaggero)

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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