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Il caro-pane e il ritorno al razionamento alimentare

 

“Nel settembre 1941 viene approvato un progetto di razionamento che comprende anche il pane, alimento popolare per eccellenza. Il razionamento individuale si basa sulla tessera annonaria. La carta mensile del pane è divisa in 30 o 31 bollini datati che non hanno validità retroattiva: non si può avere domani razione doppia se si digiuna oggi. La vita della popolazione viene scandita dalle code quotidiane per acquistare i generi razionati, di qualità sempre inferiore. A Roma, come nelle altre città laziali, si verificano saccheggi e assalti ai magazzini granari dell’ammasso e ai treni merci, ai negozi di generi alimentari, alle panetterie”.

Questo accadeva 70 anni fa per beni primari come il pane, e oggi? Arriveremo a questo?

Un inchiesta di Altroconsumo sul prezzo del pane, realizzata in dieci città italiane, rileva che l’alimento base di ogni pasto, il 90% degli italiani lo consuma tutti i giorni, sta diventando sempre più caro. Oggi in Italia si pagano in media da 2,70 euro a 4,70 euro al chilo a seconda del pane scelto.

Il prezzo del pane e’ un importante indicatore dell’equilibrio economico di un Paese. In Italia secondo la Federazione Italiana panificatori, si producono circa 3,2 milioni di tonnellate di pane ogni anno. Ogni famiglia ne acquistano circa 2,6 milioni di tonnellate l’anno, 160 grammi di consumo pro capite giornaliero. Un italiano in media spende 68 centesimi al giorno per questo alimento, ma secondo Altroconsumo questo dato sul prezzo non rispecchia la realtà, il costo dipende molto dal tipo di pane scelto economico o più costoso, ed e’ piuttosto variabile da regione a regione.

Si oscilla dai 4 euro al chilo di Milano ai 1 euro e 70 centesimi di Napoli. Se scegliamo di comprare il pane all’ipermercato o al super, possiamo spendere circa la meta. Troviamo differenze anche nel comprare in panetterie del centro città o in periferia con le prime decisamente più care.

Secondo i più recenti dati Istat, negli ultimi anni il prezzo della pagnotta si e’ stabilizzato, ovvero e’ cresciuto meno dell’inflazione, ma risente ancora del caro-michetta degli anni 2007/08 dovuti alla forte speculazione innescata dall’aumento del prezzo dei cereali. In quegli anni i rincari in panetteria raggiunsero punte del 13%.

Da ricordare che il costo della materia prima (nel caso specifico il grano) incide solo relativamente sul prezzo finale di un prodotto. La verità e’ che si tratta, come al solito, di meccanismi distorti di un mercato distorto! Puntualmente se il costo della materia prima sale i prezzi schizzano velocemente alle stelle, quando questa scende i prezzi miracolosamente invece di diminuire rimango stabili, vedi petrolio/benzina. Misteri dell’economia in tempo di crisi!

A sto punto ridateci “la carta mensile del pane”.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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