Abbiamo le prove. Delle persone che Enel ha già ucciso e ucciderà in Italia con il suo carbone: 366 morti premature nel 2009, una al giorno, che potrebbero arrivare a 500, se l’azienda metterà in atto il suo piano di espansione con le centrali di Porto Tolle e Rossano Calabro.
Abbiamo le prove. Dei danni sanitari, ambientali ed economici che le centrali a carbone di Enel hanno generato in Italia: 1,8 miliardi di euro nel 2009.
Sono i dati shock contenuti in uno studio che il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace ha commissionato all’istituto indipendente di ricerca olandese SOMO. Lo studio utilizza il metodo impiegato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) per stimare i danni delle emissioni atmosferiche causate dagli impianti industriali, e lo applica ai dati di emissione di un database della stessa EEA.
Che le emissioni delle centrali elettriche a carbone di Enel sono veleno lo sapevamo già. Grazie allo studio SOMO ora sappiamo anche quali sono le conseguenze: una morte prematura al giorno.
Lo scenario potrebbe essere ancora più tragico. La metodologia applicata nella ricerca, infatti, analizza solo un numero ristretto di inquinanti ed emissioni, tralasciando gli impatti di agenti come nichel, cadmio, mercurio, arsenico, piombo o di materiali radioattivi come l’uranio.
Le nostre indagini dimostrano sempre più che Enel è un killer spietato. Non solo un killer del clima, ma un killer e basta. Nonostante conosca bene tutti questi dati, li ignora, li nasconde e continua a puntare sul carbone, facendo centinaia di vittime. Quando diciamo Enel e carbone, parliamo di circa mille morti premature all’anno in Europa, e danni complessivi, nel continente, per circa 4,3 miliardi di euro.
Secondo lo studio SOMO, la realizzazione degli impianti a carbone Enel di Porto Tolle e Rossano Calabro costerebbe fino a 95 casi in più di morti premature ogni anno e danni stimabili in ulteriori 700 milioni di euro l’anno.
Come si vede, l’asset produttivo dell’azienda poggia strategicamente su due fonti principali: il carbone e l’idroelettrico, con una quota significativa di produzione nucleare in Europa e una quota di produzione (relativamente crescente negli ultimi anni) da impianti a gas a ciclo combinato. E’ da sottolineare come il parco idroelettrico dell’azienda sia principalmente costituito, per quanto riguarda l’Italia e l’Europa, da impianti realizzati nel novecento, ovvero si tratta di un parco produttivo sostanzialmente non in espansione da decenni, eredità di piani infrastrutturali di un’altra epoca.
Greenpeace chiede a Enel di salvare vite umane. Può farlo dimezzando la produzione elettrica da carbone da qui al 2020 e portandola a zero al 2030, e investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili per compensare la perdita di produzione. Ferma anche tu Enel killer. Entra nella nostra squadra.
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