Il periodo drammatico che stiamo vivendo in questo fluido clima post-elettorale può costituire una buona opportunità per il futuro Governo (?) di sanare alcune incongruenze ed iniquità, non solo per ridurre drasticamente i costi della politica, ma anche nei confronti degli eccezionali esborsi destinati, improvvidamente, ad una pletora di Alti burocrati pubblici, e militari in particolare. La politica deve rientrare nell’alveo della ragionevolezza e i suoi costi – inclusi quelli dei grassi burocrati – non possono condizionare quelli della cosiddetta democrazia che, non può essere così “salata” per il cittadino. Nei “burocrati indispensabili” dello Stato italico rientrano a pieno titolo la casta pubblica e delle Forze Armate, con le loro vecchie corporazioni, lobby e comodi privilegi dettati da vizi e costumi inveterati. Quei torti e quelle situazioni sbilanciate devono essere corrette con l’ adozione di provvedimenti esemplari e trasparenti, prima che la frustrazione sociale diffusa si trasformi in legittima rabbia, con forme di protesta anche violente. D’altronde per capire questi paradossi, non ci sarebbe molto da investigare; basta paragonare le varie spettanze e prebende dei politici nazionali, dei vari capi di gabinetto dei dicasteri, degli innumerevoli “sottopanza”, dei “consiglieri”, con gli analoghi (ove esistenti) di paesi “civili”, per rendersi conto in maniera lapalissiana che siamo governati e “consigliati” da una marea di ingordi “piranha”.
Se è vero, com’è vero, che i 21 più diretti collaboratori del Presidente degli Stati Uniti guadagnano al massimo 115.000 euro l’ anno, è davvero incomprensibile come un barbiere del nostro Senato venga retribuito con 133.000 euro, uno stenografo il doppio e qualche sconosciuto sottosegretario “nostrano” arrivi a guadagnare tre volte più di Obama. Ma le sorprese sarebbero ancora maggiori di quelle connesse alla sola sfera della politica, se si prendessero in esame le retribuzioni di elementi di staff, – civili , della magistratura ma anche militari -, della Pubblica Amministrazione. Nonostante essi siano esenti (in quanto organi di staff), per principio e per definizione, da qualsivoglia responsabilità, riescono ad accumulare delle somme che fanno tremare i polsi, fino a 40-50 volte il salario o la pensione minima del “peone “, ma – paradossalmente – anche il doppio o triplo di quello che spetta al Presidente della Repubblica, alla Regina d’Inghilterra, a Obama e a Principi sovrani. Com’è possibile che alcuni VIP riescano a trascinarsi anche in pensione delle indennità di “rischio” che, magari, erano plausibili nell’ assolvimento del loro incarico quando in servizio attivo, ma che dovrebbero decadere naturalmente al cessare dell’ incarico e quindi del rischio?
Non ci sono solo i vitalizi dei politici che gridano allo scandalo, ma ce ne sono altri – altrettanto incomprensibili e ancor più ”salati”, sotto la voce di indennità – che sono ancor più inaccettabili. Esistono indennità speciali di “rischio” in servizio, ma che si protraggono e si aggiungono alla pensione e ad altri emolumenti, come la Speciale Indennità Pensionabile (SIP) attribuita in base all’art 37 e art 65 comma 4 del famigerato Decreto legislativo 490/1997, ai Capi delle diverse FFAA, Guardia di Finanza, Capo della Polizia Penitenziaria ecc., mediante l’elaborazione di una analoga promulgata nell’81 che, a quell’epoca in cui imperversava il terrorismo, poteva avere un senso, ma oggi non più.
Nell’anno 2004 la SIP, dalla sera alla mattina, con uno degli ennesimi DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) sottotraccia, pur essendo sparito il rischio delle BR, è passata da 6000 euro mensili a 18.000, (leggasi diciottomila, ora rivalutati a 22.000) cioè più che triplicata! Da sola oggi supera i 400.000 euro-annui e viene mantenuta anche in quiescenza dai 6 predetti Vertici; di più, con una interpretazione tutta italiana e meritevole di indagine, all’atto della cessazione del servizio, scatta l’estensione della SIP – “rischio in pensione??” – misteriosamente anche a favore di tutti i “graduati tre stelle” (dei Carabinieri e della Guardia di Finanza) che nei fatti concreti hanno, invero, assolto incarichi di modesto o nullo rischio diretto.
Questo “giochino estensivo”, in qualche modo avallato dalla Corte dei Conti, deve cessare.
Com’è possibile, per esempio, che un “tre stelle” della G.d F. in pensione guadagna il doppio o perfino il triplo del nostro Presidente della Repubblica … e non si tratta di pochi casi, ma della quasi globalità: cioè di tutti coloro che hanno svolto l’incarico di Vicecomandante, anche per soli pochi giorni. Sperperi delle risorse pubbliche, prebende e retribuzioni dorate ingiustificate elargite a quattro mani con acquiescenza della politica e della stessa Pubblica Amministrazione; in compenso sussiste la situazione Kafkiana per cui il resto degli appartenenti alla PA viene promosso, ma non ha alcun incremento di stipendio da ormai un biennio. E non ne avrà per il biennio a venire.
Un capitolo e un’indagine a parte meritano infine gli incarichi suppletivi, o in altri termini il pernicioso andazzo italico dei due o tre “mestieri” assegnati soprattutto a pensionati “scelti”, quali Consiglieri della Corte dei Conti, del Consiglio di Stato, ma anche delle varie società industriali (della Difesa, in particolare). Spesso si tratta di incarichi ”ectoplasmi”, nel senso più terreno del termine, derivati da nomine nepotistiche o clientelari che richiedono normalmente scarso impegno, in molti casi l’ incarico non viene addirittura svolto, ma si mantiene l’ emolumento di certo ben retribuito. Numerosissime sono le cosiddette “consulenze pelose o virtuali” di ex-generali o ex- dirigenti della P.A., svolte a favore di ditte e società con cui gli stessi hanno avuto a che fare nel corso del loro servizio. Si tratta di consulenze spesso ”sulla carta”, comunque profumatamente pagate, svolte da personaggi “faccendieri” che vengono ripagati dalle società per i loro pregressi favori in attività contrattuali. Oltre ad essere normalmente “incompetenti”, sono comunque indice di scarsa moralità; tolgono lavoro, motivazione e incarichi ai veri dipendenti della ditta, creando commistioni nella gestione e sostanziando una immagine poco “onorevole” di tali personaggi e della stessa ditta.
In definitiva, oltre che interferire con i reali lavoratori, curano solamente i propri interessi, andando dunque a condizionare l’assunzione di nuove giovani risorse.
Se ci fosse la volontà di correggere la deteriore situazione “politica e pubblica” attuale, si potrebbe perseguire una maggiore equità e un più logico rigore, adottando una politica di trasparenza mediante la pubblicazione (il cumulo degli emolumenti percepiti) di tutti gli interessi economici di cui sono destinatari politici o coloro che svolgono compiti – civili, della magistratura o militari – di alto profilo pubblico. Non ci si può limitare a prendere atto di tali situazioni abnormi, o meravigliarsi soltanto, ma si dovrà indagarne le cause con severità e con coraggio morale, procedendo senza indugi con azioni mirate che colpiscano le discrasie emerse smorzando la cupidigia personale, con provvedimenti che normalizzino il sistema con le analoghe realtà del contesto europeo mutuandone le relative norme anche amministrative, ed eliminando i conflitti di interessi correlati con i doppi/tripli incarichi e con le ”virtuali” consulenze aziendali.
Se dobbiamo sfoltire i militari, cominciamo pure da quelli che occupano ancora “cadreghe” a scapito di quelli in servizio effettivo (Consigliere Presidente Repubblica, Consigliere Ministero Difesa, ecc). Serve un segnale forte per soffocare la nefanda ingordigia di alcuni oligarchi che fra pensione di 150.000 euro, più la Speciale Indennità Pensionabile (SIP) di oltre 410.000 euro, a cui si aggiungono gli “stipendi” di Consigliere di oltre 200.000 euro ed altre varie prebende arrivano ad “accumulare” cifre dell’ ordine di 7- 800.000 euro all’anno.
E’ economicamente e moralmente indispensabile riportarne la totale retribuzione sotto i 300.000 euro. Il punto di partenza deve essere la “Trasparenza”; quindi un’opera di pulizia sulle retribuzioni “Multiple” spesso impropriamente pagate, stroncando quell’ insano rapporto creato dalla politica con l’apparato burocratico, per conferire maggiore equità fra le diverse classi sociali e per raccordare seriamente, con un nuovo rapporto di stima, sobrietà e autentica solidarietà, la generazione attualmente al potere con quelle future, ancora adolescenti.
Il futuro (e difficile) Governo rappresenta le speranze di tutti i cittadini, quelli moderati e quelli arrabbiati; costi quel che costi, dovrà con la necessaria autorevolezza e credibilità, adottare provvedimenti improntati ad una totale trasparenza, a una equità sociale autentica, demolendo quei guadagni “pubblici” iperbolici, indecorosi e ogni forma di nepotismo. Il cittadino ha diritto di sapere dove vanno a finire i propri soldi e per quali motivi vengono spesi. Trasparenza (anche online), rigore, ed onestà sociale debbono essere i pilastri della futura azione ”salvifica” di questa nostra Nazione, se si vuole sterzare in tempo prima dell’abisso.
Non c’è solo il Capo della Polizia, Manganelli, in “pole position” con circa 650.000 euro l’anno ma altri personaggi VIP viaggiano, “cumulando” vari incarichi, ben sopra i 700.000 euro annuali:
Consigliere del PdR Generale Mosca Moschini
Pensionato quale CSMD + SIP
Ex Capo delle Forze Armate Europee
Stipendiato quale Consigliere del PDR
Altre varie;
Consigliere del Mini Difesa: Ammiraglio La Rosa
Pensionato quale CSMM + SIP
Stipendiato Consigliere di Stato
Stipendiato Consigliere del Ministro Difesa
Altre varie;
Consigliere Ministro Esteri: Generale Camporini
Pensionato quale CSMD + SIP
Stipendio Consigliere Mini Esteri
Altri emolumenti;
Senatore (ex Comandante G.d.F): Generale Speciale
Pensionato quale C.Te Generale G.d.F. + SIP
Indennità Senato
Altre varie.
A questi vanno aggiunti tutti i 3 stelle, Vicecomandanti dei Carabinieri e Guardia di Finanza, che vanno in pensione con un toto-emolumenti vitalizio (pensione +SIP) che superano i 550.000 euro. E diversi, poi, hanno incarico anche quali Consiglieri alla Corte dei Conti o al Consiglio di Stato.
(Fonte liberoreporter – Grillo Scansadore)