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Ieri, oggi e non c’è il domani

Ieri la notizia diffusa dalla Confcommercio ha rivelato una realtà a dir poco inquietante: “Il 2012 dovrebbe presentare la peggiore variazione negativa della spesa reale pro capite della
storia della Repubblica (oltre il -3%)”. Secondo le analisi a campione dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il crollo dei consumi a fine anno rischia di scendere ulteriormente avvicinandosi al -5%. In parole povere non si spende più, non ne abbiamo più. Solo pochissimi settori di spesa (la telefonia e l’informatica) e solo un canale di distribuzione, il discount, tengono i livelli di fatturato reale del 2011. E’ del tutto evidente che al netto di un’inflazione di poco superiore al 3%, il potere d’acquisto del sistema commerciale si sia ovunque ridotto. Una vera e propria catastrofe per l’economia, dal momento che tale contrazione comporta una riduzione complessiva della spesa di ben 35,5 miliardi di Euro. Vuol dire mediamente una riduzione di spesa di circa 1.480 Euro a famiglia: cifra che supera una mensilità di stipendio.

Oggi anche l’Istat conferma le stime sul disastroso andamento dei consumi. Particolarmente allarmante la caduta dei consumi persino nel comparto alimentare, destinata ad attestarsi ad oltre il -2,5%. Questo vuol dire che le famiglie in campo alimentare (cioè il settore che per ultimo viene intaccato in una situazione di crisi), spenderanno 3,4 miliardi in meno. Una contrazione pari a -141 Euro annui a famiglia (esclusivamente nel settore alimentare). E le previsioni per il 2013 sono ancora, se possibile, peggiori.

Ovviamente alla riduzione di spesa si accompagnano scelte sempre più improntate al risparmio: dalla ricerca più attenta di offerte e promozioni, alla migrazione in massa verso i discount, a soluzioni innovative come l’orto in giardino o i gruppi di acquisto solidale.

Ed a catena se crollano i consumi, si riduce la produzione e, di conseguenza, si hanno importanti effetti sull’occupazione e, quindi, sul potere di acquisto delle famiglie (già diminuito di oltre il -11,8% dal 2008). Tale andamento continuerà ad alimentare la spirale negativa di crisi e recessione dalla quale non si intravede via d’uscita, complice anche l’elevatissima pressione fiscale che pesa sulle spalle dei cittadini.

“Certo è che, in una situazione simile, non è possibile affidarsi solo alla creatività delle famiglie sperando che riescano ad escogitare un modo per arrivare a fine mese: è indispensabile che il Governo si decida ad agire.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti di Federconsumatori.

Prima di tutto sui prezzi, controllandone la crescita ormai scandalosa, ed inoltre avviando misure di sostegno e di rilancio del potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, a partire da una detassazione delle tredicesime. Solo attraverso tali operazioni sarà possibile risollevare l’andamento dei consumi e, quindi, una ripresa della produzione, dell’occupazione e dell’intera economia. Mediamente la pressione fiscale a carico dei contribuenti in regola e’ addirittura del 55%. E’ un livello record che, inevitabilmente, zavorra drasticamente investimenti e consumi.

In questo scenario mi risulta strano e poco credibile, la lieve ripresa della fiducia dei consumatori rilevata dall’Istat. Infatti come e’ possibile che cresca, anche se poco la componente riferita al clima economico generale (da 69,5 a 71,0) e relativa al clima personale (da 92,0 a 92,3). Ma peggiorino i giudizi sulla situazione economica dell’Italia?(da -134 a -136 il saldo). O meglio la risposta che mi do e questa: abbiamo fiducia in noi stessi ma non nell’Italia. Pensiamo che l’Italia vada a fondo e noi restiamo a guardarla? Oppure, come giustamente sottolineato da Federconsumatori, l’Istat alcune rilevazioni li effettua ben lontano dall’Italia?

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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