Ecco quali sono i punti qualificanti della riforma del mercato del lavoro o meglio della fucilazione assistita che il governo Monti ha deciso di presentare al Parlamento dopo il mancato accordo con le parti sociali dovuto al veto della Cgil di Susanna Camusso.
Articolo 18 e licenziamenti. E’ il punto più controverso. Dal momento della sua entrata in vigore, lo schema messo a punto dal governo, e ispirato al modello tedesco, si applicherà a tutti i lavoratori, e cioé anche a quelli già assunti. Come già avviene oggi, i licenziamenti discriminatori (quelli legati a motivi religiosi, politici o sindacali) saranno nulli e comporteranno il reintegro del lavoratore. La novità è che questo varrà anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti, quelle cioé alle quali non si applica lo statuto dei lavoratori. Nel caso di licenziamenti disciplinari, la palla passerà al giudice, che potrà disporre il reintegro (ma solo se verificherà l’assenza di una giusta causa) o un indennizzo di valore compreso tra le 15 e le 27 mensilità. Sui licenziamenti per motivi economici il magistrato non potrà entrare nel merito delle motivazioni e non avrà la possibilità di disporre il reintegro, ma solo di stabilire un indennizzo, sempre di valore compreso tra le 15 e le 27 mensilità.
Apprendistato. Nel disegno del governola nuova normativa dell’apprendistato, appena rivista con la fissazione di termini più stringenti come la durata minima (ma è previsto anche il contratto a termine per le attività stagionali), dovrebbe rappresentare la principale porta d’ingresso al mondo del lavoro per i più giovani. Con uno sbarramento: le imprese potranno infatti farvi ricorso in proporzione alla capacità già dimostrata di trasformare gli apprendisti in lavoratori a tempo indeterminato.
Contratti a termine. Il governo vuole penalizzarli sul fronte dei costi e degli adempimenti burocratici, per disincentivare così le imprese dal loro utilizzo. Per i contratti a tempo determinato è previsto un contributo aggiuntivo dell’1,4 per cento (verrà restituito alle aziende che li trasformeranno in posti di lavoro fissi), mentre per quelli a progetto dovrebbe arrivare un incremento dei contributi previdenziali verso l’aliquota applicata ai dipendenti. Qualsiasi contratto a tempo determinato non potrà essere confermato per oltre 36 mesi, termine oltre il quale scatterà in automatico l’assunzione definitiva del lavoratore.
Partite Iva. Il governo vuole introdurre degli automatismi, che facciano ricadere (fino a prova contraria) queste collaborazioni nel quadro dei rapporti di tipo coordinato e continuativo quando si verificano tre condizioni: quando il contratto dura più di sei mesi nell’arco di un anno; il collaboratore ne ricavi oltre tre quarti del totale dei guadagni; lo stesso disponga di una postazione di lavoro fissa presso gli uffici del committente.
Assicurazione sull’impiego. Il governo, che tra l’altro punta a limitare l’uso della cassa integrazione straordinaria (tagliando fuori i casi di cessazione di attività), vuole introdurre un sussidio di disoccupazione universale chiamato Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego). Avrà una durata massima di 12 mesi per chi ha meno di 55 anni, che salgono a 18 per chi è al di sopra di questa soglia, con un importo massimo di 1.119 euro, che diminuisce del 15 per cento ogni sei mesi. Sostituirebbe l’attuale indennità di disoccupazione, ma anche la mobilità, cioé la somma che oggi viene erogata (fino a un massimo di 48 mesi per i lavoratori over 50 del Mezzogiorno) in caso di licenziamenti collettivi nelle aziende con più di 15 dipendenti.
Donne. Scatterà il divieto assoluto di chiedere le dimissioni in bianco alle donne, spesso utilizzate dalle aziende in caso di successiva maternità.