“È tempo di liberarsi dell’isteria Twitter. Ossia, di quel fenomeno per cui o la politica è ridotta alla sua grammatica in 140 caratteri o non è 2.0, cioè digitale, e dunque nuova. Perché non è questo il miglior contributo che Internet può dare al rinnovamento della partecipazione politica e in particolare al tentativo di riannodare il filo spezzato tra cittadini e istituzioni. A che servono concretamente, per esempio, hashtag come #lavoltabuona (Renzi), #unastonanuova (Passera) e #lastradagiusta (Vendola e, con gaffe, Alfano)? Quale fantastica innovazione starebbe in un presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che di domenica mattina annuncia, rispondendo via Twitter imprecisate sorprese sull’economia digitale? Un annuncio spot resta un annuncio spot, fuori e dentro la Rete. E non si era detto che era ora di smetterla? Ma Twitter è ovunque, nella narrazione mediatico-politica del Paese, come fosse la cifra di una nuova era e di un nuovo governo il cui mantra è la velocità a ogni costo, anche a discapito dei contenuti. Ecco, se la politica da Internet ha imparato solo questo senso deteriore del procedere spediti, l’annegare nel flusso continuo di promesse, smentite e analisi sommane, ha imparato male: il Web offre strumenti di dialogo col cittadino ben più strutturati e utili per i decison, e troppo spesso vengono accantonati, o usati a loro volta in modo incostante e opportunista per assecondare l’isteria modaiola di essere su Twitter, e di esserlo sempre. Ma quella non è contemporaneità: ne è la caricatura.” Fabio Chiusi
Claudio Rossi
“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”