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I danni del tabacco per l’economia

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Immagine Nomisma – La filiera del tabacco in Italia

Secondo le stime di studi promossi dai produttori il valore delle vendite di prodotti del tabacco in Italia, nel 2010, è stato pari a 18,4 miliardi di euro, le entrate fiscali (costituite dai proventi delle accise e dell’Iva) sono state pari a 13,7 miliardi di euro, e l’intera filiera, nelle varie fasi dalla produzione alla distribuzione, ha coinvolto 204.000 addetti. Per valutare il valore economico del tabacco per l’Italia, è necessario considerare anche i costi che la società deve sostenere per i suoi effetti negativi.

Costi diretti, indiretti e intangibili del tabacco. Le stime dei costi dovrebbero includere i costi diretti (le spese sanitarie sostenute dal servizio pubblico e dai privati per trattare le malattie associate al fumo), i costi indiretti (la perdita di produttività, i danni procurati dai mozziconi di sigarette o dalle pratiche della tabacchicoltura) e i costi intangibili causati dalle sofferenze patite da coloro che si ammalano e dai loro cari. Considerando i soli costi diretti, le stime variano secondo il tipo di sistema sanitario e dei metodi usati: tra i Paesi simili all’Italia, i costi diretti assommano a più di 8 miliardi di dollari in Germania, più di 9 miliardi in Gran Bretagna e oltre 16 miliardi di dollari in Francia. Bisogna tener conto anche dei costi per la perdita di produttività, per gli incendi causati dal fumo a edifici o aree coperte da vegetazione, per le sofferenze causate dalle malattie ai fumatori, alle vittime del fumo passivo e alle famiglie degli uni e degli altri. Uno studio commissionato dall’Unione europea ha stimato questi costi per l’anno 2000 in Italia: i costi sanitari sarebbero pari a oltre 4,5 miliardi di euro, la perdita di produttività per assenteismo e pensionamento anticipato a più di un miliardo e il valore delle morti premature, stimato con il metodo del willingness-to-pay di oltre 24,5 miliardi di euro.

Costo – opportunità. In tutti i Paesi, il denaro che i fumatori spendono per acquistare le sigarette è sottratto a altri impieghi, in particolare l’acquisto di beni e servizi essenziali come il vestiario, l’istruzione, la casa, i trasporti e l’alimentazione. È esemplificativo un dato proveniente dal Vietnam, dove i fumatori hanno speso per il tabacco 3,6 volte più che per l’istruzione. In Italia, una famiglia spende in media 134 euro al mese per il vestiario e 28 euro al mese per l’istruzione, un genitore che fuma 20 sigarette al giorno spende 120 euro al mese per comprarle.

Costo – accessibilità. L’accessibilità delle sigarette è il rapporto tra il prezzo di un pacchetto e il reddito medio pro capite, una misura per esprimere quanto lavoro è richiesto al fumatore per acquistare le sigarette. Per esempio nel 2009, in Kenya, un lavoratore doveva lavorare almeno un’ora per comprare un pacchetto di sigarette, in Giappone un lavoratore doveva lavorare 11 minuti. Secondo l’Oms: “Se i prezzi delle sigarette aumentano più lentamente del potere di acquisto dei consumatori, esse diventano più accessibili e i consumi aumentano”. L’Italia si colloca, in Europa, nella terza fascia di prezzo, che è molto più elevato in Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi, ancora alto in Francia e in Germania, un po’ più basso in Spagna, molto più basso nei Paesi dell’Est.

*Dati Centro nazionale di epidemiologia


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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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