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I 12 punti per il benessere della società, altro che PIL

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Il PIL è il tentativo meglio riuscito di misurazione del valore del prodotto realizzato e di osservazione delle oscillazioni del ciclo economico e non una misura del progresso e del benessere di una società, in quanto “il benessere di una nazione difficilmente può essere tratto da una misura di reddito nazionale”. E’ riduttivo definire il PIL come un indicatore, ma si tratta piuttosto di una misura calcolata all’interno di almeno tre conti della Contabilità Nazionale (della produzione, della distribuzione, degli impieghi), con cui si dà una dimensione al valore del prodotto realizzato da milioni di imprese, ai redditi percepiti da milioni di lavoratori, ai consumi effettuati da milioni di famiglie, alle entrate e alle uscite del bilancio pubblico e alle relazioni economiche tra un paese e il resto del mondo. Il PIL non considera le attività svolte al di fuori del mercato (come il volontariato e il lavoro domestico), le esternalità negative sociali e ambientali del sistema produttivo, non tiene conto degli aspetti distributivi (del reddito, della ricchezza, delle esternalità negative di tipo sociale e ambientale) e valuta al costo dei fattori l’attività della Pubblica Amministrazione (con la conseguenza che se aumentano gli sprechi e le inefficienze dell’apparato pubblico aumenta il PIL), includendo in essa le spese per la difesa. 

Disse Simon Smith Kuznets, premio Nobel per l’economia nel 1971: “Come già notato, le misure convenzionali del prodotto nazionale e delle sue componenti non riflettono molti costi e aggiustamenti nelle strutture economiche e sociali conseguenti alle principali innovazioni tecnologiche e, in effetti, ne omettono anche i ritorni positivi. La teoria precedente che è a monte di queste misure definisce i fattori produttivi in modo relativamente ristretto e lascia la crescita della produttività come un gap inspiegato, come una misura della nostra ignoranza. Questo difetto della teoria nei confronti delle nuove evidenze ha condotto negli anni recenti a un dibattito vivace e ai tentativi di espandere la cornice della contabilità nazionale per comprendere costi nascosti ma chiaramente importanti, come ad esempio l’istruzione vista come investimento in conto capitale, lo spostamento verso la vita urbana, l’inquinamento o altri risultati negativi della produzione di massa. Questi sforzi dovranno spiegare anche alcuni risultati positivi, quali la maggior longevità e salute, la maggior mobilità, il maggior tempo libero o le minori disuguaglianze di reddito…. Il ruolo della famiglia come centro delle decisioni economiche non solo in merito ai consumi ma anche in merito agli investimenti”. 

Anche l’OCSE si è impegnata fortemente sul tema della misurazione del progresso e del benessere, con l’obiettivo di dare risposta alle esigenze dei cittadini e dei decisori politici di informazioni migliori sul benessere e il progresso della società. L’OCSE configura uno schema multidimensionale di benessere con obiettivi finali e intermedi e due ottiche trasversali secondo il quale “il progresso di una società si verifica quando si consegue un aumento del benessere equo e sostenibile”.

Nel 2005 il CNEL ha presentato il progetto “Indicatori per lo sviluppo sostenibile“. Nell’ambito di tale progetto ci si è posto l’obiettivo di coprire le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economico, sociale e ambientale. Tale progetto fu approvato all’unanimità dalle Parti Sociali rappresentate al CNEL in occasione dell’Assemblea del 28 aprile 2005. E’ stato proposto e realizzato un sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile basato su indici (aggregati tematici di indicatori), su indicatori (descrittori diretti di fenomeni economici, sociali ed ambientali) e su target (obiettivi da perseguire nel tempo) e, sulla base di esso, è stato predisposto un Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia, capace di descriverne lo stato attuale della sostenibilità e di consentirne il monitoraggio nel futuro. 

L’obiettivo è stato, quindi, la determinazione delle aree considerate più rilevanti, che identificano il benessere, nella sua composizione qualitativa e quantitativa, per poter misurare anche la dinamica temporale di questo benessere. L’intenzione di costruire, quindi, un set di indicatori che si affianchi alla PIL e ne consenta di superare i limiti di indice unico, monodimensionale ed esclusivo. Gli ambiti specifici che determinano il benessere della società sono:

  • Ambiente

Un ambiente che si trova in uno stato vitale e resiliente costituisce un requisito essenziale per garantire un autentico benessere per tutte le componenti della società. Acqua pulita, aria pura e cibo non contaminato sono possibili solo in un contesto ambientale “sano” in cui la dimensione di naturalità sia capace di integrarsi con le attività umane produttive e sociali. Le nostre società devono essere capaci di imparare a vivere entro i limiti di un solo Pianeta. La disponibilità e l’utilizzo da parte dell’uomo di beni e servizi naturali richiedono l’attribuzione di una dimensione centrale al patrimonio naturale nei nostri sistemi economici, in quanto esso costituisce la base fondamentale della fornitura di beni e servizi essenziali al benessere umano, come peraltro dimostrato da importanti rapporti internazionali e da una ricca letteratura scientifica in merito (vedasi, ad esempio, i rapporti del Millennium Ecosystem Assessment, www.maweb.org, e del The Economics of Ecosystems and Biodiversity, www.teebweb.org). Inoltre una valorizzazione delle risorse ambientali dà a tutte le categorie sociali indistintamente la possibilità di fruire dei beni tangibili e intangibili che offre la natura, contribuendo così a diminuire le disuguaglianze presenti nella nostra società.

  • Salute

La salute rappresenta un elemento centrale nella vita e una condizione indispensabile del benessere individuale e della prosperità delle popolazioni, come documentato a livello globale dai lavori della Commissione WHO su Macroeconomics and Health (WHO 2001) e richiamato, a livello europeo, dalla Strategia di Lisbona per lo Sviluppo e il Lavoro lanciata dalla Commissione Europea nel 2000 in risposta alle sfide della globalizzazione e dell’invecchiamento. Essa ha conseguenze che impattano su tutte le dimensioni della vita dell’individuo in tutte le sue diverse fasi, modificando le condizioni di vita, i comportamenti, le relazioni sociali, le opportunità e le prospettive dei singoli e, spesso, delle loro famiglie .Riconoscendole una caratteristica multidimensionale, l’OMS (1948) definisce la salute come la capacità dei soggetti di essere in equilibrio con se stessi e con il proprio contesto e di godere, quindi, di un “completo benessere fisico, mentale e sociale” e non soltanto come assenza di malattia. Sul piano del diritto, l’art. 32 della Costituzione Italiana riconosce la salute come un ”diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività”. Gli economisti la definiscono un “bene meritorio”, cioè un bene ritenuto fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica e culturale di una società civile. A fronte dell’evoluzione favorevole dello stato di salute della popolazione nei decenni, i progressi ottenuti non hanno interessato equamente tutti i cittadini creando (o perpetuando) per alcune dimensioni più che per altre, diseguaglianze tra individui, gruppi sociali e territori in appropriatezze ed esiti perversi. Via via che l’età cresce, il ruolo svolto dalla condizione di salute tende a divenire sempre più importante, fino a essere quasi esclusivo tra i molto anziani, quando il rischio di cattiva salute è maggiore e l’impatto sulla qualità della vita delle persone può essere anche molto severo.

  • Benessere economico

Le capacità reddituali e le risorse economiche non devono essere viste come un fine, ma piuttosto come il mezzo attraverso il quale un individuo riesce ad avere e sostenere un determinato standard di vita. Un’analisi del benessere economico fa riferimento al reddito, alla ricchezza, alla capacità di consumo, ma anche ad alcune dimensioni di benessere materiale che tali strumenti permettono di acquisire (condizioni abitative, possesso di beni durevoli, ecc.). Inoltre, non può limitarsi allo studio dei livelli medi o mediani degli indicatori scelti, ma deve necessariamente dar conto della disuguaglianza della distribuzione e redistribuzione delle risorse nella popolazione: un più alto livello di reddito nazionale può essere conseguito a prezzo di una maggiore diseguaglianza, di una maggiore insicurezza economica o rinunciando a raggiungere obiettivi di politica sociale, come ad esempio la riduzione della povertà. La misura del benessere economico non è quindi la “semplice” misurazione della capacità del sistema economico italiano di crescere, ma anche della sua capacità di trasformare la crescita economica in un aumento di equità e sostenibilità, attraverso l’analisi del sistema economico, delle politiche redistributive e dei loro effetti sulle famiglie.

  • Istruzione e formazione

L’istruzione, la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono opportunità altrimenti precluse. L’istruzione non ha solo un valore intrinseco ma influenza il benessere delle persone in modo diretto. Le persone con livello di istruzione più alto hanno un tenore di vita più elevato e hanno maggiori opportunità di trovare lavoro, vivono di più e meglio perché hanno stili di vita più salutari e hanno maggiori opportunità di trovare lavoro in ambienti meno rischiosi. Inoltre, a livelli più elevati di conseguimento in termini di istruzione e formazione corrispondono livelli più elevati di accesso e godimento consapevole dei beni e dei servizi culturali, e una partecipazione attiva al processo di produzione nei settori della cultura e della creatività.

  • Lavoro e conciliazione tempi di vita

Possedere un lavoro adeguatamente remunerato, ragionevolmente sicuro e rispondente alle competenze, costituisce un’aspirazione universale delle persone contribuendo in modo decisivo al loro benessere. Se la mancanza di una “buona occupazione” ha senza dubbio un impatto negativo sul livello di benessere, un impatto simile può avere una cattiva distribuzione degli impegni lavorativi che impedisca di conciliare tempi di lavoro e tempi di vita familiare e sociale.

  • Relazioni sociali

Le reti relazionali alle quali appartengono e nelle quali si riconoscono gli individui rappresentano una risorsa importante che consente di perseguire i propri fini potendo contare su risorse aggiuntive rispetto alle dotazioni di capitale economico e culturale di cui si dispone (Bourdieu, Coleman). In letteratura prevale il convincimento che un clima generalizzato di fiducia interpersonale, l’elevata partecipazione a reti associative e la diffusa presenza di cultura civica accrescano il benessere individuale e la coesione sociale, consentendo una migliore performance, una maggiore efficienza delle politiche pubbliche e un minore costo delle transazioni economiche. Nel nostro Paese di particolare interesse risultano le reti informali che comprendono l’insieme delle relazioni interpersonali che gravitano e si intrecciano attorno alle persone (relazioni familiari, parentali, amicali, di vicinato, di mutuo aiuto). All’interno di questi network si mobilitano le risorse (umane e materiali) che assicurano sostegno e protezione agli individui sia nella vita quotidiana, sia, in particolar modo, nei momenti critici e di disagio, rappresentando così un elemento essenziale di coesione sociale.

  • Sicurezza

La sicurezza personale è un elemento fondativo del benessere degli individui. Essere vittima di un crimine può comportare una perdita economica, un danno fisico e/o un danno psicologico dovuto al trauma subito. L’impatto più importante della criminalità sul benessere delle persone è il senso di vulnerabilità che determina. La paura di essere vittima di atti criminali può influenzare molto le proprie libertà personali, la propria qualità della vita e lo sviluppo dei territori. Anche la tematica della violenza è strettamente legata alla sicurezza personale e alla qualità della vita.

  • Benessere soggettivo 

È ormai ampiamente acquisita la nozione che attribuisce alla rilevazione degli aspetti soggettivi un alto valore informativo e analitico. Le percezioni e le valutazioni infatti influenzano il modo in cui le persone affrontano la vita e usufruiscono delle opportunità. Gli indicatori soggettivi rappresentano utili complementi agli indicatori strettamente oggettivi, in quanto consentono di valutare le eventuali divergenze tra ciò che le persone riferiscono e ciò che viene catturato dagli indicatori oggettivi. La considerazione di tali indicatori permette di avere una visione più articolata e completa, soprattutto in funzione della descrizione del benessere47. Il concetto di benessere (che trova un riferimento più generale nel termine di qualità della vita) è articolato in letteratura in due macro dimensioni (Michalos, 2008; Zapf, 1975, 1984):

– condizioni di vita, che presenta sia aspetti oggettivi sia soggettivi;

– benessere soggettivo.

Quest’ultimo presenta un carattere di trasversalità, in quanto può essere riferito sia ad ambiti di vita specifici, sia alla vita nel suo complesso.

  • Paesaggio e patrimonio culturale

Per definire con chiarezza il dominio Paesaggio e patrimonio culturale conviene partire dalla classica distinzione, enunciata da Biasutti (1962), fra le due dimensioni del concetto di paesaggio: “il paesaggio sensibile o visivo, costituito da ciò che l’occhio può abbracciare in un giro di orizzonte o, se si vuole, percettibile con tutti i sensi; un paesaggio che può essere riprodotto da una fotografia (…) o dal quadro di un pittore, o dalla descrizione, breve o minuta, di uno scrittore” e il paesaggio geografico, che è “una sintesi astratta di quelli visibili, in quanto tende a rilevare da essi gli elementi o caratteri che presentano le più frequenti ripetizioni sopra uno spazio più o meno grande, superiore, in ogni caso, a quello compreso da un solo orizzonte”. Nel binomio “paesaggio e patrimonio culturale”, che definisce questo dominio, collochiamo quindi sotto la voce “paesaggio” il paesaggio sensibile di Biasutti, mentre assegniamo il paesaggio geografico – ovunque abbia valore storico – alla voce “patrimonio culturale”, insieme agli altri beni culturali (musei, monumenti, ecc.). Il paesaggio sensibile è quello dell’esperienza individuale, che può concorrere al benessere degli individui su un piano, per così dire, esistenziale: i fattori che ne determinano l’influsso sulla qualità della vita delle persone sono imponderabili e tutt’altro che limitati alla sfera dei valori estetici. In parte forse predominante pesano, infatti, valori affettivi e simbolici legati alla memoria personale, alle abitudini della vita quotidiana,ecc.: il tutto filtrato, in ogni caso, attraverso la lente della percezione soggettiva. Il paesaggio geografico, invece, è quello sedimentato dalla storia in forme caratteristiche, riconosciute dalla collettività, che conferiscono una particolare identità a una regione dello spazio fisico: “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” secondo la definizione del Codice dei beni culturali e del paesaggio. In questa accezione, il paesaggio è parte integrante del patrimonio culturale, cioè dell’eredità storica (heritage) della collettività, e come tale è considerato dalla Costituzione italiana, che lo associa nella tutela al “patrimonio storico e artistico della Nazione” (Art. 9). Specifica attenzione deve essere dedicata alla componente del paesaggio agrario, “la forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue attività produttive agricole coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale” 48 ; la tutela del paesaggio rurale, è anche uno degli obiettivi strategici del Piano Strategico Nazionale di sviluppo rurale 2007- 2013, con la motivazione che il paesaggio “costituisce una risorsa fondamentale, determinando un valore aggiunto per le produzioni con denominazione di origine, configurandosi come elemento chiave per le sviluppo turistico e per la biodiversità legata alla qualità degli spazi coltivati (…) e rappresentando un aspetto caratterizzante la qualità della vita nelle aree rurali” 49 . Al paesaggio/patrimonio culturale così considerato possono applicarsi misure oggettive, riferibili tanto alla quantificazione e qualificazione delle dotazioni territoriali, quanto all’efficacia della governance nella tutela delle dotazioni stesse. In questo senso, il grado di conservazione dei paesaggi riconosciuti di valore storico è assunto, al pari della consistenza del patrimonio artistico e monumentale, come un correlato della capacità di un territorio di rappresentare – grazie alla ricchezza del proprio patrimonio culturale e paesistico – una fonte di benessere per la collettività. Tuttavia, il paesaggio è una realtà in divenire, le cui modificazioni non sono necessariamente peggiorative e in tal senso non è da considerarsi un valore positivo la conservazione in sé, quanto specificatamente la tutela dei paesaggi tradizionali o storici, per i benefici che ne derivano su diversi piani, documentati da un’ampia letteratura e tutti riconducibili alla dimensione del benessere collettivo: preservazione della memoria storica e dell’identità dei territori, creazione di ricchezza attraverso il turismo e la valorizzazione delle produzioni tipiche, protezione dell’ambiente e difesa del suolo. Come dimostra, poi, la vitalità dell’associazionismo locale, la tutela del paesaggio è anche un importante fattore di aggregazione sociale, e un tema fortemente sentito come connesso alla qualità della vita.

  • Ricerca e innovazione

La ricerca e l’innovazione costituiscono una determinante indiretta del benessere e sono alla base del progresso sociale ed economico, tanto più importante in un’economia, come quella italiana, che mostra un pesante ritardo in un contesto che attende risposte alle sfide del cambiamento economico, demografico e sociale.

  • Qualità dei servizi

Il legame tra disponibilità di servizi e benessere dei cittadini si fonda su un approccio interpretativo in cui gli investimenti pubblici di qualità migliorano le condizioni generali di contesto in cui vivono e operano i cittadini e le loro articolazioni sociali ed economiche. La scelta dei servizi da prendere a riferimento dipende da due distinti ordini di considerazioni, relativi a cosa qualifichi come essenziale un servizio nello specifico contesto di una politica, e a quali requisiti debbano essere soddisfatti affinché la fissazione di obiettivi sia fattibile. L’individuazione dei servizi e della qualità delle prestazioni dipende dal diverso grado di sviluppo, che fa aumentare il livello e le tipologie di servizi percepiti come essenziali. Ad esempio con il crescere del grado di sviluppo, le prestazioni sanitarie considerate minime si estendono a una gamma crescente di trattamenti. Sono rilevanti gli aspetti distributivi (equità), cioè la connessione tra livello individuale del reddito e disponibilità di servizi: l’inadeguata disponibilità di servizi colpisce particolarmente chi non ha condizioni di reddito sufficienti per ricorrere ad alternative, mentre la non disponibilità di servizi di base costituisce essa stessa un fattore di povertà e di esclusione. In quest’ottica la povertà è intesa come privazione di opportunità e dotazioni essenziali cui ogni individuo ha diritto (nutrimento, educazione di base, accesso a servizi sanitari, servizi idrici, possibilità di partecipazione alla vita sociale e politica, possibilità di lavoro …). Questo implica che servizi inadeguati aggravano direttamente le condizioni di marginalità e di esclusione, e che dunque un intervento deciso sul miglioramento di diffusione e qualità dei servizi contribuisce direttamente alla riduzione dell’esclusione sociale e della povertà.

  • Politica e istituzioni

Oggi più che mai i cittadini richiedono trasparenza dalle loro istituzioni. La qualità del processo di decisione politica è essenziale per la fiducia nelle istituzioni della democrazia. Apertura e trasparenza migliorano i servizi pubblici e riducono i rischi di frode, corruzione e cattiva gestione dei fondi pubblici. Una società coesa esiste solo se i cittadini hanno fiducia nelle loro istituzioni e nella pubblica amministrazione. L’opportunità di esprimere un’opinione politica e di partecipare al processo decisionale è importante per la qualità della vita.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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