Giustizia italiana? Un disastro. Processi lunghi che scoraggiano il cittadino, e minano il rapporto di fiducia con la giustizia. Un sistema della giustizia inefficace e inefficiente che necessita urgentemente di una riforma. L’Italia è la bara del diritto. I dati parlano chiaro.
L’Italia è la lumaca dell’Unione Europea, superata solo da Cipro, per la lunghezza delle cause civili e commerciali. In media, secondo il quinto “Justice Scoreboard” della Commissione Europea, che misura l’efficienza della giustizia nei Paesi membri dell’Ue, nel nostro Paese occorrono ancora oltre 500 giorni, in media, per chiudere una causa in primo grado (dato 2015). Solo Cipro riesce a far peggio, con oltre 600 giorni, ma l’ultimo dato disponibile per l’isola risale al 2013.
In altri 10 Paesi (Olanda, Austria, Estonia, Svezia, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Danimarca, Germania, Polonia) servono dai 100 ai 200 giorni. In Lettonia e Slovenia occorrono dai 200 ai 300 giorni, mentre in Portogallo, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Croazia e Slovacchia ne servono dai 300 ai 400. Segue Malta, dove la situazione è molto migliorata (nel 2010 servivano oltre 800 giorni per concludere in primo grado), ma servono ancora circa 440 giorni per arrivare in giudizio. Non sono disponibili dati per Bulgaria, Irlanda e Regno Unito.
Non solo. Il Belpaese è agli ultimi posti in Europa anche nel numero dei magistrati: sono poco più di 10 ogni 100mila abitanti, all’incirca come in Francia e in Spagna, ma molti meno che in Germania (circa 23; il rapporto non indica dati puntuali, ma solo grafici a barre). Ma non è tutto perché siamo in fondo alla classifica anche per il numero di giudici che partecipano a corsi di formazione sul diritto europeo, con l’8% del totale. In Francia è il 19%, in Germania il 29%.
Ovviamente l’unico primato che abbiamo è quello del numero di avvocati, superati solo dal Lussemburgo. In Italia sono circa 390 ogni 100mila abitanti. In Francia sono meno di 100, in Germania circa 200, in Spagna circa 310 ogni 100mila abitanti.