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Giungla Rc Auto

 

Un automobilista maschio, di 45 anni, classe di merito 14, che voglia assicurare una Golf 1,9 diesel, se risiede a Bergamo se la cava con 1.000 euro e spiccioli, ma già a Latina deve sborsare il doppio. A Foggia la tariffa sale ancora e a Napoli triplica. Da Latina in giù, poi, le tre compagnie che abbiamo esaminato accettano di stipulare la polizza Rc pura e semplice, senza furto, danni e altre garanzie. A Napoli Unipol e Zurich praticano tariffe quasi identiche. Se questo confronto è lo spaccato di quanto avviene in Italia, verrebbe il sospetto che le tariffe del Sud servono a finanziare gli sconti praticati non solo a Bergamo, ma in varie altre città del Nord. Le compagnie di assicurazione che operano nell’RcAuto fuggono dal Mezzogiorno: secondo una stima dello Sna, il Sindacato agenti di assicurazione, oltre 1.500 agenzie sono andate perdute, lasciando ai margini più di 1.000 professio- nisti e un indotto di oltre 5 mila operatori dipendenti e collaboratori subagenti. Molte compagnie, poi, nel Mezzogiorno non hanno mai messo piede. Su un totale di 61 imprese RcAuto, soltanto 24 operano con agenzie in tutto il territorio nazionale. A fare le spese di tutto questo sono gli au- tomobilisti meridionali, costretti a pagare polizze d’oro, a parità di classi di merito. Minor presenza sul posto significa minor concorrenza e quindi libertà di applicare aumenti tariffari senza il rischio di perdere clientela. Non c’è indice di maggior sinistrosità che giustifichi una forbice così  esagerata. Che la minor concorrenza sia una causa dei rincari lo ha sottolineato anche l’Autorità Antitrust, nel suo Rapporto sul settore presentato il 12 ottobre scorso al Senato. Comparando Palermo e Roma, risulta che, a parità di frequenza dei sinistri (elevata), il minor numero di compagnie presenti nel capoluogo siciliano rispetto alla capitale, comporta un tasso di crescita dei premi quasi triplo. L’Antitrust ha poi confrontato due città del Mezzogiorno, Bari e Reggio Calabria, dove la crescita dei premi è risultata del 30 per cento maggiore rispetto alla città pugliese proprio a causa della minor presenza di operatori.

Sempre l’Antitrust ha inflitto nel 2011 una multa di 450 mila euro all’Ina-Assitalia, per avere disdettato decine di migliaia di polizze in Campania, Puglia e Calabria a utenti considerati non redditivi, senza spiegare loro il perché e senza inviare l’attestato di rischio. In cambio di un rinnovo contrattuale la compagnia avrebbe preteso un forte aumento offrendo, anche in questo caso, la sola garanzia responsabilità civile auto. Ma le multe lasciano un po’ il tempo che trovano: le compagnie le ricaricano sulle tariffe. Stesso effetto avranno le 14 istruttorie avviate dall’Isvap, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni, contro altrettante compagnie che pretendevano premi annui fino a 8.500 euro per eludere l’obbligo a contrarre che la legge prevede anche a carico delle imprese. Le prime sei si sono concluse con sanzioni per complessivi 6 milioni di euro.

Se le compagnie tradizionali lasciano il Sud, quelle telefoniche lo evitano: da varie zone del Mezzogiorno è tuttora impossibile ottenere un preventivo, formando il numero verde di imprese fra le più più pubblicizzate, mentre via computer non si riescono a compilare tutti i dati. Finti incidenti e truffe varie non possono essere l’eterno movente per rendere il sistema tariffario sempre meno mutualistico. La verità, secondo l’Autorità Antitrust, è che le compagnie non dedicano energie sufficienti per scovarle, come avviene invece in Francia e nel Regno Unito.

(Fonte L’Espresso)

 

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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