Nel 2014, secondo la Federazione internazionale dei giornalisti, sono stati 128 i giornalisti uccisi in tutto il mondo, distribuiti in 32 Paesi. Durante il 2014 sono stati anche rapiti 119 giornalisti e altri 178 sono stati imprigionati.
Il triste primato dei Paesi più colpiti spetta al Messico, ma i professionisti dell’informazione sono caduti anche in Brasile, Colombia, El Salvador, Honduras, Perú e Paraguay. Giornalisti spesso uccisi in quanto denunciavano con fermezza i rapporti tra Narcos e politica, e la corruzione ai più svariati livelli.
Nel resto del mondo i reporter caduti mentre effettuavano il proprio mestiere spesso erano impegnati in zone di guerra: sedici giornalisti sono stati uccisi in Israele durante l’offensiva militare a Gaza, 13 in Siria, 12 in Pakistan. L’Iraq ha il quarto posto nella lista dei paesi più pericolosi, con 10 giornalisti uccisi. Il Medio Oriente è la regione più mortifera per la professione con ben 46 giornalisti assassinati, davanti all’Asia 31, l’America Latina 27, l’Africa 14, e l’Europa 10.
I giornalisti sono “presi di mira non solo per limitare la libera circolazione delle informazioni, ma sempre più come leva per garantire enormi concessioni politiche attraverso la violenza pura”, ha detto il presidente della Fig, Jim Boumelha.