In 7 Regioni il 60% dei reati è contro il territorio e l’ambiente. Questo è quello che è emerso dal “Primo rapporto sullo stato del paesaggio alimentare italiano” curato dal Corpo Forestale dello Stato con l’Eurispes.
Negli ultimi 12 anni lo stato del territorio italiano è notevolmente peggiorato sia per il rischio sismico, sia nella quantità di aree soggette a criticità idrogeologiche. Il numero dei Comuni in aree ad elevato rischio idrogeologico, straordinariamente cresciuto, è passato a 6.631, equivalente al 10% della superficie territoriale italiana (29,5mila kmq), e quello dei Comuni a rischio sismico è salito a 2.893, il 44% del territorio complessivo (131mila kmq).
Sulla base della superficie territoriale ad elevato rischio naturale, si stima che la popolazione potenzialmente esposta ad un elevato rischio idrogeologico sia pari a 5,8 milioni di persone e ad elevato rischio sismico sia pari a 21,8 milioni di persone. La causa principale di questo peggioramento si conferma il comportamento dell’uomo. L’abbandono del territorio extraurbano dall’attività produttiva ed agricola, dalla manutenzione ordinaria degli spazi aperti; la cementificazione e l’impermeabilizzazione crescente dei suoli insieme con le forme di urbanizzazione del contesto nazionale moderno suburbano (lo sprawl urbano); l’eccessivo uso di suolo; l’abusivismo edilizio; il disboscamento; l’uso di tecniche agricole poco rispettose dell’ambiente; la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua; l’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi; l’estrazione illegale di inerti, la cementificazione degli alvei e il disboscamento dei versanti collinari e montuosi, gli incendi boschivi: sono tutti fattori che contribuiscono al peggioramento dell’assetto idraulico del territorio, rendendo i suoli più poveri e quindi più vulnerabili ai fenomeni atmosferici violenti ed amplificando il rischio che interessa, in modi e forme diverse, praticamente tutto il territorio nazionale.
Secondo l’Istat il consumo di suolo in Italia è pari al 7,3% della superficie totale; tra il 1995 ed il 2009 l’Ispra (Legambiente, 2012) attesta che in Italia sono state costruite circa quattromilioni di nuove abitazioni con l’impiego di circa tre miliardi di metri cubi di cemento che hanno determinano la distruzione di circa 100 ettari di suolo. Ma il vero problema è l’edificazione irregolare ed abusiva: dal 2003, anno dell’ultimo condono edilizio, ad oggi, sono state costruite oltre 258mila case illegali. Secondo le stime di Legambiente in 1.121 comuni (l’85% di quelli analizzati in Ecosistema rischio 2011) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, e nel 31% dei casi in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri.
All’edificazione selvaggia si aggiunge inoltre la distruzione provocata dagli incendi boschivi che contribuiscono ad indebolire la capacità statica dei terreni, privandoli della fauna di superficie, e rendendoli quindi più sensibili all’azione dilavante delle piogge. Secondo i dati del Corpo forestale dello Stato dal 1970 al 2012 sono andati in fumo circa 4.451.831 Ha di territorio, il 46% di superficie boscata ed il 64% di superficie non boscata. I grafici che seguono evidenziano l’andamento del numero di incendi e della superficie complessiva percorsa dal fuoco, distinta tra superficie boscata e non. L’andamento negli anni, sia del numero di incendi sia della loro dimensione, mostra dei picchi che si presentano quasi con una puntuale regolarità ogni 4-5 anni.
Dal 1944 ad oggi il Paese ha speso circa 242,5 miliardi di euro per fronteggiare i danni provocati da terremoti e da eventi franosi ed alluvionali: circa 3,5 miliardi all’anno. La spesa, stimata e rivalutata in base agli indici Istat al 2011 sempre nel Rapporto Cresme-Ance, è stata destinata per 74,6% ai danni da terremoto e per il 25,4% a danni da dissesti idrogeologici. Il 55% dei 242,5 miliardi (circa 132,5 miliardi) ha riguardato il costo dei danni provocati da eventi verificatisi tra il 1944 e il 1990, con una media di circa 2,8 miliardi all’anno; il 37%, poco meno di 90 miliardi, ha finanziato costi per danni relativi ad eventi verificati tra il 1991 e il 2009, circa 4,7 miliardi all’anno: il restante 8%, pari a 20,5 miliardi, è servito a finanziare i costi delle calamità naturali accadute dal 2010 a oggi, con una media annua di circa 6,8 miliardi. Nell’ultimo triennio viene considerato il costo relativo ai danni diretti provocati dal recente terremoto di maggio 2012 che ha interessato le regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, stimato dalle autorità italiane in 13,3 miliardi, nonché del volume medio annuo dei danni da dissesto idrogeologico degli ultimi 20 anni, indicato dall’attuale Ministro dell’Ambiente in 2,5 miliardi.