Quasi un italiano su tre, il 31%, è single. Le famiglie composte da un unico componente sono salite a quasi 7,7 milioni, con un aumento record del 41% in dieci anni. La spesa media per alimenti e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62% superiore a quella di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 204 euro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell’ultimo censimento Istat sulla popolazione e famiglie in Italia.
In Italia sono passate da 5.427.621 (24,9% del totale) a 7.667.305 (31,2% del totale) le cosiddette famiglie unipersonali per effetto dei profondi mutamenti demografici e sociali che si sono verificati. La tendenza all’aumento si osserva su tutto il territorio italiano, precisa la Coldiretti, ma le percentuali piu’ elevate di “single” si registrano in Liguria (40,9 per cento), la Valle d’Aosta (39,6 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (35,6 per cento), mentre percentuali più basse del valore nazionale si hanno per quasi tutte le regioni del Meridione, secondo l’analisi relativa al periodo 2001 -2011.
Con il maggior numero di italiani che vivono da soli si è verificata una forte crescita del numero di unità familiari presenti in Italia che solo salite a 24.611.766, con un aumento dell’11,5 per cento in dieci anni. Il cambiamento della struttura familiare, afferma la Coldiretti, influenza profondamente i bisogni ed i comportamenti socioeconomici degli italiani.
Vivere da soli è piu’ costoso: i single in Italia spendono per gli acquisti alimentari oltre il 60 per cento in rispetto alla media delle famiglie italiane, secondo una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia che la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 332 euro al mese mentre ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone ne spende 204. I motivi della maggiore incidenza della spesa sono certamente da ricercare nella necessità per i single di acquistare spesso maggiori quantità di cibo per la mancanza di formati adeguati che comunque anche quando sono disponibili risultano molto piu’ cari di quelli tradizionali.
A far aumentare le famiglie unipersonali è stato soprattutto l’invecchiamento della popolazione con un crescente numero di persone anziane che vivono sole. E’ proprio in questa fascia che si concentra il maggior disagio sociale. In Italia nel 2013 ci sono stati, ben 578.583 over 65 anni di età (+14% rispetto al 2012), che sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari facendo la fila davanti alle mense o alle associazioni caritatevoli o chiedendo in aiuto pacchi alimentari. Per chi invece ha disponibilità economiche il problema è spesso quello della solitudine. Non è un caso che l’85% degli italiani continua a fare la spesa alimentare quotidiana sottocasa, frequentemente nei piccoli e spesso antieconomici negozi di quartiere che svolgono un rilevante ruolo sociale nei confronti dei cittadini, secondo il rapporto Coldiretti/Censis dal quale si evidenzia che proprio la spesa è l’attività svolta dal maggior numero di persone nel raggio di 15-20 minuti a piedi dalla propria residenza. Il desiderio di costruire rapporti umani e di condividere paure, desideri e speranze sono piu’ importanti del conto economico per un grande numero di cittadini. Il crescente desiderio di fare comunità è avvertito soprattutto dalle persone che vivono sole. Il momento di fare la spesa secondo Coldiretti/Censis è quello piu’ importante per parlare e stringere rapporti all’interno del Paese o del quartiere e supera addirittura le attività spirituali (il 76,6%), la visita medica (71,6%), la scuola per i figli o i nipoti (65,2%) e la cura del corpo (dalle palestre alle piscine ai parchi per fare jogging ecc.) con il 54,2%).
Un fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina quindi anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani.