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Emergenza Ebola: Ogni governo deve fare la sua parte

Distribuzione geografica dei nuovi casi e casi totali in Guinea, Liberia e Sierra Leone



Nonostante tutti gli annunci, 9 stati membri del G20, che sono tra le maggiori economie mondiali, non hanno ancora dato un “giusto contributo” in termini di fondi e supporto medico alle popolazioni colpite da Ebola: non nella misura che ci si aspetterebbe da paesi di questa estensione e ricchezza. E tra queste anche l’Italia.

Nella classifica di generosità per la lotta all’Ebola il governo italiano è penultimo tra quelli del G8, davanti solo alla Russia che non ha stanziato nulla. A fare i conti in tasca ai governi è l’Onu, che settimanalmente aggiorna i dati delle donazioni e li suddivide per Paese. In cima ai “top-contributor” ci sono gli Usa con 377 milioni, seguiti da Regno Unito (95), Canada (51). Alla lista delle superpotenze manca la Cina, il primo partner commerciale del continente africano, che dopo avere preceduto tutti nell’invio di aiuti con 41 milioni ora si è fermata.

Del miliardo e 140 milioni di dollari raccolti finora solo 2,2 milioni sono arrivati dal governo italiano: lo 0,2% del totale, quanto l’Austria o le Filippine. Davanti alla Spagna, ma doppiati dal Venezuela e surclassati dalla Danimarca. In realtà, l’Italia nelle settimane scorse ha annunciato un contributo di 50 milioni di dollari in risposta all’appello dell’Onu. Si tratta di un impegno generoso, già confermato con uno stanziamento iniziale di circa 6 milioni di dollari, ma che deve essere ancora mantenuto completamente nei fatti.

Le Nazioni Unite avvertono che gli staff medici stanno facendo di tutto per rallentare e bloccare l’epidemia di Ebola, che ha già ucciso 4.818 persone su 13.042 casi segnalati nell’Africa occidentale, ma che è necessario agire in fretta per dare una risposta alla diffusione del virus.

In Africa occidentale: aumentano i prezzi, cresce la povertà e mancano le strutture per fronteggiare l’epidemia. In Guinea il tasso di crescita si è quasi dimezzato, e lo stesso è avvenuto in Liberia. Il reddito è sceso di 105 milioni di dollari e le spese sono aumentate di 100 milioni. Le entrate familiari sono diminuite di oltre il 12%. In Liberia e in Sierra Leone particolarmente colpiti i settori di turismo, agricoltura e industria mineraria. L’inflazione è aumentata e c’è una forte carenza di beni essenziali, incluso in cibo. In soli sei mesi il reddito familiare è diminuito del 35% in Liberia e del 30% in Sierra Leone. Colpito è anche il turismo di paesi vicini come Gambia e Senegal.

Senza risorse, il prezzo da pagare in termini di vite umane e denaro, sarà altissimo. La Banca Mondiale stima che, se il virus si diffonderà nei paesi vicini, il costo economico potrebbe variare da 27 a 32 miliardi di dollari entro la fine dell’anno. Oxfam, al lavoro per fermare la diffusione del virus, chiede che tutti i paesi del G20 si prendano la responsabilità di gestire almeno un centro di trattamento ognuno, cosa che richiede un staff medico dalle 25 alle 35 persone. Ogni governo deve fare la sua parte, senza nascondersi dietro la generosità altrui.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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