L’ennesimo e più recente esempio lampante della pericolosa inadeguatezza politica dei nuovi santoni extraparlamentari di massa sta nella loro presa di posizione a favore dei Fratelli Musulmani e dell’ex presidente Morsi contro i laici egiziani, non perché io sia a favore (e lo sono) dei laici di ogni parte del mondo, ma perché non si prende mai alcuna posizione nei confronti di problemi arabi e mediorientali irrisolvibili pur prendendone una a scelta, poiché ogni presa di posizione altro non fa che fomentare lo stato di odio e di guerra di una parte contro l’altra, peggiorando la situazione, esacerbandone la duale maligna radice storica di cui noi europei non teniamo mai abbastanza conto: sembra incredibile, ma non sono solo guerre per occupare o alienare nuovi territori e seguire o no un modello di agognata modernità, sono delle vere e proprie, e in sé infinite, guerre di religione tra due inconciliabili monoteismi che forse potranno esaurirsi solo per consunzione e sfinimento e polverizzazione da agenti atmosferici o per naturali cataclismi geologici; trovo pazzescamente stupido, per esempio, parteggiare, e a maggior ragione a debita distanza, per i palestinesi contro gli israeliani e viceversa, non riuscirò mai a farmi una ragione della stupidità di chi, né palestinese né israeliano, ha l’arroganza di mettere lui il suo indice puntato verso una risoluzione che non trova uscita e pace da oltre duemila anni. Non si può e non si deve scegliere un amico e un nemico tra due nemici giurati, riproduci esattamente il canone della discordia per com’è già, diventi soltanto uno di loro tutto da una parte, la propria, cioè uno che non vede che le proprie ragioni, allorché l’unico rimedio possibile starebbe nell’uscire dalla subcultura del “nemico” e nel vedere e dare valore alle ragioni dell’altro senza farne il solito capro espiatorio meritevole di fargli il deserto intorno.
O sai essere entrambi “gli altri” o sei solo uno stupido in più, e siccome per essere entrambi occorre un coraggio da leone e ciò non equivale esattamente al lavarsene le mani, se afferri per una qualche grazia non divina che stai per emettere il fiato di una ennesima stupidità bella rotonda, impara almeno a stare zitto. Se devo andare a Tel Aviv a dire quanto sono migliori gli ebrei dei palestinesi o a Ramallah per dire quanto sono migliori i palestinesi degli israeliani o ebrei o, addirittura, sionisti che dir si voglia, sto a casa mia e che si arrangino senza di me: il principio è che, se hai fegato, a Tel Aviv sposi la causa dei palestinesi e mostri il loro punto di vista e a Ramallah sposi la causa e il punto di vista degli israeliani. Mentre ovunque altrove, se non sei stupido e a maggior ragione se hai una tua preferenza magari solo perché hai una moglie di quelle parti lì, stai equidistante e non spegni il fuoco da una parte per attizzarlo dall’altra. La grande politica si regge anche sul mettere il silenziatore alla propria invadente stupidità interventista a tutti i costi, visto che tanto i costi sono sempre sulla pelle di qualcun altro. In gergo, questa qualità viene chiamata anche diplomazia, che tutto è meno che una forma di ipocrisia, visto che è l’unica arte dialettica e fattuale per far cessare una guerra: procrastinarla, possibilmente all’infinito, fino a scordarsi perché la si voleva fare.
Aldo Busi