Pillola della prestazione, pillola dello sballo, pozione magica? Come di tutte le sostanze stupefacenti, se ne sa per lo più poco e in modo superficiale. La Drug Enforcement Administration degli Stati Uniti classifica l’ecstasy, o MDMA, come droga di Categoria I, descrizione riservata alle sostanze pericolose che non hanno alcun utilizzo medico riconosciuto. Altre droghe di Categoria I sono l’eroina e l’LSD. L’ecstasy è oggi una delle droghe più diffuse tra i giovani. L’Ufficio sulle Droghe e sul Crimine delle Nazioni Unite stima che i consumatori di ecstasy siano approssimativamente 9 milioni in tutto il mondo. La stragrande maggioranza di essi sono adolescenti e giovani. Facciamo il punto sulle pillole chimiche dai rischi sottovalutati.
La composizione di una compressa indicata come ecstasy è spesso incerta, poiché la molecola MDMA non sempre è presente e può inoltre essere mescolata ad altre sostanze: anfetamine, analgesici (sostanze che attenuano o eliminano il dolore), allucinogeni, anabolizzanti. L’ecstasy può essere tagliata anche con caffeina, amido, o addirittura detergenti e saponi. L’MDMA è stata sintetizzata per la prima volta negli ultimi anni del 1800, e brevettata dall’industria farmaceutica tedesca MERCK nel 1912 per scopi militari, nel corso di ricerche su farmaci anoressizzanti e (perciò) dimagranti. Entro 30-60 minuti dall’assunzione si provano i primi effetti della sostanza attraverso un processo di stimolazione del Sistema Nervoso Centrale, con relativo aumento delle pulsazioni e del respiro, secchezza delle fauci. La durata degli effetti possono variare con una media che va dalle 4 alle 6 ore. L’effetto principale dell’MDMA sul cervello è lo stimolo al rilascio di serotonina; con conseguenti sensazioni di abbattimento dei propri blocchi emotivi ed una sensazione di condivisione con gli altri. Alcuni consumatori rivelano di aver provato sensazioni “cinestetiche”, cioè di sovrapposizione sensoriale (ad esempio si dice di poter toccare gli odori o annusare i colori).
L’MDMA causa un sensibile aumento della pressione sanguigna e dei battiti cardiaci, paragonabile, nella maggioranza dei soggetti ad uno sforzo fisico moderato. Per tale motivo e perché in molti soggetti si possono avere complicazioni cardiovascolari più gravi, la reazione a sostanze di questo tipo è assolutamente soggettiva e se ne sconsiglia l’uso a soggetti che soffrano di: pressione alta, problemi cardiaci, problemi renali, problemi epatici. Le stesse raccomandazioni valgono per soggetti ipersensibili alle droghe, è consigliabile in ogni caso interrogare il proprio organismo prima di assumere qualsiasi sostanza “psicoattiva”.
Sono stati documentati casi di decesso legati al consumo dei MAO inibitori (una categoria di antidepressivi) associati all’assunzione di MDMA. E’ quindi fortemente sconsigliato il consumo a coloro che utilizzano questo tipo di antidepressivi. E’ bene consultare il proprio medico per sapere se gli antidepressivi somministrati appartengano alla categoria dei MAO inibitori. Inoltre è bene sapere che alcuni antidepressivi ( es. Prozac e Zoloft) possono inibire alcuni degli effetti dell’MDMA.
L’euforia indotta può spingere a non considerare segnali di stress fisico; è bene stare attenti a problemi come la disidratazione (bere molta acqua e succhi di frutta), crampi muscolari, capogiri, esaurimenti fisici o sovraffaticamento. Molta documentazione proveniente dall’Inghilterra riporta casi di ravers che hanno ballato fino alla completa disidratazione e sfinimento tali da rendere necessaria l’ospedalizzazione, portando in alcuni casi alla morte.
Le complicazioni segnalate nell’uomo in seguito all’assunzione di ecstasy riguardano tutto sommato un numero esiguo di persone rispetto al gran numero di utilizzatori. Sulla base dei casi riportati in letteratura si tengono distinte le complicanze sistemiche acute dagli effetti neuropsichiatrici indesiderati subacuti e cronici. Le prime costituiscono la temibile sindrome da intossicazione acuta, che può manifestarsi non solo alla prima assunzione ma anche in consumatori abituali. Il quadro clinico è caratterizzato da irrequietezza, confusione mentale, alterazione della coscienza, iperriflessia, mioclono, convulsioni, pallore cutaneo, piloerezione, midriasi, secchezza alle fauci e sintomi gastro-intestinali tipo nausea e diarrea. Nei casi più gravi si osserva rabdomiolisi con mioglobinuria, insufficienza renale acuta (IRA), coagulazione intravascolare disseminata (CID) ed ipertermia la cui insorgenza è favorita non solo dalla sostanza ma anche dall’attività fisica prolungata (il ballo) in ambienti sovraffollati, caldo-umidi e con ventilazione insufficiente. Frequenza cardiaca e pressione arteriosa sono elevate, e possono presentarsi severe aritmie con ipotensione fino allo shock. Per molti di questi effetti manca una chiara correlazione con la dose di sostanza assunta. L’epatotossicità, sporadicamente segnalata, è attribuibile più a contaminanti ed impurità, presenti nelle preparazioni da strada, che non propriamente al principio attivo, anche se ipertermia e CID possono correlarsi con compromissione epatica.
La prognosi sembra legata alla rapidità del controllo dell’ipertermia ed il trattamento deve essere posto in atto entro le prime ore dopo l’assunzione; esso è finalizzato al mantenimento delle funzioni vitali ed al controllo della sintomatologia. La gastrolusi, seguita dalla somministrazione di carbone attivo, è efficace solo se tempestiva. L’MDMA sembra provocare il rilascio di ormone antidiuretico (ADH) e la contrazione della diuresi, accompagnata dalla tendenza compulsiva a bere liquidi, può contribuire alla comparsa di edema cerebrale.
Le bevande isotoniche ed i fluidi salini riducono il rischio di eccessivo assorbimento cellulare di acqua e favoriscono il ripristino dell’equilibrio idroelettrolitico. E’ sconsigliabile incrementare la velocità di eliminazione renale della sostanza mediante diuresi forzata acida. L’eccessiva contrattilità muscolare con distruzione delle miofibre potrebbe essere una delle cause dell’ipertermia e l’acidificazione delle urine in presenza di mioglobinuria favorisce l’insufficienza renale. Per il controllo dell’ipertermia il dantrolene, calcioantagonista ad azione squisitamente periferica, si è rivelato efficace in molti casi ma almeno in prima battuta sono preferibili i tradizionali mezzi fisici. Non devono invece essere somministrati salicilati antipiretici che possono aggravare l’ipertermia. Sono utili anticonvulsivi e sedativi, preferendo le benzodiazepine (BDZ) ai neurolettici considerato il rischio di sindrome maligna.
Superate le prime 72 ore dall’episodio acuto, qualora permangano sintomi premonitori degli effetti neuropsichiatrici subacuti, può essere indicato favorire la trasmissione serotoninergica mediante gli inibitori della ricaptazione di 5HT (SSRI). Gli effetti subacuti, la cui durata deve per definizione essere inferiore ad un mese, sono insonnia, sonnolenza, anoressia, depressione, ansia ed irritabilità. Verosimilmente questi disturbi dipendono dalla diminuzione di TPH e quindi di 5HT e dalla ricaptazione di DA nelle cellule presinaptiche dove essa agirebbe come neurotossina. Sulla base dell’evidenza sperimentale sembrerebbe opportuno utilizzare gli SSRI per diminuire la ricaptazione della DA ed evitare nel contempo la caduta improvvisa della concentrazione di 5HT nello spazio intersinaptico, finché non si ripristinino i livelli normali di TPH. La moderata e temporanea somministrazione di BDZ trova indicazione per il trattamento sintomatico della maggior parte degli altri sintomi che caratterizzano la tossicità sabacuta.
Non di rado in soggetti con anamnesi positiva per uso di ecstasy si riscontrano crisi ricorrenti di panico, “flashback”, turbe della memoria, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, depressione. Attualmente è possibile formulare ipotesi di trattamento più che offrire un efficace arsenale terapeutico ma la fluoxetina somministrata a dosaggi elevati e per lunghi periodi si è dimostrata in molti casi capace di contenere queste manifestazioni neuropsichiatriche indesiderate. In relazione alla sintomatologia presentata, molti altri farmaci possono essere vantaggiosamente impiegati secondo le loro classiche indicazioni.
Un sovradosaggio di MDMA è caratterizzato da tachicardia, aumento della pressione sanguigna, svenimenti, crampi muscolari e/o attacchi di panico. Se vi imbattete in uno di questi sintomi, sedetevi, riposatevi, bevetevi un succo di frutta, dell’acqua o una bevanda ricca di sali minerali tipo Gatorade. Nel caso i sintomi non scompaiano e sopraggiungano inoltre perdita di coscienza e disturbi visivi è bene ricorrere al più presto all’aiuto medico.
Esiste una risposta differenziata degli effetti della somministrazione dell’ MDMA:
a) immediatamente dopo l’assunzione, vi è un rilascio estensivo di serotonina (5 – HT ) dalle vescicole presinaptiche: ciò dura per 3 – 6 ore dopo l’assunzione. In seguito vi è un esaurimento della 5 – HT ed un suo ripristino dopo 24 ore;
b) se il dosaggio acuto è troppo elevato o vi è frequente somministrazione di dosi più piccole, si osserva l’ insorgenza della fase di neurotossicità, che ha inizio 36 ore dopo e ha il picco massimo di intensità la settima giornata dall’ assunzione. In questa seconda fase, si nota una diminuzione dei siti di reuptake della 5 – HT, che indica un danno serotoninergico.
Nell’ insorgenza della neurotossicità, è determinante (ma non è chiaro il perchè) il ruolo svolto dalla Dopamina, il cui rilascio acuto è anch’esso determinato dall’MDMA. Non è chiaro (nei roditori, in cui questi studi sono stati effettuati ) se vi sia rigenerazione degli assoni che sono stati precedentemente danneggiati o se il danno sia invece permanente.
I primati sono invece molto più sensibili, rispetto ai mammiferi inferiori, agli effetti neurotossici dell’ MDMA: è stata dimostrata ( in pazienti che avevano consumato cronicamente MDMA fino a 12 mesi prima) una diminuzione di funzionalità del sistema serotoninergico.
E’ possibile pensare che con dosi “a rischio” di ecstasy la neurotossicità non sia sempre evidente, dal punto di vista comportamentale semplicemente perchè vi è ridondanza, nel sistema nervoso centrale (SNC) , di sistemi neuronali che controllano le funzioni principali dell’organismo; la 5 – HT sembra comunque essere molto importante soprattutto per la regolazione del tono dell’umore e del comportamento alimentare.
PER UN CONSUMO CONSAPEVOLE
- L’Ecstasy è un forte anoressizzante, mangiare sempre qualcosa almeno 3 ore prima dell’uso, senza appesantirsi troppo. Sarebbe opportuno un buon consumo di frutta e verdura, cibi leggeri, salati e/o energetici, che contrasteranno ed equilibreranno la perdita di sali minerali;
- Chi decide di consumare Ecstasy dovrebbe iniziare sempre con mezza chicca attendere almeno 1 ora per una valutazione degli effetti ed, eventualmente dopo, assumere l’altra metà;
- Non assumere mai più di 1 pastiglia per nottata perché non è con l’aumento del consumo che gli effetti ricercati aumentano. L’Ecstasy non produce serotonina ma ne permette il rilascio,finita la serotonina da rilasciare diviene inutile assumere nuovamente ecstasy si rischia di incrementare, solamente, gli effetti collaterali.
- Chi decide di sperimentare il consumo di Ecstasy dovrebbe farlo solamente per via orale. A seguiti del consumo assumere 1 litro d’acqua l’ora bevendo poco e spesso e non dimenticare mai di prendersi momenti di pausa dal ballo in zone fresche e tranquille.
- Nel caso non siate soli a consumare, sarebbe opportuno che almeno una persona del gruppo si astenesse dal consumo per poter soccorrere gli altri in caso di malore e potrà riportare tutti a casa sani e salvi.
- Il consumo di Ecstasy richiede un elevato sforzo al nostro corpo perciò è consigliato, nella settimana successiva, di mangiare e riposare regolarmente, evitando o riducendo le attività faticose e stressanti e consumando moltissima frutta e verdura utili per riequilibrare i Sali minerali persi. Prima di riassumere Ecstasy sarebbe opportuno far passare almeno 1 mese per permettere la ricomposizione della serotonina usata.
(Fonti: wikipedia, salus, lila)