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Domenica in Poesia: William Blake

L'archetipo del Creatore è un'immagine ricorrente nel lavoro di William Blake. Qui Blake dipinge il demiurgo Urizen raccolto in preghiera mentre contempla il mondo che ha creato.

L’archetipo del Creatore è un’immagine ricorrente nel lavoro di William Blake. Qui Blake dipinge il demiurgo Urizen raccolto in preghiera mentre contempla il mondo che ha creato.

Gli auguri dell’innocenza

Vedere un mondo in un grano di sabbia
e un universo in un fiore di campo,
possedere l’infinito sul palmo della mano
e l’eternita’ in un’ora.

William Blake

William Blake (Londra, 28 novembre 1757 – Londra, 12 agosto 1827). Poeta, incisore, pittore, William Blake rappresenta con le sue opere una possente sintesi tra correnti illuministico- rivoluzionarie (centrate sui principi di libertà, uguaglianza e fratellanza) e tradizioni mistiche, gnostiche ed esoteriche: educato alla scuola dei liberi pensatori del 700, tuttavia ha già in sé i germi del Romanticismo per il culto dell’Immaginazione, per lui senz’altro superiore alla Ragione, nonché per la sua concezione dell’artista come profeta. Voltaire, Bacone, Locke, Burke, il mistico Emanuel Swedenborg, Platone, il mito di Atlantide legato a quello di Albione con Celti e Druidi, il leggendario bardo Ossian, Omero, Virgilio, le sacre scritture, Dante, Milton e quant’altro furono per lui preziose fonti d’ispirazione che gli consentirono di elaborare anche una sua personale visione sul mistero della coesistenza del Bene e del Male. Convinto di essere portatore di un nuovo messaggio, non fu tuttavia molto apprezzato dai suoi contemporanei che non ne compresero l’originalità, così pur vivendo per tutta la vita (1757-1827) a Londra, città cosmopolita sempre pronta ad accogliere nuovi stimoli culturali, rimase isolato ed incompreso fino al 1818 quando giovani artisti cominciarono a circondarlo di affetto e venerazione. Figlio di un commerciante che incoraggiò le sue attitudini artistiche, nel 1772 divenne apprendista presso lo studio dell’incisore James Basire. Nel 1782 fece due incontri importanti: conobbe Jhon Flaxman, disegnatore e scultore divenuto suo mecenate, e Catherine Boucher, la sua futura moglie. Analfabeta, Catherine apprese da lui non solo a leggere e a scrivere, ma anche l’arte dell’incisione, diventando per il marito un’ineguagliabile sostegno morale e materiale nel dare alle stampe i cosiddetti “Libri Miniati”, cioè libri in cui le poesie di Blake venivano illustrate con incisioni a rilievo colorate ad acquerello secondo una tecnica denominata “illuminated printing” inventata dallo stesso autore. E’ difficile stabilire se egli fosse più occupato a disegnare e a incidere oppure a scrivere dal 1783 in poi, periodo in cui furono pubblicate la maggior parte delle sue opere: “Poetical Sketches” (1783), “Songs of Innocence” (1789), “Songs of Experience”apparse nel 1794 insieme al precedente lavoro in un unico volume con il significativo titolo di “Songs of Innocence and Experience sewing the Two Contraries States of the Human Soul” (Canti dell’Innocenza e dell’Esperienza che uniscono i due Stadi Contrapposti dell’Anima Umana) ,” Prophetic Books”(pubblicati tra il 1789 e il 1820). Mentre nei canti dedicati all’ innocenza la poesia è fresca, ingenua, nelle opere successive essa diventa più complessa, piena di simboli ed allegorie.


Visioni. Una scelta vastissima delle composizioni del grande “visionario” William Blake (1757-1827), dai libri giovanili a quelli profetici fino alle ultime allegorie, arricchita da molte incisioni dello stesso autore. La traduzione è di Giuseppe Ungaretti.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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