Insonnia
Necropoli di Pantàlica
Un soffio lieto d’alati
a verde lume discorde:
il mare nelle foglie.
Dissòno. E tutto che mi nasce a gioia
dilania il tempo; un’eco appena
ne serba in voce d’alberi.
Amore di me perduto,
memoria non umana:
sui morti splendono stimmate celesti,
gravi stellati scendono nei fiumi:
s’affioca un’ora di pioggia soave,
o muove un canto in questa notte eterna.
Da anni e anni, in cubicolo aperto
dormo della mia terra,
gli omeri d’alghe contro grige acque:
nell’aria immota tuonano meteore.
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968) in questa composizione, facente parte dell’opera poetica Erato e Apollion del 1936, descrive un ambiente eterno sospeso tra finito ed infinito, tra presente e futuro immobile, un ambiente terrestre e celeste, dove il poeta dorme da anni e anni. Questa poesia si avvicina molto al bellissimo dipinto di Salvador Dalì Gli orologi molli (immagine in alto) del 1931, cioè di qualche anno prima. Quasimodo nel 1959 ricevette il premio Nobel per la letteratura.