In Italia le discariche costituiscono ancora la via principale per smaltire i rifiuti, modalità che alimenta affari illeciti e impedisce lo sviluppo di un ciclo virtuoso fondato su riciclaggio e prevenzione oltre ad essere una pericolosa fonte di inquinamento per la salute dei territori, delle persone.
Solo il 30% dei rifiuti viene raccolto e avviato al riciclo. L’Italia, infatti, è il Paese con il più alto tasso di immondizia che finisce in discarica: il 40%. Le più virtuose risultano Germania, Danimarca, Olanda, Svezia e Belgio, che interrano solo l’1% dei rifiuti urbani. Il 34% del pattume nostrano finisce negli sversatoi (ben al di sopra della media Ue), il 21% incenerito, il 28% riciclato, ed appena il 18% è stato avviato a compostaggio.
Produciamo 488 chili di rifiuti a testa mentre la media europea è di 475 (dati Eurostat). Il giro d’affari? 22 miliardi di euro nel 2014 con 30mila reati accertati. Uno ogni 18 minuti.
Le discariche abusive presenti sul nostro territorio sono 188. La gran parte dei quali situati in sei regioni: Campania (48), Calabria (43), Abruzzo (28), Lazio (21), Puglia (12) e Sicilia (12).
Sottrarre rifiuti alla discarica avviando tutto quanto possa essere riutilizzato al riuso o quanto riciclabile al riciclo è un imperativo non più derogabile per il nostro Paese.
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