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Disabili e scuola: Undici cose da non dimenticare

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L’Italia è al settimo posto tra i Paesi Ue per la spesa in protezione sociale (sanità, previdenza e assistenza) destinando il 29,7% del Pil (29% media Eu). Le pensioni di anzianità e vecchiaia assorbono oltre il 52% della spesa totale (39% media Eu), mentre alla disabilità viene riservati solo il 5,8% contro il 7,7% della media europea e a famiglia, infanzia e maternità destiniamo appena il 4,8% contro l’8% della media europea. Lo Stato italiano non vede i disabili, non esistono.

Non stupisce neanche più la scomparsa dei valori principali della costituzione: la scuola è aperta a tutti; i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; tutti i cittadini hanno pari dignità sociale; è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.Tutto questo stracciato, dimenticato.

Ieri è partito ufficialmente il nuovo anno scolastico per tutti, tranne che per migliaia di disabili, costretti a rimanere a casa per mancanza di educatori. Nell’anno scolastico 2013-14 gli alunni disabili erano 230.558 e l’organico di sostegno contava soli 101.391 unità. Questo significa che la metà dei bambini disabili sono scoperti. Lo Stato italiano non vede i disabili e la scuola non è per tutti.

L’associazione Tutti a scuola, che da anni lotta per il diritto allo studio dei ragazzi con handicap ha stilato il promemoria per i nostri politici. La scuola per i disabili ritorni ad essere la scuola dell’inclusione, della qualitá e non quella dei tagli e dei ricorsi alla magistratura.

  1. Gli alunni disabili sono ogni anno superiori di migliaia di unità alle previsioni che il Miur registra diligentemente al momento delle iscrizioni (a.s. 2013-14: 231.500 contro i previsti 223.000).
  2. Gli alunni disabili sono in percentuale maggiore presenti in Trentino Alto Adige (6,4%), le regioni del tanto vituperato Meridione patria dei falsi invalidi hanno il minor numero di certificazioni di disabilità (2%) mentre la media più alta spetta al centro nord (2,3%).
  3. Gli insegnanti di sostegno, più presenti nelle regioni meridionali, sono sempre meno della metà degli alunni disabili con differenze sfumate tra le regioni.
  4. Un alunno disabile spesso trascorre in classe un tempo molto inferiore all’orario scolastico dei suoi compagni (mediamente 14 ore su 30).
  5. Un alunno disabile su due vede ogni anno cambiare, alla faccia del valore pedagogico della continuità didattica ed affettiva, l’insegnante di sostegno.
  6. Un alunno disabile in molte scuole, soprattutto nelle grandi città, se deve fare la pipì o mangiare una merendina rischia di non poterlo fare perché privo di assistentato materiale!
  7. L’abbandono dall’obbligo scolastico vede, affianco ai motivi noti, la disabilità come elemento essenziale.
  8. Nelle scuole pubbliche sono accolti oltre il 91% degli alunni disabili.
  9. Gli alunni disabili sono per circa l’80% di tipo intellettivo.
  10. Negli ultimi tre anni oltre 15000 famiglie italiane hanno, pagando migliaia di euro per ogni ricorso, ottenuto solo grazie alle sentenze del Tar che per i loro figli disabili il diritto costituzionale allo studio fosse garantito.
  11. Gli insegnanti di sostegno nella metà dei casi sono diventati tali perché, in soprannumero nelle discipline di elezione, hanno frequentato mini corsi di formazione di poche ore o addirittura nulla (affidare i bambini più fragili ad insegnanti così formati è un po’ come decidere di farsi operare al cuore da un medico della mutua).
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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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