I costi sopportati dai contribuenti per il funzionamento della Camera dei deputati rimangono enormi. L’assalto alla diligenza continua. Qualche esempio.
Per l’acquisto di software informatici, la Camera dei deputati, spende 6 milioni di euro, per la manutenzione degli stessi software ci si avvicina ai 3 milioni ogni anno. Altri 2,1 milioni di euro finiscono sotto la voce “assistenze informatiche“. Ai quali vanno aggiunti 4,7 milioni per la “gestione operativa dei centri informatici”. Le spese per l’informatica si prendono una cifra superiore ai 15 milioni di euro. Inoltre la Camera spende altri 2,8 milioni per la “produzione informatica di atti e documenti parlamentari”. Ma allo stesso tempo, per la “pubblicazione di atti parlamentari” se ne vanno via altri 5,2 milioni di euro. Ma non basta, vengono spesi 300 mila euro l’anno per la “formazione linguistica e informatica” di ciascun deputato. Per imparare a navigare su internet e a usare Twitter sembrano un po’ tanti.
Per il 2015 è prevista una spesa di 1,6 milioni di euro per “traslochi e facchinaggio”. Un’altra grande battaglia è quella per il decoro e contro la sporcizia. A giudicare dal bilancio la Camera viene tenuta lucida come uno specchio: i servizi di pulizia costano oltre 6 milioni l’anno (più di 16.000 euro al giorno). La gestione dell’enorme patrimonio della Biblioteca della Camera è un altro salasso: 1,1 milioni (con un risparmio di appena 15 mila euro rispetto all’anno scorso). Infine l’eleganza. Nel 2015 i “servizi di guardaroba” hanno subito un’impennata considerevole: costavano 100 mila euro, sono arrivati a 150 mila, una crescita del 50% secco. Quello che non trova posto a Montecitorio, finisce nei depositi. Spesa per la locazione: 1,2 milioni.
Per tutti i cittadini onesti e non coinvolti in questo business allucinante questi numeri basterebbero per imbracciare i famosi forconi. Non si fermeranno fino a che non saremo rovinati.