Lo spreco è parte fondamentale e inalienabile del modello consumistico che induce comportamenti patologici nell’acquisto di merci né indispensabili né utili. Alla stessa maniera il territorio è stato sprecato non per abitare, produrre, muoversi, ma per ottenere i massimi vantaggi economici che l’aberrazione di dette necessità poteva consentire. Il territorio è pieno di oggetti vuoti e/o inutilizzati. Tra la città che cresce in altezza e quella che cresce in densità vi è una soluzione facilmente praticabile: la città che decresce negli sprechi. Recuperare, riusare, riciclare (così come con gli oggetti) i manufatti e il territorio degradato è ormai l’unica salvezza.
“Per l’agricoltura mettere uno stop allo spreco di suolo è un obiettivo primario. Dal 2012 a oggi si sono persi 80 mila ettari di terra fertile, 2 milioni negli ultimi vent’anni, a causa della cementificazione, dell’incuria, del degrado (dal 1985 ad oggi cancellati dal cemento 160 chilometri di paesaggi costieri). Allo stesso tempo cresce il numero di edifici, terreni, spazi abbandonati che, se recuperati, potrebbero creare valore aggiunto se non posti di lavoro. E’ chiaro, quindi, che ora bisogna muoversi tempestivamente lavorando in due direzioni: da un lato accelerare l’approvazione del ddl sul “contenimento del consumo di suolo”, che è in ballo da 4 anni; dall’altro promuovere il coinvolgimento e l’impegno delle comunità per attivare un diffuso riuso di beni e aree inutilizzate tramite progetti semplici, economici e facilmente realizzabili, rendendole nuovamente fruibili a fini sia sociali che economici. Ma lo spreco non è solo quello infrastrutturale, non bisogna dimenticare anche quello alimentare. Secondo uno studio della Fao, un terzo del cibo prodotto a livello globale, circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno per un valore di quasi un trilione di dollari, viene perso o sprecato (5,1 milioni in Italia). Una vergogna dal punto di vista etico, se si pensa che queste risorse potrebbero essere usate in prospettiva per far fronte ai bisogni degli 870 milioni di persone nel mondo che sono cronicamente sottoalimentate o malnutrite. C’è bisogno, insomma, di maggiore consapevolezza solidaristica da parte di tutti nonché di continuare a lavorare sullo sviluppo e l’implementazione di programmi di prevenzione dei rifiuti e di sostegno a tutte le iniziative pubbliche e private per il riciclo e la donazione dei prodotti alimentari invenduti e contro lo spreco”. Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani