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Continua a crescere il consumo di suolo: Perso il 7,3% del nostro territorio

Stima del suolo consumato a livello regionale negli anni ’50 e nel 2012.

Stima del suolo consumato a livello regionale negli anni ’50 e nel 2012


Non diminuisce, anche nel 2012, la superficie di territorio consumato in Italia. Negli ultimi 3 anni ricoperti altri 720 km², 0,3% in più rispetto al 2009, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 km² del 2009 ai quasi 22.000 km² del 2012, mentre in percentuale è ormai perso irreversibilmente il 7,3% del nostro territorio. Ma non solo per colpa dell’edilizia, in Italia si consuma suolo anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale: strade asfaltate e ferrovie 28%, strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19%, edifici 30%, parcheggi piazzali e aree di cantiere (14%). Questi i dati contenuti nel Rapporto ISPRA del 2014 sul consumo di suolo in Italia.

Insieme con aria e acqua, il suolo è essenziale per l’esistenza delle specie presenti sul nostro pianeta. Svolge la funzione di buffer, filtro e reagente consentendo la trasformazione dei soluti che vi passano e regolando i cicli nutrizionali indispensabili per la vegetazione. È coinvolto nel ciclo dell’acqua, funge da piattaforma e da supporto per i processi e gli elementi naturali e artificiali, contribuisce alla resilienza dei sistemi socio-ecologici, fornisce importanti materie prime e ha, inoltre, una funzione culturale e storica. Nonostante ciò è troppo spesso percepito solo come supporto alla produzione agricola e come base fisica sulla quale sviluppare le attività umane. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate. Il suolo subisce una serie di processi di degrado ed è sottoposto a diverse tipologie di minacce:

  • l’erosione, ovvero la rimozione di particelle di suolo ad opera di agenti atmosferici (vento, acqua, ghiaccio) o per effetto di movimenti gravitativi o di organismi viventi (bioerosione) che, in seguito ad alcune pratiche antropiche, può portare alla perdita del suolo fertile, all’aumento dell’apporto di sedimenti nelle acque e dell’eutrofizzazione;
  • la diminuzione di materia organica;
  • la contaminazione locale o diffusa;
  • l’impermeabilizzazione (sealing), ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile;
  • la compattazione, causata da eccessive pressioni meccaniche, conseguenti all’utilizzo di macchinari pesanti o al sovrapascolamento;
  • la perdita della biodiversità;
  • la salinizzazione, ovvero l’accumulo nel suolo di sali solubili in seguito ad eventi naturali o all’azione dell’uomo;
  • le frane e le alluvioni;
  • la desertificazione, ultima fase del degrado del suolo.

Consumo di suolo in Italia. Il quadro conoscitivo sul consumo di suolo nel nostro Paese è disponibile grazie ai dati della rete di monitoraggio del consumo di suolo, realizzata da ISPRA con la collaborazione delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente delle Regioni e delle Province autonome. Il sistema permette, attualmente, di ricostruire l’andamento del consumo di suolo in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi e mostra una crescita giornaliera del fenomeno che non sembra risentire dell’attuale congiuntura economica e continua a mantenersi intorno ai 70 ettari al giorno, con oscillazioni marginali intorno a questo valore nel corso degli ultimi venti anni. Si tratta di un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo che continua a coprire, ininterrottamente, notte e giorno, il nostro territorio con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità, di infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, e con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole. I dati mostrano, a livello nazionale, un suolo ormai perso che è passato dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, con un incremento di più del 4% (negli anni ’50 erano irreversibilmente persi 178 metri quadrati per ogni italiano, nel 2012 il valore raddoppia, passando a quasi 370 metri quadrati). Il consumo di suolo ha intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati del nostro territorio, e nella fascia compresa entro i 10 km dalla costa assume valori nettamente superiori e continua a crescere più velocemente rispetto al resto del territorio nazionale, passando dal 4% degli anni ‘50 al 10,5% nel 2012.

Nel 2012, in 15 regioni viene superato il 5% di suolo consumato, con le percentuali più elevate in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia dove troviamo valori compresi tra l’8 e il 10%.

Diverse sono le tipologie di copertura artificiale che devono essere considerate causa di consumo di suolo, ma sono poche quelle principali, in cui si concentra la gran parte della superficie persa. Le aree coperte da edifici costituiscono il 30% del totale del suolo consumato, mentre le infrastrutture di trasporto rappresentano ben il 47% del totale (28% dovuto a strade asfaltate e ferrovie, 19% dovuto a strade sterrate e altre infrastrutture di trasporto secondarie). Altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, costituiscono il 14% del suolo consumato.

Il confronto con gli altri paesi europei. Sulla base dei dati Corine Land Cover che, tuttavia, hanno una risoluzione non sufficiente per una stima accurata del fenomeno del consumo di suolo dovuto all’urbanizzazione, l’Italia ha una percentuale di superficie ad uso artificiale maggiore della media comunitaria. Le analisi dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sui dati Corine mostrano che i cambiamenti tra il 2000 e il 2006 rappresentano l’1,3% della superficie dei 36 paesi studiati, pari a 68.353 km² su 5,42 milioni di km² (EEA, 2010). Il tasso di cambiamento annuale in Europa è diminuito rispetto al periodo 1990-2000 ma con differenze sostanziali tra i vari Paesi. La superficie artificiale del suolo è cresciuta del 3,4% tra il 2000 e il 2006. Benché nell’Unione Europea le aree urbane coprano solo il 4% della superficie (il 5% in Italia), la loro dispersione comporta che almeno un quarto del territorio sia direttamente coinvolto da un uso “urbano”. Inoltre, le aree peri-urbane a bassa densità sono aumentate, tra il 2000 e il 2006, quattro volte più velocemente delle aree urbane compatte ad alta densità, mostrando una tendenza crescente alla dispersione urbana in Europa. L’indagine LUCAS (Land Use and Cover Area frame Survey) di Eurostat consente di comparare, seppure con alcuni limiti di significatività statistica, le caratteristiche generali di copertura del suolo nei diversi Paesi europei, attualmente a livello solamente nazionale. La quota di territorio con copertura artificiale in Italia è stimata pari al 7,8% del totale, contro il 4,6% della media dell’Unione Europea. L’Italia si colloca così al quinto posto di questa classifica dopo Malta (32,9%), il Belgio (13,4%), i Paesi Bassi (12,2%), il Lussemburgo (11,9%), e di poco sopra a Germania, Danimarca e Regno Unito (7,7%, 7,1% e 6,5%, rispettivamente; Istat, 2013; Eurostat, 2013).

“Il paesaggio è il grande malato d’Italia. Basta affacciarsi alla finestra: vedremo villette a schiera dove ieri c’erano dune, spiagge e pinete, vedremo mansarde malamente appollaiate su tetti un giorno armoniosi, su terrazzi già ariosi e fioriti. Vedremo boschi, prati e campagne arretrare ogni giorno davanti all’invasione di mesti condominî, vedremo coste luminose e verdissime colline divorate da case incongrue e ‘palazzi’ senz’anima, vedremo gru levarsi minacciose per ogni dove. Vedremo quello che fu il Bel Paese sommerso da inesorabili colate di cemento. […] Monti, campagne, marine sono sempre meno il tesoro e il respiro di tutti i cittadini” (Settis, 2010).

 

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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