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Chi vince?

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Oramai bar, circoli, centri commerciali, sociali, sportivi e ricreati, persino stazioni ed ogni luogo pubblico frequentata diventano occasione di business, occasione per piantarci una bella macchinetta. Migliaia di macchinette che, sembrano essere granelli di sabbia che, uno ad uno, granello su granello, possono trasformare nel tempo un giardino rigoglioso in un deserto. Il gioco sta diventando sempre più una vera e propria illusione di guadagno facile per molte famiglie che si indebitano a causa della dipendenza.

Non più tardi del luglio 2012, l’agenzia britannica Reuters affermava che, anche in un momento di profonda crisi economica, la promessa di un jackpot in Italia brilla ad ogni angolo di strada e l’Italia è il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa e uno dei più grandi al mondo. Secondo la Consulta nazionale antiusura e le fondazioni antiusura, il gioco d’azzardo è considerato la maggior causa di ricorso a debiti e/o di usura in Italia.

Si parla di 30 milioni di scommettitori nel nostro Paese, di cui 15 milioni abituali e almeno 3 milioni a rischio di sviluppare una patologia. Una cifra pari al doppio dei tossicodipendenti presenti in Italia. Sono invece 1.250.000 i ragazzi tra i quindici e i diciannove anni coinvolti nel gioco. Gli adolescenti tra i 15 e i 19 anni, con profili di gioco problematico o patologico, secondo le recenti indagini pubblicate dal Dipartimento delle politiche antidroga, sono il 7,2 per cento, cioè circa 200.000. Il gioco sarebbe vietato ai minorenni: hanno un sistema emotivo in fase di sviluppo e un minore controllo degli impulsi, sono dunque più vulnerabili e vanno protetti. La varietà, la disponibilità e l’accessibilità dei giochi, invece, facilitano l’insorgenza della patologia, come pure la pubblicità, specialmente quella ingannevole, e, ancora, il breve tempo di latenza tra la giocata e il suo esito, che nelle slot machine è di qualche secondo appena. Ma il dato più preoccupante in assoluto, è che questi numeri spaventosi sono in continua crescita proprio tra le fasce più deboli della nostra società, tra coloro che non hanno ancora gli strumenti adeguati per valutare rischi e ripercussioni, e sono quindi maggiormente soggetti a sviluppare una dipendenza, come gli adolescenti.

Già nel 1980 l’Organizzazione mondiale della sanità riconosceva il gioco d’azzardo patologico come forma di dipendenza e invitava il nostro Paese ad inserirlo nei livelli essenziali di assistenza, cosa che è avvenuta dopo ben trent’anni.

Gioco in perdita. Lo Stato subisce una perdita netta da questo mercato. Su 90 miliardi di fatturato, allo Stato vanno 8 miliardi; ciò equivale ad una tassazione media del 9 per cento. La sola IVA per le nostre imprese è invece attualmente al 21 per cento. È una disparità inaccettabile, un favore troppo eclatante per non risultare sospetto. Questo fatturato deriva per il 56 per cento da slot machine e videolottery, che pochi anni fa non esistevano, e buona parte del mercato è in mano a multinazionali residenti in paradisi fiscali. Si tratta dunque di risorse sottratte ai consumi interni, già in forte contrazione: se nel 2012 sono stati 90 i miliardi giocati, tenendo conto delle vincite, sono almeno 20 i miliardi di euro sottratti al commercio ed ai servizi destinati alla vendita. E ancora, i circa 90 miliardi di euro di fatturato, sono una cifra pari al 4 per cento del PIL nazionale. Se volessimo fare un paragone con le grandi imprese del nostro Paese, collocheremmo il fatturato del gioco d’azzardo Spa al terzo posto dopo l’Eni e l’Enel. Nello stesso tempo su un fatturato di 90 miliardi di euro, abbiamo un incasso limitato solo a 8 miliardi di euro. Ci troviamo, a fronte di una fatturato enorme, smisurato, un incasso piccolo; ma quel piccolo incasso di 8 miliardi di euro è indispensabile per la tenuta dei nostri conti. Di qui il ricatto, il limite strutturale: un circolo vizioso.

Gioco e non lavoro. L’articolo pubblicato su Avvenire il 13 giugno scorso riporta dati preoccupanti elaborati dalla Consulta nazionale delle fondazioni e associazioni antiusura, in base ai quali la dedizione ossessiva a slot machine, videopoker e gratta e vinci sottrae ogni anno 70 milioni di ore lavorative e dirotta almeno 20 miliardi di euro dall’economia reale, cancellando così 115.000 posti di lavoro. È una vera e propria emorragia economica quella provocata dall’azzardo: ne è la prova il tempo usato dai giocatori per le diverse tipologie di gioco. Le nuove slot machine hanno totalizzato 28 miliardi di giocate, pari ad oltre 46 milioni di ore passate a schiacciare tasti; 5 miliardi le giocate alle videolottery (pari a 8,3 milioni di ore passate a schiacciare tasti); 2,2 miliardi le cosiddette grattate sui gratta e vinci; 15 miliardi le giocate online, per non parlare poi di giocate a Lotto, Superenalotto e altri giochi tradizionali. In sostanza, centinaia di milioni di ore perse inseguendo un miraggio. Lo studio ha anche calcolato il potenziale di occupazione dissipato dalla spesa per giochi, valutabile in circa 90.000 addetti nel commercio e servizi e circa 25.000 addetti nell’industria.

Gioco e Mafia. Le organizzazioni malavitose utilizzano questo mezzo, le sale da gioco e il gioco d’azzardo, per riciclare il denaro che ha una provenienza illecita e per rubare l’innocenza di tanti ragazzi che, per ingenuità o curiosità, si avvicinano a queste sale. Il mercato illegale vale 10 miliardi. Almeno 42 cosche, qualcuno dice 50, a seconda dei conteggi, probabilmente sono di più, sono state indagate da dieci procure per gli interessi anche nel mercato legale, che vale 90 miliardi e viene utilizzato come lavanderia per riciclare capitali sporchi, poichè i flussi di denaro non vengono adeguatamente monitorati.

Si parla tanto degli effetti nocivi del fumo, delle sostanze stupefacenti e dell’alcol, ricorrendo ad immagini forti per demotivarne l’uso: le campagne di prevenzione in questi casi sono numerose ed anche piuttosto efficaci. Come avviene per sigarette e tabacchi, bisogna vietare totalmente la pubblicità del gioco d’azzardo, diretta ed indiretta, in ogni spazio pubblicitario, comprese le sponsorizzazioni sportive e di altra natura. Un “gioco” dove i costi sociali sono di gran lunga più elevati di quelli rappresentati dalle entrate, e dove non si sa chi vince.

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Claudio Rossi

“Ci sono uomini nel mondo che governano con l’inganno. Non si rendono conto della propria confusione mentale. Appena i loro sudditi se ne accorgono, gli inganni non funzionano più.”

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