
Vignetta Vauro
Ormai ci siamo. Mancano poche ore al voto, per fortuna. Ma chi saranno i futuri parlamentari? Quali sono le caratteristiche dei candidati indicati in posizioni sicure o incerte? Quanti parlamentari sono stati riconfermati e come si sono comportati rispetto ai loro colleghi nel Parlamento uscente? Lavoce.info, Link Tank e Checkmate hanno analizzato le liste dei candidati alla Camera, e grazie alla collaborazione del Centro Italiano Studi Elettorali (CISE), hanno individuato i candidati sicuri di essere “eletti” e quelli “incerti”. Ma vediamo la radiografia della Camera che uscirà dalle elezioni.
Donne e giovani. Nel prossimo Parlamento ci saranno più donne e più giovani, soprattutto grazie al Movimento 5 Stelle e al Pd. Soltanto il Pdl e lo stesso M5S, però, hanno abbandonato l’ipocrisia di mettere più donne e giovani nelle posizioni non eleggibili.
La prossima sarà una Camera in rosa per standard italiani. A fronte di un 21% di donne nell’assemblea uscente (che già rappresentavano una novità rispetto agli anni del Mattarellum), nelle liste attuali ce ne sono 30% in posizioni sicure e 23% in posizioni incerte, tanto che si può azzardare che la futura percentuale di donne alla Camera sarà sopra il 25%. La carica in rosa è trainata dal Movimento 5 Stelle e dal centrosinistra (in particolare dal Pd, con un 35% in posizioni sicure e 47% incerte). Sel presenta molte donne ma solo il 28% in posizioni sicure (42% tra i non eletti). Il centrodestra (Pdl in particolare), l’Udc e lo stesso Movimento 5 Stelle, però, si segnalano per un basso grado di ipocrisia: sono le uniche liste in cui sono di più le donne sicure di essere elette rispetto a quelle in posizioni difficilmente eleggibili.
Anche sul fronte generazionale, la nuova Camera sarà più giovane della precedente, che aveva un’età media all’ingresso di poco superiore ai 50 anni. Tra i candidati attuali, l’età media è di 47 anni nelle posizioni sicure e 48 in quelle incerte. Il Movimento 5 Stelle presenta la lista con l’età media più bassa: 32 anni nelle posizioni sicure. Anche Lega (42 anni) e Pd (47 anni) presentano liste con età sotto la media. Scelta Civica per Monti e Udc sono quelle che si contraddistinguono per il maggiore grado di ipocrisia su questo fronte: in media, i giovani sono collocati in posizioni difficilmente eleggibili (dove l’età è infatti nettamente più bassa).
Istruzione e professioni. Nel prossimo Parlamento, aumenterà il numero di laureati. Sulle professioni, permangono le differenze della Seconda repubblica: più imprenditori, avvocati e dirigenti nel centrodestra; più impiegati, sindacalisti e politici di professione nel centrosinistra. Al centro, in ascesa medici e professori.
Nello scorso Parlamento, il 65% dei deputati possedeva una laurea. La cifra è destinata ad aumentare, visto che il 72% dei candidati sicuri e il 65% di incerti sono laureati. Il Pd (67%) e soprattutto la Lega (40%) sono le liste con il minor numero di laureati fra gli eletti sicuri. Rispetto alla professione d’origine dichiarata dai candidati in posizioni sicure o incerte (escludendo, quindi, quelli che non saranno quasi sicuramente eletti), permangono le differenze che hanno segnato la selezione politica dei partiti della Seconda Repubblica: in media, nel centrodestra ci sono più imprenditori (14%), avvocati e magistrati (14%), dirigenti pubblici e privati (10%); in contrasto, nel centrosinistra spiccano gli impiegati (32%), i politici di professione (10%) e i sindacalisti (3%). Il Movimento 5 Stelle si segnala per un 15% di candidati al di fuori della forza lavoro (pensionati, studenti, casalinghe, etc.). Le liste capeggiate da Mario Monti spiccano per la presenza di imprenditori (15%), medici (15%) e – chissà perché non apparirà strano – professori o insegnanti (8%). I canali tradizionali di selezione politica non sembrano aver subito uno shock da questo punto di vista, a differenza del caso di donne e giovani.
Esperienze politiche. Nel prossimo Parlamento, i gruppi di centrosinistra saranno in mano agli amministratori locali, i gruppi di centrodestra a ex parlamentari. Il Movimento 5 Stelle presenterà, forse per la prima volta nella storia repubblicana, un gruppo consistente senza nessuna esperienza politico-amministrativa.
Se si guarda alle precedenti esperienze politiche e amministrative dei candidati in posizioni sicure o incerte (escludendo, di nuovo, quelli che molto probabilmente non saranno eletti), tra le due maggiori coalizioni il centrosinistra è quella che avrà una frazione minore di ex parlamentari (38%), mentre nel centrodestra saranno quasi l’80%. Nel centrosinistra, i nuovi politici nazionali arriveranno soprattutto dai ranghi degli amministratori locali, visto che il 38% ha ricoperto almeno una volta un qualche incarico comunale, provinciale o regionale. Le primarie per i parlamentari Pd, organizzate in fretta e furia a dicembre, porteranno in Parlamento molti dirigenti politici radicati nel territorio e – soprattutto – nel partito a livello locale. Si tratta di un canale tradizionale di selezione politica nel centrosinistra, ma i numeri sono maggiori a questa tornata e resta da vedere come saranno assorbiti dai lavori dei gruppi. Il Movimento 5 Stelle fa ovviamente storia a sé, con la quasi totalità dei candidati senza esperienze politiche o amministrative. Ma anche le liste di Mario Monti e Rivoluzione Civile hanno una percentuale elevata di eleggibili senza nessuna esperienza alle spalle (rispettivamente il 42% e il 66%).
Produttività. Anche se il Pd è il partito che avrà il gruppo parlamentare più rinnovato, grazie all’aumento dei seggi attesi è anche il partito che riuscirà a confermare la percentuale maggiore di parlamentari uscenti. I parlamentari confermati, in media, sono quelli meno produttivi e più fedeli al proprio gruppo.
Dove sono finiti i parlamentari uscenti? Quanti sono stati lasciati a casa o ricandidati? E quale era la produttività nei lavori parlamentari degli uni o degli altri? Grazie ai dati raccolti da Openpolis nel corso della legislatura, è possibile abbozzare qualche risposta. La prima tabella riporta, per ogni gruppo di Camera e Senato nella scorsa legislatura, in quali liste sono finiti i parlamentari uscenti o se sono rimasti a casa. Le liste sono raggruppate per coalizione elettorale: centrosinistra, centrodestra, liste centriste per Monti, Movimento 5 Stelle, Rivoluzione Civile. Per esempio, dei 299 parlamentari Pd per cui abbiamo dati a disposizione, 166 sono ricandidati nel centrosinistra, 4 nelle liste Monti e 129 non sono stati ricandidati.
La seconda tabella, invece, raggruppa direttamente i vecchi gruppi parlamentari in base alla nuova coalizione elettorale di cui dovrebbero far parte (laddove ha senso farlo). Di conseguenza, il gruppo Pd è l’unico per il centrosinistra (Sel non era rappresentata in Parlamento); Idv per Rivoluzione Civile; Udc e Fli per Monti; Pdl, Lega e altri gruppi minori per il centrodestra. Sulla base di questa classificazione, la tabella riporta le posizioni in lista dei parlamentari ricandidati: sicuri, incerti, non eletti, non ricandidati. Il centrodestra è riuscito a ricandidare in posizioni sicure solo il 26% dei propri parlamentari, contro il 45% del Pd. Questi numeri evidenziano come il maggiore rinnovamento del gruppo Pd analizzato nella scheda precedente sia in verità arrivato per il minore costo che questo partito ha dovuto pagare in termini di “no” da dire ai propri parlamentari uscenti, sull’onda di un numero atteso di seggi ben maggiore rispetto a quello su cui poteva contare nel vecchio Parlamento.
(Tratto dal sito www.lavoce.info – Tommaso Nannicini, Nicola Pierri e Luca Riva)