Cala il sipario sulla XVI Legislatura della Repubblica. E alla fine di questo caotico e tumultuoso quinquennio cosa resta? Che paese ci restituiscono le maggioranze parlamentari che hanno dato la fiducia al Governo Berlusconi prima e a quello di Monti poi? Quali leggi, quali riforme sono state fatte? Che ruolo hanno avuto le opposizioni? Cosa hanno prodotto i circa mille tra Deputati e Senatori in questi anni? Come ciascuno di loro, singolarmente e all’interno del proprio Gruppo, ha interpretato il proprio ruolo? Questa terza edizione di Camere Aperte cerca le risposte attraverso i dati raccolti da Openpolis sulla vita parlamentare, le sue dinamiche e i suoi attori.
I dati sono importanti per la democrazia. La loro quantità, qualità, facilità di accesso e diffusione forniscono una misura dell’apertura democratica di una società e la possibilità per i cittadini di esercitare un controllo sul potere, senza il quale non potrà esserci possibilità di recupero di quel minimo di fiducia indispensabile per contrastare la crisi devastante della politica. Da questa urgenza viene fuori il progetto Openpolis, con il tentativo di praticare la trasparenza come una chiave – “la” chiave in un paese come l’Italia – per cambiare la politica perché sia aperta ai cittadini.
Il tempo delle leggi, “L’Italia è ingovernabile” il mantra tanto amato da Berlusconi. Negli ultimi 15 anni il dibattito politico sulle riforme istituzionali ha visto affermarsi in maniera quasi unanime due considerazioni: al Parlamento occorre troppo tempo per fare le leggi e con la sua lentezza imbriglia anche l’azione del Governo. Si tratta di affermazioni entrambe non corrette. Infatti, alcuni dei provvedimenti più importanti, e anche più complessi della Legislatura hanno avuto un iter completo (dalla presentazione all’approvazione finale) che è durato meno di un mese. Mediamente le leggi approvate hanno avuto un iter di 243 giorni, ma dividendole per iniziativa il dato aumenta per quelle proposte dal Parlamento (603 giorni) e diminuisce per quelle proposte dal Governo (136 giorni). Occorre evidenziare come un procedimento legislativo lungo non sia di per sè negativo, come allo stesso modo una legge approvata in tempi brevi non sia per forza una buona legge. Anzi, in alcuni casi aumenta la possibilità di produrre effetti collaterali non presi in considerazione e anche errori, su tutti vale l’esempio degli esodati. In generale, il ritardo con cui il Parlamento e il Governo rispondono alle esigenze reali del Paese (convenzione internazionale anticorruzione – 1456 giorni) non è da imputarsi ai “tecnicismi istituzionali” (in primis il bicameralismo perfetto) quanto piuttosto alla mancanza di volontà politica. Perchè quando hanno voluto procedere speditamente lo hanno fatto (salva liste elezioni 2010 – 7 giorni).
Al momento del suo insediamento il Governo Monti ha potuto contare sul sostegno del Parlamento come nessuno mai nella storia repubblicana. Il primo voto di fiducia ha fatto registrare 556 si alla Camera e 281 al Senato, per un totale di 837 parlamentari su 945. Con il Professore erano schierati tutti i partiti ad eccezione della Lega, una coalizione che comprendeva Pdl, Pd, Idv, Udv, Fli, Responsabili e Misto. Questi numeri, che garantivano un vantaggio sull’opposizione di 500 deputati e di oltre 250 senatori, sono stati uno dei fattori dell’elevata produzione legislativa del Governo. Come per tutte le maggioranze parlamentari, e a maggior ragione in questo caso in cui le diverse componenti erano così eterogenee, la questione fondamentale è stata la sua coesione: “ma insieme quanto dureranno?”. Ad esclusione dell’Idv, subito passata all’opposizione, la maggioranza ha tenuto per 13 mesi fino a quando il deteriorarsi dei rapporti fra Governo e Pdl ha portato alle dimissioni di Monti e la fine anticipata della Legislatura.
La Costituzione affida al Parlamento il potere di controllo sull’attività del Governo, funzione esercitata attraverso atti non legislativi, interrogazioni e interpellanze. Nella XVI Legislatura il Governo si è dimostrato reticente rispetto queste sollecitazioni: l’Esecutivo Berlusconi ha risposto al 39,33% dei 31.726 atti a lui indirizzati, e la percentuale di risposta è scesa ulteriormente con il Governo Monti, il 29,33% dei 13.260 atti indirizzati.
Parlamentari In e Out. La partecipazione dei Parlamentari ai lavori delle Commissioni e dell’Assemblea è un obbligo ovvio e perdipiù limpidamente ribadito nei Regolamenti di Camera e Senato. Tutti debbono dare il loro contributo ai lavori e assumersi sempre la responsabilità del voto, altrimenti i Deputati e Senatori cosa e chi rappresentano?