Essere “Calciatori sotto tiro” significa essere minacciati e intimiditi o, peggio, essere vittima di atti di violenza per il passaggio ad un’altra squadra, per la perdita di una partita ritenuta particolarmente importante, per il rendimento in campo al di sotto delle aspettative o anche subire episodi di razzismo per il colore della pelle. Croci sul campo, lumini in panchina, epigrafi mortuarie con nomi e cognomi, scritte sotto casa. Offese, sputi, calci, pugni. Sassi, pietre, spranghe, bastoni, petardi. Incendi di auto. Rapine. Obbligo di togliersi la maglia della squadra perché non “si è degni di portarla”. Cori e striscioni razzisti e offensivi. Minacce e intimidazioni di tipo mafioso. La colpa? Aver perso una o più partite di seguito; la volontà di volere o, al contrario, di non volere cambiare squadra; un saluto ai tifosi della città in cui si è giocato l’anno prima; un mancato saluto sotto la curva; il concedersi momenti di svago privati ritenuti inopportuni; il togliere tanti ragazzi dalla strada, sottraendo manovalanza alle mafie; sino a giungere alla costrizione, sotto minaccia, di dover perdere un match perché una frangia dei propri supporter è entrata a far parte mondo criminale del calcioscommesse. Paura, umiliazione, solitudine, perdita di libertà. Chi direbbe che tutto questo fa parte della la vita di un calciatore?
Uno degli aspetti sui quali in Italia, sinora, non si è svolta alcuna indagine approfondita, è rappresentato dalla quantità e dalla tipologia di intimidazioni, offese e minacce che hanno per oggetto i giocatori di calcio, tanto a livello professionistico quanto dilettantistico.
L’Osservatorio “Calciatori Sotto Tiro” si propone, sensibilizzando in primis giovani e studenti, di segnalare, in un arco temporale definito tutti gli eventi di “razzismo” (inteso nel senso più ampio), riportando in modo esatto la provenienza del calciatore che subisce minacce e gesti di violenza, la tipologia della minaccia, il soggetto che la compie, il luogo dove avviene il fatto e l’area geografica. La radice del problema risiede principalmente nella scarsa sicurezza degli impianti ed in una radicata carenza culturale causa ed effetto di una scarsa educazione al tifo. Molti “tifosi” pensano di poter dar libero sfogo ai propri istinti più beceri e violenti, nella convinzione, molto spesso veritiera, di poterla fare franca, rimanendo impuniti.
Il Report, curato dall’Osservatorio AIC, presenta i principali casi di intimidazione e violenza nei confronti di calciatori professionisti e dilettanti nel corso della stagione sportiva 2013/14. Tra i molti dati analizzati balza certamente all’occhio che le intimidazioni sono rivolte in percentuale più all’intera squadra (65%) che al singolo calciatore (35%), e che la minaccia arrivi nel 47% dei casi dai propri tifosi. Il dato piu’ eclatante arriva dalle tipologie degli episodi segnalati dai calciatori: la maggior parte (35%) riguarda la violenza fisica subita, seguita da insulti e minacce (28%) e da striscioni (13%).